INSUBORDINAZIONE

È in pieno svolgimento una farsesca gara tra USA e UE a chi fa le mosse più idiote.
Sostanzialmente le due posizioni più autolesioniste per quanto concerne gli USA sono: l’appoggio incondizionato alle delittuose operazioni militari di Israele, non solo martirizzando Gaza, che già sarebbe più che sufficiente per alienarsi le simpatie e la stima del mondo intero, ma il suo scagliarsi, nell’inerzia di Washington, persino contro uno dei pilastri dell’alleanza intessuta negli anni tra USA e stati mediorientali: il Qatar. Mossa fatale.

Gaza City prima e dopo le bombe israeliane. È così facile colpire un agglomerato urbano senza protezione. Una sorta di replay di ciò che fecero regolarmente le fortezze americane su Italia e Germania nel 1943-45

Sia la dinastia saudita che gli emirati avevano barattato la protezione USA dei loro troni da minacce esterne e la conseguente stabilità economica e finanziaria, contro l’accettazione esclusiva di dollari nelle transazioni internazionali di gas e petrolio: i famigerati petrodollari. Famigerati perché garantirono agli USA il dominio del pianeta in quanto padroni incontrollati della moneta accettata da tutte le banche mondiali come valuta di riserva, al pari dell’oro, che da giallo s’era fatto nero.

Israele è da sempre considerato da Washington come la sua propaggine, diciamo il suo 51° Stato, in quel Medio Oriente dove convivono fianco a fianco nazioni di una indigenza atavica (i “paria”) ed altre improvvisamente arricchite (“parvenue”) dai giacimenti petroliferi. A causa di ciò, Tel Aviv ha sempre avuto mano libera nel compiere le peggiori efferatezze, sotto l’occhio indulgente dei presidenti USA di turno contro i “paria”. Col pretesto della lotta al terrorismo, ha avuto carta bianca nel trasformare Gaza in un cumulo di macerie e di cadaveri, pur nella crescente ignominia da parte dell’opinione pubblica mondiale. Ma, nei fumi della furia distruttiva, ha superato la linea rossa, andando a colpire, non più zone indigenti, ma uno dei principali alleati ricchi di Washington.

Il 15 settembre si è tenuta a Doha, capitale del Qatar una imponente sessione straordinaria di rappresentanti di un nutrito numero di Paesi, a cominciare da quelli promotori dell’iniziativa, per rispondere, anche militarmente all’inaudito intervento di Israele proprio a Doha, per la solita “caccia ai terroristi”. Una chiara insubordinazione ai diktat dei Paesi occidentali da parte dell’”altra metà del mondo” [VEDI]

Se sino allora i Paesi del Golfo avevano inghiottito, pur con crescente riluttanza, tanti bocconi amari, questa era stata la fatidica goccia di troppo nel vaso.

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E di lì è cominciata la transumanza di Paesi sino allora tentati ma titubanti, verso le più promettenti sponde dell’area BRICS, cominciando senza più ritegno a vendere gas e petrolio in cambio di yuan, rubli ed altre valute locali, infischiandosene dei fulmini di Trump e delle sue minacce di sanzioni ormai di ben scarsa efficacia, se non quella di ritorcerglisi contro.
Non che il Qatar, colpito al cuore dall’incursione israelita nella capitale Doha, si sia limitato a infrangere le regole commerciali gradite a Trump: la ritorsione si concretizzò in quello che sino allora era ritenuto impensabile: la coesione degli Stati arabi provocata dalla sfrontatezza e la ferocia con cui Israele colpisce a proprio giudizio. L’inizio dell’insubordinazione allo spadroneggiare americano nella zona tramite Israele.

Inutile aggiungere che l’incursione israeliana su Doha ha anche segnato il punto di svolta di molti Paesi sino allora sottomessi ai voleri degli USA verso l’alternativa via via più allettante del blocco antitetico all’Occidente che si è venuto configurando negli ultimi anni, e guidato da colossi delle dimensioni di Cina, Russia e India. Il piano inclinato verso i BRICS si è formato sulla scia delle tante, troppe sanzioni (per non dire della lista di altri soprusi) che gli USA hanno comminato per decenni verso il resto del mondo, per terminare nell’ultimo insulto al libero commercio costituito dai dazi. Aggiungici un colpo proxy al cuore di un alleato fedele come il Qatar da parte di quella scheggia impazzita che è diventata Israele, e il disastro è servito.

Quanto è costata a UE e Italia la guerra in Ucraina? L’UE, nel triennio 2022-2024, ha erogato ca. € 72 miliardi, ossia lo 0,3% del PIL; gli USA ca. € 57 miliardi (non la sbruffonata di $ 300 miliardi di Trump), ossia lo 0,08% del Pil. Le cifre diventeranno molto più corpose, e appetibili per chi ci vede solo il business, se si parla di ricostruzione post-bellica: quella che Trump intende lasciare all’Europa, “accontentandosi” delle terre rare. Gli Stati europei dovranno pagare (cioè appaltare) ca. € 700 miliardi, con la solita formula della piratesca pubblicizzazione dei costi e privatizzazione degli utili [VEDI]

Quanto all’altro complesso di nazioni costituito dall’Unione Europea, dall’inizio della guerra in Ucraina è stato un susseguirsi di posizioni esattamente contrarie ai suoi stessi costituenti. Il tutto condito da un accanimento ideologico quanto autodistruttivo nei confronti della Russia, sino allora sua acquisita fornitrice delle materie prime energetiche indispensabili al suo stesso benessere, enfatizzandone l’acquisto da un’America peraltro in fase di isolamento anche sotto il profilo degli approvvigionamenti energetici. Acquisto peraltro incomparabilmente più caro e richiedente il riassetto, altrettanto costoso, di tutta la filiera di trasporti, con un oceano di mezzo. E, dopo oltre tre anni di guerra, non è che la peggiorata situazione economica, proprio a causa di questi prezzi energetici lievitati a dismisura, abbia spinto a più ragionati consigli. Al contrario, da Bruxelles è un crescendo di malriposto odio verso la Russia, con una sfilza di sanzioni (siamo al 19° pacchetto!) che faranno male soltanto a chi le emette. L’ultima bravata è quella di trasformare il sequestro di 2-300 miliardi di dollari depositati dalla Russia in banche occidentali in una vera e propria presa di possesso e impiego per finanziare la guerra contro la Russia stessa.
Il Cremlino ha quasi in contemporanea sancito l’ovvio, e cioè che la Nato è in guerra contro la Russia; il che lascia presumere che l’Europa stessa potrà diventare un bersaglio, in quanto aperta fornitrice di armi e supporto logistico all’Ucraina. A maggior ragione sarà un nemico dichiarato e aggredibile se si passerà davvero all’invocata confisca totale dei fondi russi congelati.
A quanto detto nella didascalia a corredo dei costi della guerra Russia-Ucraina, voglio aggiungere che nelle cifre riportate non sono conteggiati i costi indiretti di quel conflitto; e mi riferisco all’inflazione galoppante seguita alle posizioni vaneggianti dei vertici europei, e non solo: penso ad es. ai cosiddetti “volonterosi”, con le mani nervose sui grilletti. Quanti miliardi stiamo buttando per il lievitare dei costi di tutto, a cominciare dai beni di prima necessità? Sarebbe illuminante un conteggio di questo sperpero di denaro pubblico e privato. Per non parlare dei costi che l’Ucraina stessa deve sopportare per una guerra che avrebbe potuto finire quasi sul nascere, se non vi fossero entrati a gamba tesa gli europei per opachi interessi grettamente economici da parti di alcuni ai danni di tutti noi.
A guerra conclusa, poi, l’Ucraina dovrà affrontare i creditori occidentali, come i grandi fondi d’investimento, che i soldi non li regalano, ma li prestano, a interesse. Stati e creditori esteri si presenteranno a una nazione in macerie, per trovare il proprio tornaconto, [VEDI] come a Gaza.

I due grafici rendono visivamente l’idea del gravame dei costi di guerra sulle spalle dell’Ucraina in confronto a USA e UE, visti come % dei rispettivi Pil e pro capite rispetto agli stipendi medi [VEDI]

Quasi ad accentuare la brinkmanshift (il giocare sull’orlo del precipizio), la UE ha solennemente approvato l’ingente spesa per la difesa del fronte orientale dalle supposte mire russe, cominciando ad ammassare truppe sul confine. Due eserciti posti l’uno di fronte all’altro non sono di buon auspicio per le sorti della pace. Inciso: tanta premura di Bruxelles per difendersi da un ipotetico nemico sul fronte orientale, quando per decenni ha fatto lo gnorri sul fronte sud orientale e su quello mediterraneo, lasciando sola l’Italia di fronte a un flusso di migranti regolato da gruppi criminali nordafricani, anziché dall’Italia stessa. E a tutti quei buonisti che guardano con favore al traffico di navi cosiddette di salvataggio che ci sfornano migranti a profusione vorrei fare una domanda: ma la porta di casa vostra la chiudete a chiave, o la lasciate aperta a chiunque vi voglia entrare?
Termino qui, con questa domanda provocatoria, perché la sistematica violazione dei nostri confini, in corso ormai da anni, si configura come una esplicita capitolazione di fronte ad un esercito nemico, che manda tanti disperati contro di noi, al pari di scudi umani, puntando sul nostro umanitarismo. Se facessero altrettanto alla maggioranza delle nazioni esistenti, il traffico verrebbe bloccato sul nascere a suon di cannonate. Israele insegna anche questo; e Hitler avrebbe approvato i suoi metodi. E stiamo a vedere cosa farà contro la flottiglia kitsch in arrivo sulle coste palestinesi.

Marco Giacinto Pellifroni   21 settembre  2025

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