Intensificazione del ciclo idrologico

INTENSIFICAZIONE
DEL CICLO IDROLOGICO

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
(Quindicesima parte)

 Nei giorni scorsi, sfogliando alcuni testi del mio personale archivio letterario, mi sono ritrovato davanti agli occhi un articolo, da me scritto, nel lontano 29 gennaio 1996, vertente sul tema “il problema dell’acqua”.

Mi limito a citare un breve tratto di quell’ articolo:

“Occorre realizzare una razionale politica del suolo e del verde, rivolta ad ottenere una continua ed efficace regimazione dei bacini montani, una cura assidua della vegetazione ed una salvaguardia attiva dei versanti montani da alluvioni e smottamenti.
Una tale politica è assolutamente necessaria, per consentire che l’acqua di precipitazione, che cade sui monti, possa giungere alle falde collinari e di pianura dopo alcuni mesi di viaggio sotterraneo (nell’attuale sistema di dissesto idro-geologico, invece, I’acqua piovana dei nostri Appennini si trasferisce, in pochissimi giorni, ai ruscelli, ai torrenti e, quindi, al mare, impedendo, di fatto, l’alimentazione delle falde acquifere sotterranee).”  (Testo: “L’ALTRA CITTA’, pagina 200)

 Debbo aggiungere, per amore di verità, che questo fondamentale concetto non è frutto delle mie spontanee idee, ma è giunto alla mia mente, attraverso lo splendido insegnamento, pervenutomi dall’idrogeologo dott. Giampietro Filippi (chiamato familiarmente Mimmo) ed altri scienziati del settore.

Purtroppo, debbo aggiungere che questi idee (e relativi insegnamenti) sono caduti, in gran parte, nel vuoto (soprattutto nella nostra amata Italia); si è continuato a procedere, sotto il profilo politico-amministrativo, con un’anomala faciloneria (e relativa incoscienza etica) ed a percorrere la strada dell’interesse e del profitto socio-economico.

Oggi purtroppo, noi tutti ci troviamo di fronte, non soltanto in Italia, ma in gran parte del mondo, alla tragica situazione, che, personalmente, ho cercato di descrivere, nella 14ª parte di questa pubblicazione, attraverso il concetto di:

INTENSIFICAZIONE DEL CICLO IDROLOGICO
(SECONDO I POSTULATI DELLA TEORIA DI CLAUSIUS–CLAPEYRON)

Che, in termini molto più semplici e sintetici, significa:

 1.   Riduzione del numero degli eventi piovosi  

 2.   Aumento del distacco di tempo tra un evento piovoso e l’altro  

 3.   Intensificazione della siccità dell’intero territorio

 ma, parallelamente, ad:

 1.   Aumento dell’intensità e della potenza degli eventi piovosi (le cosiddette bombe d’acqua)  

 2.   tragico aumento numerico degli eventi alluvionali (in palese contraddizione con la diminuzione degli eventi piovosi)

In termini più semplici, tutto questo significa che:

DALLE BOMBE D’ACQUA ALLE INONDAZIONI
I FENOMENI NATURALI STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIÙ DISTRUTTIVI
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Ma, ancora una volta, dietro tutto questo, vi è:

 la mano dell’uomo o, meglio, la logica del puro interesse economico e del profitto, che viene a porsi in palese contrasto con le leggi della natura e con l’auspicio di un corretto rapporto naturalistico tra l’essere umano ed il pianeta terra (che generosamente ci ospita durante tutta la nostra vita).

Non voglio andare oltre, carissimi amici.


Mario Tozzi e Giampiero Filippi

Ma per non cadere in una vuota retorica o prediche puramente teoriche e formalistiche cedo la parola a Mario Tozzi (Quotidiano nazionale: LA STAMPA del giorno 9 dicembre 2017):

“La responsabilità è soprattutto di chi amministra localmente e ha campato per troppo tempo su concessioni edilizie che in altri Paesi non sarebbero state nemmeno pensabili. Gli italiani sono un popolo di muratori che costruisce dovunque e sempre, incurante dei rischi naturali: nella regione vesuviana le costruzioni decuplicano quando il vulcano non erutta e si azzerano nei momenti di attività. E dopo aver troppo costruito, invece, di abbattere, chiediamo condoni, come se il condono sanasse anche il rischio. Si è così consentito non solo di aggravare il rischio, ma addirittura di crearlo ex novo, come a Sarno, in provincia di Messina, in tutta la Calabria e poi in Molise, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Marche e Basilicata (che hanno tutte, sottolineo, tutte, il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico). Non è un caso che solo una regione in Italia abbia una legge contro il consumo di suolo, la Toscana, e nemmeno una legge restrittiva come si dovrebbe.”

Con queste sagge e magistrali parole di Mario Tozzi, termino questo mio articolo, carissimi amici, con la amara constatazione che, dopo aver messo in profonda crisi i rapporti tra il nostro pianeta e l’atmosfera che circonda, il nostro modo di produrre e di consumare sta mettendo, in seria difficoltà, anche il suolo sul quale quotidianamente, poggiamo e camminiamo.

   ALDO PASTORE

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