Intanto, a Savona…

Intanto, a Savona…

 

Intanto, a Savona…

Nel turbinare di eventi, alcuni purtroppo negativi e anche molto vicini a noi, di questa estate frenetica, siamo ridotti a intermezzo da romanzo di appendice. Quando, per accrescere la tensione intorno alle vicende degli eroi principali, si spezza narrando alcuni fatti collaterali di secondaria importanza. 

Be’, non è poi così secondaria l’importanza, dopotutto. Non siamo così minimali e poco significativi, almeno pensando a ciò che si muove sotto la superficie, più che alle vicende della nostra povera città.

Del resto, per una qualche misteriosa ragione che non so, o forse intuisco, Savona è sempre stata un laboratorio di esperimenti politici sotto osservazione su scala nazionale. 

 

 

 

Da un importante comizio di Berlusconi per elezioni politiche decisive, alle prove comunali di allargamento dell’alleanza di centro sinistra prima alle sinistre, e poi al centro-destra di marca democristiana.  

Dal contestato comizio di Salvini, alle nuove e più recenti manovre di riassestamento e ricerca di nuovi equilibri.

A proposito di comizi. Giova ricordare che quando venne Berlusconi a Savona in pompa magna, in occasione delle politiche dopo la nefasta nascita del PD di Veltroni, il finto nemico di comodo, alcuni ragazzi contestarono, vennero caricati, finirono addirittura indagati. Solo Rifondazione protestò allora, tutti gli altri indifferenti, compresa e soprattutto l’amministrazione di centrosinistra. Allora si rimangiarono in un colpo solo tanti begli ideali e proclami antifascisti. Cosa non sorprendente dopotutto, vista l’adesione convinta al liberismo che li accomunava, e li accomuna sempre più, al presunto avversario B. Ma allora ben pochi comprendevano la reale portata della questione. Quando Grillo parlava di “PDL e PD meno L” tutti pensavano che esagerasse, prima di trovarsi di fronte al fatto compiuto.  

In occasione del comizio di Salvini, per le recenti amministrative, di nuovo ci furono giovani in protesta, accusandolo di razzismo, proclamando di volerlo cacciare “democraticamente” dalla città. Magari anche degli stessi gruppi o di gruppi affini. 

Nessuno li caricò, non ci furono incidenti, la cosa naufragò nella perfetta indifferenza, anzi, e finì quasi per fare da ulteriore volano all’ascesa del leader “populista”.

Quante belle etichette che usiamo a casaccio. Ma questo è un altro discorso. 

 


 

Questi due episodi a distanza di pochi anni danno bene il senso della confusione in cui viviamo: abbracciando il liberismo, rinnegando i valori sociali per sostituirli con una patina di diritti civili più sbandierati che propugnati in concreto, la sinistra vera o presunta è riuscita nel miracolo di distruggere i primi e mettere in concreto pericolo i secondi. Quando chi rappresenta un ideale non è più credibile, l’ideale stesso perde vigore. 

Ora naturalmente quando vedo tante brave persone, oneste, impegnate, strillare contro la “deriva fascista”, senza rendersi conto che così continuano a correre dietro falsi spauracchi, ad avvitarsi nell’equivoco, quando non riesco più a discutere con tanti amici, perché siamo reciprocamente convinti che l’altro sbagli e sia cieco, in buona fede, ma cieco, mi coglie un senso di frustrazione. 

Finché dalle ceneri della fu sinistra non nasce qualcosa di credibile, rinnovato nei vertici e nelle idee, con un obiettivo e pacato mea culpa sul passato, finché non ci si rende conto che esistono due fascismi, e il liberista è persino peggiore di quello vecchio stile, queste volonterose manifestazioni sono destinate a essere del tutto sterili quando non addirittura controproducenti. 

Non solo perché finiscono per portare acqua al mulino avversario, visto l’evidente contrasto di tanti anni di silenzio passivo, quando non complice, di sindacati e militanti di fronte alle peggiori nefandezze liberiste, con la caciara attuale, e viste le evidenti conseguenze pratiche di tanta malapolitica; ma anche perché qualora si riuscisse nell’ansioso scopo di far cadere il governo gialloverde,  a meno di una auspicata ma non così probabile vittoria pentastellata,  nel vuoto cosmico lasciato dalla sinistra si rischierebbe di dar vita a qualcosa di ben peggiore. 

Ma il discorso sarebbe complicato, e mi porterebbe troppo lontano. Torniamo a noi, a Savona. 

L’equivoco di fondo si è manifestato con la recente ascesa della Lega: ossia, vederla come novità, come opposizione, come vicina alla gente, quando era alleata coi peggiori cascami del sistema di potere in declino. 

 


 

Ora, in qualche modo, con questa bizzarra e certo non entusiasmante alleanza, Di Maio ha portato la questione allo scoperto. Ora è sempre più evidente chi siano i veri amici dei renziani, la finta sinistra per eccellenza: il patto d’affari col cavaliere, la comunanza di politiche a lungo negata, diventa quasi ipotesi di nuovo partito. Il loro tanto sognato e desiderato partito liberista, europeista, montiano, boniniano, imprenditoriale e privatizzante. 

Peccato per l’intoppo elettorale, perché finché questa loro bella accozzaglia incensata da molti media va al governo senza passare dalle urne, tutto bene. Altrimenti, gli elettori fuggono a gambe levate, sono disposti a votare chiunque, tranne chi li ha taglieggiati e impoveriti per difendere grossi interessi. 

Che volete farci. Populisti, ingrati, ignoranti, indegni del voto, come sostengono convinti e offesi molti del PD, increduli che nessuno si beva più gli indottrinamenti dei media, per credere piuttosto alle tremende “fake news”.

Ma ritorniamo a quando, ancora in pieno equivoco, in pieno fervore di ruspe e rinnovamento, la Lega trascina il centrodestra alla vittoria savonese. Un inesperto, impreparato centrodestra, disabituato al governo della città e poco convinto di vincere.

(Sulle colpe pentastellate vere o presunte, su errori e/o sfortuna o anche solo non essere riusciti a farci capire dai savonesi, mi sono già soffermata varie volte. Siccome di solito chi critica in modo ostinato e acido, purtroppo, difficilmente appare in buona fede, non ci tornerò, per il momento. Ho questo brutto vizio: le critiche, giuste od opinabili che siano, sono disposta a discuterle e prenderle in considerazione solo se percepisco buona fede e reale volontà di dialogo in chi le pone.)

 


 

Che fare? Non ci si fidava più di tanto degli esponenti locali di centrodestra, reduci da cinque anni di presenza incolore. Del resto, difficile fare opposizione quando si è coinvolti, a livello di varie amministrazioni comunali e provinciale, nelle stesse pratiche. 

Della Lega in ascesa, grazie al traino salviniano e alle prese di posizione di Arecco, specie su Ata, ci si fidava ancora meno. 

E così ecco la colonizzazione da ponente, dove solidi quadri di partito, forgiati in amministrazioni di lunga data, garantivano esperienza. 

Le colonizzazioni, si sa, raramente sono per il bene del colonizzato. Ecco dunque iniziare, grazie a un assessore esperto e professionale, il vero decisore, una stagione di tagli implacabili, accortisi improvvisamente (oh, sorpresa!) di quel bilancio critico che impediva di realizzare le tante promesse elettorali. Lo stesso bilancio critico che noi avevamo denunciato in tutti i modi, perdendo le elezioni.  Ma transeat.

Mentre alla Sindaco spettavano soprattutto presenza e passerelle. 

Il ridimensionamento della Lega è proseguito, senza che il partito locale e lo stesso Arecco fossero in grado di reagire in modo significativo: smentiti tutti i fieri proclami su Ata, innanzitutto.

Niente chiarezza e ricerca di responsabilità, bocciata la commissione di indagine che si cercava di concordare con noi, con un pretesto di segretezza e il niet della maggioranza.  Nuovi vertici sì, ma con ben poco di nuovo rispetto al sistema. Un servizio a poco a poco scivolante nel degrado totale, nuovi debiti e nuovi problemi. Fino alla recente richiesta di privatizzare. Cosa che la Lega a parole non voleva, e da cui cerca goffamente di salvare la faccia fingendosi prevaricata.

Marcia indietro sul Crescent 2, che la Lega avversava. È stato usato come pretesto un parere legale che sosteneva, ovviamente, come occorressero motivi più che solidi per bloccare una pratica così avanzata senza rischiare ritorsioni. Si è concluso: non si può. E i consiglieri leghisti si sono allineati, facendo rientrare ogni protesta. 

Presentato un terrificante progetto su Margonara, tutto teso a compiacere il costruttore riluttante dopo il ricorso vinto.

La passeggiata di ponente.  Dopo aver criticato e avversato il progetto sponsorizzato da Di Tullio, il vicesindaco ha dovuto farlo proprio, in nome di fondi in arrivo, tentando senza molte possibilità né convinzione di mostrarsi aperto a modifiche. Uniche modifiche: più parcheggi e meno alberi, che piace tanto al savonese medio. Ora i fondi sono sospesi, per fortuna (spiace solo per villa Zanelli) per volontà dello stesso governo in cui vi sono i leghisti. 

L’elenco proseguirebbe, mi fermo qui, più per pietà di chi legge, che di chi sto criticando. 

 


 

La vittoria di Scajola a Imperia ha di nuovo rivoluzionato tutto, il fermento di ponente sta arrivando come una nuova onda su una amministrazione fallimentare su tutta la linea, e da ponente, inevitabilmente, totalmente, dipendente. 

Eccoci alla telenovela estiva del rimpasto, mentre l’ex ministro non nasconde i suoi propositi, del resto comuni ai renziani, ai montiani, ai boniniani: ricostruire l’antico partito trasversale. Noto qui come partito del cemento. 

Rilanciare la vecchia spartizione, trasformata in aperta alleanza. 

E Savona, come sempre, laboratorio sperimentale. 

I nuovi drammatici eventi genovesi stanno dando però uno scossone: Toti sta acquisendo nuovi ruoli e spazi, i riposizionamenti sono frenetici, una certa dipendenza dal governo si è venuta a creare, i leghisti approdati a Roma sono in generale più esperti e scafati di quelli rimasti qui. 

A che ci porterà tutto questo? Lo vedremo nel prossimo autunno caldo. Un pessimistico e devastante prosieguo appare tuttora probabile, ahimè.

Ci sono proteste, denunce, attivismo giornalistico sulle nuove concrete minacce per il territorio, sul vecchio che avanza? Pochine.

Pare che tutti si mostrino estremamente preoccupati per cose gravi come il pentastellato Battelli su un battello, per selfie e fotine più o meno inopportuni di questo e di quello, battutine, attacchi e contrattacchi, visite di Orban e altre piacevolezze assortite, contro le quali è giusto, è sacrosanto, è utilissimo manifestare,  certi che queste vibranti proteste ci aiuteranno a uscire dal pantano in cui stanno precipitando economia, ambiente e società devastati da decenni di malapolitica, inciuci e corruzione.

A proposito, non so se lo sapete, ma il partito di Orban, fino a prova contraria, in Europa sta col gruppo dei Popolari. Quelli della Merkel. 

Una leggerissima, ma proprio leggerissima sensazione che vi stiano prendendo in giro, che qualcuno reciti e faccia lo spauracchio a bella posta, non vi viene mai?

 

  Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle
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