Insidie

INSIDIE.
Parlare di rischio Swissexit per uno Stato che non è neppure nell’UE sembra un controsenso. Eppure…

INSIDIE 

 Parlare di rischio Swissexit per uno Stato che non è neppure nell’UE sembra un controsenso. Eppure, quando di mezzo c’è la politica migratoria tra valli, monti e verdi pascoli, gli animi si surriscaldano e non manca chi guarda a Londra con occhi interessati, nonostante i tormenti della Brexit.

In un Paese di immigrazione e multietnicità qual è la Confederazione Elvetica, la destra nazionalista, che su certi temi ha posizioni difficoltose, non perde occasione di fare leva su questo argomento per intercettare consensi. Ed è di nuovo partita alla carica.

L’immigrazione nella patria di Tell non ha pace dai tempi della famigerata crociata di Schwarzenbach per cacciare i lavoratori stranieri, in particolare italiani. Da allora è trascorso mezzo secolo e a scadenze cicliche il confronto ritorna sempre con lo stesso chiodo fisso.

Domenica ci sarà l’ennesimo referendum promosso dall’Udc sull’iniziativa popolare “Per una immigrazione moderata” che in apparenza nel titolo sembra un po’ meno aggressiva, ma che in verità ha un obbiettivo carico di insidie: abolire la libera circolazione dei cittadini europei.

Con un Sì cadrebbero gli accordi bilaterali con l’Unione, e di fatto la Svizzera si troverebbe tagliata fuori dal grande mercato comunitario, vitale per la sua economia.

Di fronte a uno scenario tanto inquietante, aggravato dal Covid, i sondaggi dicono che anche questa iniziativa è destinata ad essere respinta al mittente, così come sono sempre andati a vuoto anche i precedenti tentativi. Ma la miscela anti europea e anti migratoria resta pur sempre una mina vagante.
 

Renzo Balmelli da  L’avvenire dei lavoratori

 

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