Italia SpA

ITALIA SpA
Il siluro del DEF, cavalcato ancora da Padoan, punterà verso l’Italia, dopo la benedizione di Bruxelles, indifferente al cazzeggio dei partiti sulla premiership

  ITALIA SpA
Il siluro del DEF, cavalcato ancora da Padoan, punterà verso l’Italia, dopo la benedizione di Bruxelles, indifferente al cazzeggio dei partiti sulla premiership

 L’obiettivo dei circoli finanziari internazionali –ossia i veri “poteri forti”- era quello di trasformare gli Stati in Società per Azioni. Missione compiuta!

Limitandoci all’Italia, il coronamento del processo avviato nel 1992 col Trattato di Maastricht e ampliato nel 2007 col Trattato di Lisbona, è avvenuto nel 2012 con l’implementazione dei meccanismi di asservimento totale dello Stato alle regole di una finanza distruttrice di ogni residuo di Stato sociale e democratico.


Il cartello è chiaro: nascete già debitori, quindi schiavi dei banchieri!

Il 2012, infatti, è l’anno del varo di tre principi, all’epoca subdolamente occultati dagli organi di informazione, nonostante l’esplosiva ripercussione che essi avrebbero avuto sulla vita di tutti noi, scaduti ipso facto da cittadini a sudditi:

– pareggio di bilancio dello Stato (fiscal compact = deficit/Pil da 3% a zero);

– clausole automatiche di salvaguardia nei casi di inadempienze ai diktat esterni;

– istituzione del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), dotato di armi di repressione di massa.  

Il cavallo di Troia per giustificare l’attuazione di meccanismi così atroci –e vedremo presto perché- è quello che viene pretestuosamente indicato come debito pubblico, enfatizzandone ad nauseam l’enormità e l’urgenza del rimborso.

A chi volesse approfondire la vera natura del debito pubblico e tutte le sue implicazioni  forzose nella nostra vita suggerisco, oltre al mio articolo [Vedi], la visione delle recenti interviste rilasciate a Byoblu [Vedi] e a Pandora TV [Vedi] dall’economista “eretico” Alberto Micalizzi, fatto oggetto negli scorsi anni di una feroce campagna denigratoria per suoi presunti reati finanziari, poi rivelatisi inconsistenti.


Alberto Micalizzi: Vox clamantis in deserto

Micalizzi fa un’importante constatazione: dagli inizi del millennio ad oggi la massa monetaria aggiunta al sistema (tecnicamente M1) è stata di circa mille miliardi di euro; pari cioè all’aumento del debito pubblico. Una coincidenza non casuale, dal momento che è proprio attraverso la crescita del debito pubblico che, nell’attuale sistema di moneta a debito, si ottiene l’immissione di nuova moneta nel circuito. Un’immissione esogena, in quanto allo Stato è stata sottratta questa fondamentale funzione sovrana.

Micalizzi divide poi in due parti, circa identiche, l’attuale debito pubblico di € 2.300 miliardi; di cui la prima, di ca. € 1.150 miliardi, è creata dal nulla dalla BCE per dotare le banche commerciali della capacità di assorbire le emissioni di nuovi Titoli di Stato, in costanti rinnovi del debito senza possibilità di riscatto, anche a causa degli interessi. La seconda parte corrisponde al debito verso le famiglie, ossia al loro risparmio. Se quest’ultimo è un debito reale e va quindi davvero rimborsato, Micalizzi sostiene che la prima parte è un debito fittizio e va quindi cancellato, in quanto, usando un’immagine pittoresca, “sarebbe come pretendere di dare dei soldi alla tastiera di un computer”. Quei soldi, infatti, vengono creati da un’entità, la BCE, che dovrebbe considerarsi come assolvente un semplice servizio per delega dello Stato, al pari di una “tipografia” digitale. E la sua emissione dovrebbe quindi essere equiparata a quella che effettuerebbe lo Stato, che non può essere al tempo stesso creditore e debitore di se stesso; e tanto meno applicare al denaro emesso un interesse. [Vedi il mio già citato articolo]. Teniamo presente che ogni anno lo Stato drena dal circuito monetario ca. € 66 miliardi per interessi, di cui la metà appunto non dovuti (e col previsto aumento dei tassi sfiorerà i € 100 miliardi). In più paga  altre imprecisate decine di miliardi alle varie banche d’affari internazionali per gli sciagurati contratti derivati, che queste ultime sono riuscite a far firmare a sprovveduti o collusi enti pubblici, a cominciare dallo Stato stesso, ad opera del Ministero del Tesoro, che dovrebbe racchiudere un vivaio di esperti monetari, a nostra tutela.


Ministero Economia e Finanza: un casinò dove gli “esperti” giocano ai derivati coi nostri soldi

Con la cancellazione di metà del pubblico, il rapporto debito pubblico/PIL scenderebbe di colpo da 130 a ca. 65, ossia proprio al valore richiesto dal fiscal compact, che al valore suddetto pretende che arriviamo con un’emorragia annuale di circa € 50 miliardi per 20 anni: un salasso paragonabile a quello praticato su un corpo vivente, fino alla sua morte.

Circa il pareggio di bilancio, obiettivo ultimo del fiscal compact, va notato che il bilancio di uno Stato, che ambisca definirsi sociale, non può essere paragonato a quello di una famiglia, perché in tal caso sarebbe meglio definibile come una SpA, ossia proprio quello che i banchieri sono riusciti a fare dello Stato italiano (e degli altri dell’eurozona).

Una SpA, se ha bisogno di denaro, non potendoselo stampare, deve ricorrere ai mercati finanziari, emettendo obbligazioni od azioni, sulle quali paga interessi inversamente proporzionali alla sua solvibilità. Ecco a cosa hanno ridotto lo Stato italiano: ad essere una delle tante SpA presenti nelle Borse internazionali, con tanto di codice Isin, alla mercé del miglior offerente. E la sua solvibilità viene quantificata nei famigerati rating delle varie agenzie, auto-referenziali e insindacabili, come S&P, Moody’s, Fitch; che, guarda caso, sono di proprietà delle banche d’affari che comprano buona parte dei titoli di Stato, per cui, se tagliano il rating, ne abbassano il prezzo. Un conflitto di interessi colossale, smascherato a casa nostra, non da organi di controllo come Bankitalia, Consob, Corte dei Conti, Ragioneria dello Stato, grandi Procure; no, da un isolato PM del Tribunale di Trani, minuscolo Davide contro i vari Golia, armati di squadre di avvocati super pagati (poca cosa rispetto al ricco bottino!).

Dunque, questa Italia SpA, se non rispetta le imposizioni della troika (BCE, FMI, UE), incappa nelle varie clausole di salvaguardia, di cui la più assurda è l’aumento dell’Iva; come dire, se un mulo non regge un carico di 100 kg, gliene si aggiungano altri 20, con ottime probabilità di stramazzo (default). Infatti, tra le varie connotazioni di uno Stato SpA, c’è anche quella del possibile fallimento, come un’azienda qualsiasi. E la Grecia è stata usata come spauracchio proprio a questo scopo, camuffando le misure di austerity  come “riforme” per curare l’economia; in realtà, non per salvare la Grecia SpA, che infatti sta peggio che mai, bensì i suoi creditori (banche tedesche e francesi).


Grecia in miseria per salvare banche franco-tedesche.
Una vetrina di monito a chi non obbedisce alla troika

E veniamo al MES, che viene lanciato come una grande compagnia di assicurazioni, “salva Stati”. In realtà questo organismo, avulso dalla vita reale di intere nazioni, al pari della troika, comincia con l’incamerare un premio assicurativo sproporzionato (€ 114 miliardi, a rate, dalla sola Italia), ma poi, in caso di necessità, i soldi non ce li dà, come farebbe ogni normale compagnia di assicurazioni, ma ce li presta, naturalmente a interesse: davvero un ottimo affare! Ma in quale ginepraio di danni per l’Italia ci hanno cacciato i nostri politici, che di tutto parlano e fanno parlare i media, tranne che di questi tradimenti (per non dire dei super pagati e silenziosi grand commis di Stato)?

In sintesi, tra interessi sul debito non dovuto, premi al MES, pagamenti di derivati, quanti miliardi succhiano all’Italia queste entità esterne? E tutti i sacrifici richiestici negli ultimi 10 anni, con un PIL a – 9% e un c. d. debito pubblico in perpetua crescita, a chi hanno giovato, se non a questa cricca di parassiti che pretendono di venire a dettar legge a casa nostra? JP Morgan, Goldman Sachs et sim., sono advisor di un Ministero del Tesoro retto da incompetenti o collusi: gli advisor (che includono anche nostri ex Ministri!) si fanno pagare per rapinarci! Mentre il liquidatore capo dell’Italia, Mario Monti è stato insignito dall’emerito presidente Giorgio Napolitano –firmatario costante dei danni all’Italia- del titolo e delle prebende di senatore a vita per meriti verso la cricca dei nostri dissanguatori, che includono anche i grandi fondi speculativi, come Black Rock, che mandano segnali intimidatori all’Italia -dalla Costituzione troppo “socialista”-, se non rispetta gli ordini, in particolare il taglio del debito pubblico e l’abbattimento dei debiti incagliati, ossia la loro svendita agli stessi fondi speculativi, che poi passeranno ad esigerli coi bulldozer.


Il più grande fondo d’investimento al mondo, che piaceva anche a Renzi [Vedi]

E poi si bollano come populisti quanti si ribellano a questo giogo infame, mentre sarebbe da obiettare che sono troppo moderati di fronte ad una situazione in via di drastico peggioramento a causa dei meccanismi automatici e dei suddetti cani da guardia, in assetto di guerra. E mentre giornali e TV cinguettano sulle poltrone parlamentari, il DEF, già abbozzato da Padoan l’autunno scorso, sarà presentato il 10 aprile a Bruxelles; e il futuro ipotetico governo arriverà fuori tempo massimo. Qualcuno nutre dubbi sulle “riforme” che il DEF targato Padoan imporrà agli italiani? [Vedi]

In conclusione, le idee di Micalizzi sulla virtuosità del debito pubblico, suonano blasfeme in un contesto che criminalizza questo economista non allineato; ma se vediamo che, nel sistema attuale di moneta-debito, è l’unico meccanismo che permette di far affluire denaro nell’economia, non possiamo che convenire con lui che debito pubblico = moneta circolante; per cui, se seguissimo i moniti a ridurlo, non faremmo che drenare sangue da un organismo anemico, accelerandone la fine. Sarebbe la fine nostra, e la consueta vittoria dei pochi che tirano le fila.

Marco Giacinto Pellifroni   01/04/2018

 

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