Intelligenze multiple e pensiero convergente

INTELLIGENZE MULTIPLE
E PENSIERO DIVERGENTE

INTELLIGENZE MULTIPLE
E PENSIERO DIVERGENTE

 Alla domanda: che cos’è l’intelligenza? Oggi bisogna sostituire: di quale intelligenza vogliamo parlare? Infatti ormai sappiamo che di intelligenza non ce n’è una sola ma, secondo lo psicologo ebreo statunitense Howard Gardner, autore del saggio Frames of the Mind. The theory of multiple Intelligences (!983), tradotto in italiano con il titolo Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza (Feltrinelli, 2002) ce ne sono almeno sette: la linguistica, la logico-matematica, la musicale, la corporea-cinestetica, la spaziale, la interpersonale, la intrapersonale; a queste sette Gardner ha poi aggiunto l’intelligenza naturalistica, l’intelligenza spirituale, l’intelligenza esistenziale e l’intelligenza morale.


Se a queste intelligenze individuate da Gardner – che ha dimostrato tutta i limiti dei test psicometrici quantitativi che misurano il QI e il “fattore G” – aggiungiamo l’intelligenza emotiva di David Goleman e l’Intelligenza Artificiale (nata ufficialmente nel 1956 con il convegno di informatici statunitensi al Dortmouth College nel New Hampshire) possiamo renderci conto della pluralità di significati che ha assunto la parola ‘intelligenza’.  Quanto al pensiero, anche in questo caso,  non si può parlare di un pensiero unico senza aggettivi  in quanto ci sono diverse tipologie di pensiero; ad esempio altro è il pensiero intuitivo, altro il pensiero logico, altro ancora il pensiero realistico e altro il pensiero magico tipico dell’infanzia e della mentalità primitiva, altro ancora quello delirante o quello autistico; la psicoanalisi distingue un pensiero conscio che agisce in base al principio di realtà da un pensiero inconscio dominato dal principio del piacere; Jung distingue il pensiero estroverso da quello introverso; Max Wertheimer parla di pensiero produttivo contrapposto al pensiero meccanico meramente  riproduttivo.

Altra suddivisione è quelle tra pensiero creativo e pensiero rigido che si limita all’elaborazione e all’ordinamento dei dati ricevuti; lo psicologo maltese Edward De Bono distingue tra pensiero verticale, cioè logico, analitico, sequenziale, e pensiero laterale, cioè che cerca punti di vista alternativi e si basa più sull’intuizione che sulla logica. Veniamo ora alla distinzione fra pensiero convergente pensiero divergente introdotta dallo psicologo statunitense Joy Paul Guilford: il modello del pensiero convergente è indubbiamente il più diffuso anche perché è il modello dominante a scuola dove prevale il procedimento lineare sequenziale-deduttivo e l’applicazione di metodi e parametri tradizionali, è il modello adatto ai problemi e agli item che ammettono una sola soluzione e una sola risposta. Per contro il pensiero divergente è creativo, alternativo e originale; è più adatto a problemi che ammettono diverse soluzioni.


Guilford indica tre caratteristiche tipiche del pensiero divergente: fluidità, flessibilità e originalità, cioè la capacità di trovare e, al limite, inventare soluzioni nuove e personali che si differenziano dalle opinioni e dagli schemi collaudati e dominanti. Riassumendo: il pensiero convergente è logico-analitico ed è necessario quando si tratta di risolvere problemi a soluzione unica, il pensiero divergente è invece adatto alle situazioni nuove e aperte che richiedono risposte inedite e originali. Però attenzione: la nostra mente ha bisogno di entrambi gli emisferi, ci mancherebbe che uno escludesse l’altro! Se la creatività del pensiero divergente fosse del tutto disancorata dalla logica e dalla razionalità produrrebbe i deliri di una personalità schizofrenica non opere d’arte. Inoltre non vanno confuse, a parer mio, con le modalità del pensiero divergente tesi antiscientifiche come l’esistenza della razza ariana, delle scie chimiche, delle sirene e altre amenità; oppure antistoriche come la negazione dell’Olocausto o dei crimini di guerra commessi dagli italiani in Abissinia, in Cirenaica e in Jugoslavia.


Così come è scorretto considerare manifestazioni del pensiero divergente il complottismo diffuso soprattutto fra sovranisti, suprematisti bianchi e gruppi neofascisti e neonazisti che intendono salvare l’Occidente minacciato dai barbari negri o musulmani, nei loro “manifesti” ideologici non c’è niente di inedito ma solo rimasticature delle peggiori idee otto-novecentesche: darwinismo sociale, razzismo, antisemitismo, nazionalismo. Né considererei manifestazioni di pensiero divergente le opinioni politicamente scorrette di  cui vanno fieri giornalisti schierati a difesa del sovranismo come Vittorio Feltri, Maurizio Belpietro, Francesco Borgonovo, Alessandro Sallusti, Nicola Porro, Mario Giordano e Filippo Facci solo perché divergono da quello che loro chiamano “pensiero unico dominante”, che tiene banco sui cosiddetti “giornaloni” e sui media di regime; la loro è pura propaganda politica non pensiero divergente, se mai convergente nel vilipendere icone mediatiche a loro invise come Greta Thunberg, Liliana Segre e, ora, anche  Silvia Romano.

 

Pensiero divergente e pensiero laterale significano soprattutto pensiero produttivo e creativo, cioè l’esatto contrario della rigidità e fissità di pensiero tipico delle personalità autoritarie, dogmatiche, narcisistiche. Queste persone si ritengono superintelligenti e possiedono una grandiosa e inattaccabile autostima inversamente proporzionale alla sottostima di cui gratificano i loro interlocutori, presi in considerazione solo se riconoscono la loro superiorità culturale, intellettuale e morale; diversamente non si degnano di abbassarsi al loro livello, quasi potessero contaminarsi interloquendo con persone cha hanno idee contrarie alle loro. La personalità narcisistica è intollerante alle critiche, per questo preferisce ignorarle e tirare diritto per la propria strada, lasciando pur grattar dov’è la rogna.

FULVIO SGUERSO

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.