Indipendenza

           INDIPENDENZA

         INDIPENDENZA

 Questo vocabolo è molto invocato, sia a livello individuale che istituzionale.

Sorvolando in questa sede sulle aspirazioni giovanili a sganciarsi dalla dipendenza familiare, esaminiamo invece le analoghe aspirazioni che agitano i vertici della società, in particolare i suoi gangli vitali: giustizia, economia, politica.

Quasi non passa giorno che non si senta propugnare l’indipendenza della magistratura e della banca centrale.  Molto più in sordina sono le rivendicazioni dell’indipendenza della politica.

Non è sempre stato così. Fino a quel vero e proprio spartiacque tra due ere che fu lo tsunami di Mani Pulite nel 1992, [VEDI] il primato era della politica, che ebbe il torto di abusarne, a tal punto da renderne la messa all’angolo il meritato castigo, tra gli applausi della popolazione,  che godeva al vedere gli idoli di ieri “impietriti” davanti al grande accusatore Di Pietro mentre dietro le quinte si tramava l’assalto corsaro ai beni pubblici e privati dell’Italia

  

Il panfilo del grande tradimento: un nuovo 8 settembre

 

 Dalla disfatta si salvò il solo PCI, per una scelta estranea alla politica tradizionale. Da allora questo partito, nella sua serie di diverse denominazioni, si appiattì sui voleri di UE e BCE, dimenticando le sue radici operaie, per far le fusa ai circoli della finanza internazionale, in un lento suicidio.

Circa dieci anni prima (1981) la politica aveva ricevuto un primo benservito dalla privata Banca d’Italia, cui era stata donata la totale indipendenza dal Ministero del Tesoro,  dichiaratamente per non dover cedere agli appetiti dei partiti politici e al conseguente svilimento della nostra valuta. [VEDI]

 

 Andreatta (Tesoro) e Ciampi (Governatore Bankitalia): i due artefici del preludio alla totale privatizzazione di Bankitalia

  

Le due forze emergenti, si supponeva dotate di “mani pulite”, cominciavano la vittoriosa cavalcata verso la totale indipendenza dallo Stato, ossia dall’organo supremo di rappresentanza degli interessi dei cittadini. In pratica, lo Stato aveva abdicato a sue fondamentali prerogative, lasciandone arbitri esclusivi un consesso di giudici e un clan di banchieri. Nessuno avrebbe mai immaginato dove due simili mosse rinunciatarie sarebbero andate a parare. Ci siamo svegliati poco più di dieci anni fa a livello di pochi, e negli ultimi anni a livello di massa.

Oggi l’Italia è diventata una res publica (?) fondata sui tribunali e sulle banche.

Assistiamo infatti ad una classe giudicante tendenzialmente a sinistra, che deborda in terreni di pertinenza politica, in totale controtendenza agli umori destrorsi del popolo, sprezzantemente bollati come “populismo”. Se tale sconfinamento godeva dell’appoggio popolare finché le redini del governo erano in mano a quel sodalizio privato denominato Forza Italia, supinamente prono agli interessi del suo leader maximo, oggi la musica è molto diversa, e le invasioni di campo della magistratura suscitano nel popolo solo dissenso e solidarietà alla politica sovranista, che tende cioè a scrollarsi dal collo il fiato troppo invasivo di giudici e banchieri.

La faccenda della nave Diciotti, della nostra Guardia Costiera, è stata un esempio pertinente al nostro discorso.

 


Sull’affaire Diciotti vedasi: Quello che non vi hanno detto sul caso della  nave Diciotti

 

 Qualche magistrato in qualche plaga del Paese –perché si va geograficamente in ordine sparso- ha ravvisato nel divieto di sbarco di un carico di clandestini, camuffati da naufraghi, un “sequestro di persona aggravato”, così scippando le lecite prerogative del Ministro dell’Interno che a tale atto era giunto per una serie di mancanze sia da parte di uno Stato estero (Malta), sia del comandante della Diciotti, il quale, anziché attenersi al suo compito di pattugliamento delle nostre coste, s’era dato a girovagare per il Mediterraneo, sopperendo in pratica alla funzione di traghetto illegale svolto sino allora dalle navi ONG, agli ordini e libro paga di un finanziere a suo tempo arricchitosi speculando (sempre nel fatidico 1992) contro la nostra lira (e ricevendone poi la laurea ad honorem, nell’Ateneo di Bologna, presente Prodi, che ne presentò la biografia!). [VEDIQueste prese di posizione, diciamo “buoniste”, della magistratura finiscono con l’incentivare il fenomeno dell’immigrazione illegale, gestito da criminali operanti in terra franca.

Per i vari magistrati occupatisi del caso dunque, trattenere in quarantena un carico di persone senza permesso d’ingresso, di cui nulla si sa, equivale a “sequestrarle”; mentre invece va tutto bene se vengono fatte sbarcare e poi internate per anni a nostre spese in qualche “centro di accoglienza”, su cui lucrano altri profittatori di questo traffico sciagurato. 

I casi di travalicamento della giustizia nella politica non sono isolati, e sono spesso connotati da criteri di scelta arbitrari. In sostanza, i magistrati hanno “scoperto” cammin facendo il loro immenso potere, e lo usano: perché non c’è dominio maggiore su un cittadino che quello di poterlo privare della libertà, rovinarlo economicamente, o infangarne l’immagine pubblica, salvo magari far poi marcia indietro, a latte ormai versato. Tutti tremano al solo pensiero di varcare le porte di un tribunale; perché non sai se ne uscirai colpevole o innocente. 

  L’impressione che ho maturato nei confronti della giustizia, avendone pagato i verdetti in prima persona, [VEDI]  è che sin dall’inizio il giudice “intuisce” chi è il colpevole; indi non fa che cercare prove (e ne trova a dovizia nelle deduzioni della controparte) a supporto della sua originaria opinione, ignorando quelli contrarie, e poter così procedere alla condanna del reo a priori. Condanna che arriva solo dopo un interminabile iter, che ingrassa gli avvocati e pesa sui bilanci dello Stato. E ciò vale sia in casi eclatanti come quello appena riportato, sia in oscure schermaglie tra semplici cittadini, dove uno vince e l’altro soccombe, senza aver sentore, fuori dal palazzo, su chi cadrà la mannaia, viste le mille possibili interpretazioni individuali delle leggi. L’unico che sicuramente non pagherà, anche in caso di errore, è il giudice. Da quanto si parla di responsabilità dei giudici? Quis custodiet custodes? 

Dunque: indipendenza della magistratura e suo smisurato potere. Si parla spesso di “bilanciamento dei poteri” tra organi dello Stato (weights and balances); ma che bilanciamento può esserci tra un organo che dispone dell’arma di offesa (la condanna), mentre l’altro può giocare solo in difesa, a mani nude?

L’altra “istituzione” (termine che dovrebbe valere solo per compagini pubbliche, senza scopo di lucro) che la fa da padrona è la ragnatela bancaria, che culmina nel suo apice: la Banca Centrale. Anche qui non si perde occasione di ribadire la sua doverosa indipendenza. Ma indipendenza da chi? E qui sta il paradosso: indipendenza dallo Stato. Cioè una SpA privata si arroga il diritto di proclamarsi indipendente dallo Stato, ossia dai cittadini, nello svolgere una funzione che è alla base dell’attività economica di una nazione o di un pool di nazioni, come nel caso della BCE: l’emissione di moneta.

  

 

Le sedi di BIS e BCE (nuova di zecca!). Massima opacità e segretezza. 

Questa si chiama privacy!

 

 Per non farsi mancare niente, la BCE e la BIS, Banca Centrale delle banche centrali, con sede in Svizzera, sono riuscite dove lo Stato ha fallito: entrambe sono legalmente opache, ossia operano in totale segretezza e al riparo da interferenze giudiziarie; il loro board è schermato da possibili procedimenti giudiziari per atti compiuti dai loro membri nello svolgimento delle proprie mansioni (sono solo passibili di multe per infrazioni stradali!).  Quando si dice che nessuno è al di sopra delle leggi, eh, caro Mattarella?  Se fossimo in campo religioso, un simile privilegio equivarrebbe ad una bestemmia, ad un’eresia, ad un peccato mortale.

È appena uscito un articolo di quell’amazzone anti-bancaria che è l’avv. Ellen Brown, di Los Angeles, che ben sintetizza l’incesto finanziario cui siamo a grandi passi pervenuti, dopo la sbornia privatizzatrice del 1992. [VEDI]

Infatti, se ti fosse concesso di stampare moneta ad libitum, senza infrangere la legge, tu cosa faresti? Non c’è bisogno che mi risponda; è proprio quello che fanno le banche centrali, in grande stile quella svizzera e quella giapponese. In principio era il Verbo: vietato alle banche centrali acquistare titoli di Stato e azioni societarie. Era così, in principio. Poi non lo è più stato, e le banche centrali hanno dimostrato la loro immensa potenza di fuoco, ossia la capacità di sputare banconote senza freni, non già nelle tasche dei cittadini, bensì nelle aste, non solo primarie, dei titoli di Stato e nelle Borse valori. 

Nel primo caso hanno abbassato temporaneamente i tassi d’interesse, ossia il famigerato spread; nel secondo hanno gonfiato le quotazioni di Borsa, in controtendenza all’economia reale, che stenta a decollare, specie in Italia. Ciononostante, il debito pubblico italiano, ossia quel menzognero castello di carte nel quale l’abdicazione della politica alla finanzia ci ha cacciati, continua a crescere: ogni mese tocca massimi storici. Eppure, sono più di vent’anni che lo Stato spende meno di quanto incassa; ma va in disavanzo a causa degli interessi, con ciò diventando dipendente dai mercati speculativi. Ecco dove si tocca con mano la perduta indipendenza dello Stato. Il balletto di boom e recessione è quindi in mani private, dedite al mero profitto. Valori gonfiati di titoli in Borsa possono crollare da un secondo all’altro, se viene d’improvviso a mancare il supporto dei fabbricanti di soldi. Idem se la mano della BCE, che ha sinora elargito whatever it takes, si tira indietro, innescando lo spread e la furia speculativa; o se a farlo è una banca “sistemica”, come accaduto nel novembre 2011, con la conseguente caduta del governo Berlusconi, colpevole di aver tentato di difendere gli interessi dell’Italia contro il volere di UE e BCE.


2014: Tremonti fa luce sui retroscena della cacciata del governo Berlusconi nel novembre 2011

 

Per inciso: alla BC tedesca, Bundesbank (Buba per gli addetti), lo Stato s’è ben guardato dal concedere la totale indipendenza, essendo i suoi atti di maggior rilievo dipendenti dal placet del Parlamento.  

In conclusione, i due poteri davvero indipendenti sono la BCE (e di riflesso la galassia bancaria)  e la Magistratura, che sostiene questo perverso sistema finanziario, chiudendo uno o due occhi sullo scandaloso meccanismo di appropriazione di ricchezza perseguito dalle banche a spese della popolazione, che lavora in esclusiva per loro. Eppure, la creazione di denaro dal nulla delle banche commerciali è fuori legge! [VEDI] Ma alcuni tribunali si vantano persino di accelerare i pignoramenti di alloggi e capannoni di gente o imprese che non ce l’hanno fatta (magari per morosità fiscale mentre vantano crediti dallo Stato), consegnandoli esentasse ai creditori: [VEDI] per lo più banche, che, trovatesi con un esubero di immobili, hanno costituito agenzie immobiliari in proprio [VEDI e…VEDI], per lucrare anche sulle vendite di beni che a loro sono costati il semplice ticchettio di numeri su un computer. Mentre tutti gli organi di controllo stanno a guardare, sopperendo a questa inerzia con un carico fiscale insostenibile. 

   Marco Giacinto Pellifroni    23 settembre 2018

 

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