INVIDIA IN POLITICA

L’invidia è un sentimento che accomuna un’abbondante parte dell’umanità.

Il poter godere di cose e privilegi superiori agli altri è un’aspirazione comune alla maggioranza degli individui e sarebbe un fattore positivo, se stimolasse gli individui a darsi da fare, con lo studio e con il lavoro, al fine di migliorarsi per realizzare ciò a cui ambiscono. Purtroppo, per ovvi motivi,  molto spesso accade che non sempre le aspirazioni degli individui riescano ad essere soddisfatte, in quanto nella competizione non sempre si riesce vincitori. 

Da ciò, una minoranza di individui accetta  competitors che hanno prevalso e cerca, con un impegno positivo, di eguagliarli; al contrario la stragrande maggioranza delle persone è convinta che quei beni e quei privilegi ottenuti dagli altri non siano il frutto della capacità di chi ha raggiunto i propri obbiettivi, ma siano il frutto di qualche malaffare, anche laddove, nel caso di specie, non esiste.

L’invidioso, quasi sempre non accetta il risultato e in lui cresce sempre di più il sentimento dell’invidia; la quale si alimenta di se stessa  chi ne soffre, di giorno in giorno, cerca di scovare ogni genere di motivo per denigrare e criticare chi invece è riuscito in quell’intento, che, al contrario, l’invidioso ha mancato.

Bindi, Serracchiani, Maiorino, Morani

Un sentimento che cresce assieme all’invidia è la frustrazione perché, il mancato raggiungimento dell’obiettivo desiderato provoca  delusione, che non permette una obiettiva analisi della realtà e sfocia in valutazioni soggettive e infondate, che portano a disattendere alle regole della convivenza, spingendo l’invidioso a critiche denigratorie verso chi è stato, secondo lui, la causa della propria frustrazione.

Orlando, Schlein,  Bersani

Umberto Bossi chiamava Giorgia Meloni “la romanina”, un modo affettuoso per  mostrare la propria simpatia, e non certamente l’invidia, verso la giovane antagonista politica di quegli anni; nello stesso tempo vi era chiamava e tutt’ora chiama Giorgia Meloni “pesciaia” o “carciofara”,  dimostrando, al contrario, una spregevole invidia verso una persona che ha avuto la capacità di farsi strada, oltretutto provenendo (orgogliosamente) dal basso (under dog).

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L’invidioso è sempre pronto a nuocere e denigrare e nella vita politica lo si vede ogni giorno: elle espressioni facciali di tanti personaggi, nei loro interventi in Parlamento, ma soprattutto nelle loro partecipazione ai vari talk show televisivi, dove esprimono supponenza e astio verso quelli che, secondo loro, hanno raggiunto una posizione che non meritano, naturalmente secondo il loro metro di giudizio.

L’ultima manifestazione dell’invidia in politica è quella avvenuta di recente, nel Parlamento Europeo dove , caso realmente raro, la sinistra italiana han tentato di coinvolgere gli altri Stati per  promuovere una procedura sanzionatoria verso il nostro Paese per ciò che concerne la politica del Governo Meloni sull’immigrazione.

Il loro goffo tentativo è andato a vuoto (l’Europa vuole più’ bene agli Italiani della stessa sinistra italiana!); tuttavia hanno dimostrato che l’invidia verso Giorgia Meloni ha prevalso sull’amore verso il proprio Paese, cosa che io ritengo piuttosto grave.

Per quanto riguarda l’immigrazione, penso che ogni persona di buon senso, sia essa simpatizzante di destra o di sinistra, sia convinta che l’Italia e l’Europa non possano ospitare, non solo tutti i poveri del terzo e del quarto mondo, ma neanche una minima parte di essi, perché si distruggerebbe il sistema sanitario, la scuola, i trasporti, il sistema pensionistico, insomma l’intero Stato Sociale che i nostri padri, con tanta fatica, ci hanno lasciato in eredità e che sta diventando sempre più debole e vulnerabile  causa del sempre più grande numero di persone che richiedono servizi.

Ogni persona di buon senso non può ignorare, oltretutto, che più clandestini si aggirano sul territorio più il territorio si abbrutisce e diventa insicuro, non solo nelle periferie, ma anche nel centro delle città, dove l’ambiente i sta degradando in modo rapido e irreversibile.

Non si nega il fatto che una certa immigrazione sia necessaria per compensare la diminuzione delle nascite e per essere impiegata a fare quei lavori che certi italiani non vogliono più fare; tuttavia un conto è programmare un’immigrazione conforme alle nostre esigenze e nei numeri necessari, altra  cosa è spalancare e porte ad na immigrazione incontrollata, che diventa invasione. 

Meloni e Biden

Di fronte a questi argomenti di buon senso, nell’assistere al fatto che Giorgia Meloni con il suo Governo stia riuscendo nell’impresa di fermare in parte gli sbarchi e nello stesso tempo a migliorare l’economia, tanto da essere elogiata da molti organismi internazionali e in ultimo anche da autorevoli giornali non certamente simpatizzanti della destra, come il britannico Economist o il francese Le Monde, il livore egli invidiosi aumenta a dismisura, i quali usano ogni mezzo per denigrare il lavoro di Giorgia Meloni, principalmente attraverso menzogne.

Meloni e Xi Jinping

La tecnica è quella di ripetere le bugie più volte, con l’obiettivo di farle pian piano diventare realtà nella testa di coloro che non approfondiscono gli argomenti; un altro sistema è quello di accusare gli avversari i incompetenza, proprio quella che, al contrario, hanno avuto loro stessi il lasciare l Paese in una lunga serie di situazioni precarie, che ora chiedono di essere sanate a un colpo di bacchetta magica e col fardello di un debito pubblico come quello ereditato! 

Ruttle, Von der Leyen, Saied e Meloni

Occorre constatare che, pur senza bacchetta magica, le situazioni precarie lentamente ma costantemente vengono sanate, oltretutto senza fare ulteriori debiti; questo comporta he per Giorgia Meloni aumenti il consenso, mentre negli invidiosi aumenta il livore.

I recenti risultati elettorali della nostra cara Liguria lo confermano, ma della nostra Regione ne parleremo prossimamente.

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Gli invidiosi, spiriti che guardano con malevolenza la felicità altrui, per contrappasso, ora sono coperti di cilicio ed hanno gli occhi cuciti con il fil di ferro.

Dante – La Divina Commedia, Purgatorio, Canto XIII

Silvio Rossi (libero Pensatore)

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