Intervista a un intellettuale di estrema destra

INTERVISTA A UN INTELLETTUALE

DI ESTREMA DESTRA

Intervista immaginaria (ma non tanto)

INTERVISTA A UN INTELLETTUALE
DI ESTREMA DESTRA
 Anzitutto la ringrazio per aver accettato questa intervista.

Tanto per cominciare, professore, lei accetta di essere definito un “intellettuale di estrema destra”?

–  “Proprio per niente”.

 Perché?

–  “Destra e sinistra sono categorie che, ormai, in questo terzo millennio, non hanno più senso alcuno. Tantomeno quelle di estrema destra ed estrema sinistra”.

Eppure sui giornali e sugli altri media si continua a parlare di destra e di sinistra, e anche di centrodestra e di centrosinistra e, in aggiunta, di estrema destra ed estrema sinistra. Si sbagliano?

    “Certo. La prova è che. oggi, nei programmi dei partiti (o movimenti) definiti di destra ci sono idee e, soprattutto, azioni più di sinistra che non nei programmi dei partiti definiti di sinistra, ma solo di nome e non di fatto”.

 Mi può fare qualche esempio?

–  “Prendiamo un partito-movimento come CasaPound, mi dica lei se può essere considerato di destra dare un tetto ai senza tetto, un pasto caldo agli indigenti, distribuire pacchi dono ai bambini poveri a Natale e a Pasqua, o aiutare i terremotati (per tacer del resto)”.

Queste attività di assistenza ai bisognosi, secondo lei, sono del tutto disinteressate oppure hanno anche un fine di propaganda politica?

      “Senta, CasaPound non è la Caritas, la sua azione è a un tempo assistenziale e politica, il suo fine è anche quello di supplire all’assenza dello Stato là dove sarebbe più necessaria la sua presenza e, per certi versi, anche all’assenza della Chiesa”. Non per niente tanti giovani delusi, soprattutto nelle periferie degradate delle grandi città, si avvicinano a CasaPound”.

 Come a Ostia?

–   “Perché mi fa questa domanda?”

 Suvvia, professore, lei sa benissimo il perché. Il candidato di CasaPound al Municipio di Ostia gode (si fa per dire) dell’appoggio del clan di stampo mafioso degli Spada che gestiscono, tra l’altro, il racket delle case popolari a Ostia Nuova. Anche gli Spada, secondo lei, scelgono CasaPound per motivi umanitari?

   “Guardi, io non conosco né il candidato di CasaPound al Municipio di Ostia né il clan degli Spada. Ho visto anch’io la scena della testata e delle nerbate al giornalista della Rai perché faceva troppe domande, e le dico subito che la violenza va sempre condannata, da qualunque parte venga. Ma so anche che i giornalisti di regime  più che fare informazione fanno propaganda, mi dica  un po’ lei se i telegiornali della Rai sono obiettivi!
Fanno vedere solo quello che non disturba il manovratore, cioè i compagni del PCI-PDS- DS-PD. E cosi i cronisti dei giornaloni, tutti asserviti e ossequienti al pensiero unico. Meno male che c’è ancora una stampa alternativa e una televisione libera. Oltre che, naturalmente, la rete”.


Può farmi qualche esempio, professore?

 –  “Certo. Un bell’esempio di stampa indipendente è Il Giornale diretto attualmente da Alessandro Sallusti. Il suo anticonformismo si nota subito anche dai titoli “gridati” contro l’invasione, contro gli islamici e contro la sinistra salottiera e radical-chic favorevole allo ius soli. Veda il titolo di oggi: “Sinistra kamikaze. Il ricatto dello ‘Ius PD’. Renzi pronto a varare lo ius soli per allearsi con i bersaniani”.  Questo si chiama parlar chiaro. Sallusti ha  dato una splendida prova del suo libero pensiero e della sua indipendenza di giudizio allegando una copia del Mein Kampf di Adolf Hitler al giornale in edicola l’11 giugno del 2016, con la scusa che è bene conoscere il nemico se lo si vuole sconfiggere e infischiandosi bellamente degli alti lai della stampa di regime (tanto più che, quel sabato, giornale più libro andarono a ruba). Un altro giornalista non asservito è Vittorio Feltri, attuale direttore di Libero, anche lui usa i titoli come clave (famoso quello della “Patata bollente” riferito ai guai della sindaca Virginia Raggi) che oggi titola, nell’edizione online: “Isis, l’orrore sul Papa Francesco, la foto di Bergoglio decapitato”, e pubblica la foto con la testa del Papa mozzata. Il precedente direttore di Libero, Maurizio Belpietro, è addirittura andato a giudizio per aver titolato “Bastardi islamici” dopo un attentato a Parigi di matrice islamista, e poi ci vengono a dire che in questa Repubblica nata dalla Resistenza c’è libertà di parola e di stampa; se questo non è un regime, che cos’è?”

Bella domanda, professore. Nondimeno lei stesso riconosce che c’è, in questa Repubblica dominata da quelli che lei chiama “i compagni”, ancora qualche voce libera dal politically correct e dal pensiero unico che ci impedisce di vedere la verità. Giusto?

   “Giustissimo. Alcune di queste voci le ho ricordate prima. Ora vorrei aggiungerne un’altra che scrive, per l’appunto, sul quotidiano La Verità, fondato e diretto da Maurizio Belpietro. Questa voce libera si chiama Giampaolo Pansa”.

Allora vede che non viviamo proprio in un regime liberticida se un giornalista e scrittore di lungo corso come Giampaolo Pansa – sì, proprio l’allievo dell’azionista (nel senso del Partito d’Azione) Alessandro Galante Garrone, laureatosi a Torino con una tesi sulla storia della guerra partigiana tra Genova e il Po, già firma autorevole del gruppo Repubblica-l’Espresso –  può dedicarsi con zelo a demolire il mito fondativo della nostra Repubblica, cioè la Resistenza, e a lanciare grida d’allarme sul pericolo di essere invasi dagli africani disperati che sbarcano sulle nostre coste meridionali fuggendo dalla guerra e dalla fame.

–   “Ah, qui la volevo! Pansa è stato una firma autorevole per i compagni fino a quando non ha deciso di puntare i riflettori sui crimini commessi anche dai partigiani, basandosi in gran parte sulle testimonianze già raccolte da reduci della RSI come il giornalista Giorgio Pisanò, a cui va riconosciuto il merito di aver rotto per primo il silenzio sui crimini commessi dai vincitori. Da quel momento in poi Pansa è stato trattato come un traditore della Patria, un venduto, un folle”.

Mah, cosa vuole, sono i casi in cui i vecchi amici diventano nemici e i vecchi nemici amici. Comunque il famoso ostracismo nei suoi confronti non mi pare che abbia influito negativamente sul suo successo editoriale: Pansa non ha mai venduto tanto come dopo la sua svolta revisionista, tanto esecrata dai “compagni” quanto apprezzata dai “camerati” neofascisti.

–   “Vedo che lei si ostina a ragionare in termini di fascismo-antifascismo. Le ricordo che il fascismo è finito con la morte del Duce, a Giulino di Mezzegra, il 28 aprile del 1945”.

Lei lo crede per davvero? 

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