In morte di Desireè

     IN MORTE DI DESIREÈ

IN MORTE DI DESIREÈ

 Non si finisce di inorridire all’apprendere degli abissi nei quali l’animo umano può precipitare. E tanto vale per uomini di ogni colore, quando commettono atti raccapriccianti quali quelli commessi su un povero corpo stordito e incapace di opporre resistenza. 

Quanto subito dalla povera ragazza va persino oltre il giudizio che unanimemente si riserverebbe a qualunque uomo si macchiasse di una simile nefandezza.

C’è infatti da chiedersi come mai gli stupri siano commessi in misura proporzionalmente maggiore dagli africani: uomini giunti tra noi senza che del loro passato nulla si sappia, grazie alle porte spalancate dai precedenti governi; meritandosi addirittura l’attributo di “risorse” da parte di chi sedeva sul più alto seggio della Camera.

La risposta è abbastanza scontata: sono arrivati barconi stracarichi di uomini nel pieno del vigore, fisico e sessuale, perlopiù senza compagne e quindi pungolati, anche grazie all’ozio, forzato o voluto, in cui trascorrono le loro giornate e nottate, a sfogare i loro appetiti sulle donne che gli capitano a tiro. 

Costoro provengono in buona parte da siti dove il degrado e la violenza sono la norma quotidiana; mentre le donne sono solo “carne da letto” e fattrici di schiere di bambini, adulti già a dieci anni, adusi all’uso delle mani o delle armi. 

Giunti nel “paradiso dei bianchi”, quale viene loro proiettato, la “carne da letto” viene all’improvviso a mancare, perché la maggioranza delle nostre ragazze rifugge dall’accoppiarsi con loro. Ragazze peraltro in abbigliamenti spesso succinti e tali da risvegliare desiderio anche in noi italiani, che pure dovremmo “averci fatto l’abitudine”. 


Desireé Riposerà In Pace solo quando la giusta condanna dei suoi assassini scioglierà il loro abbraccio mortale

 

Il passo tra il desiderare le nostre donne e il prendersele contro la loro volontà, cioè stuprarle, è molto breve. E se la presa di possesso si rivela difficoltosa, perché non aggirare l’ostacolo con l’uso della droga? Droga di facile reperimento nelle nostre strade, come ben sappiamo, e tanto più a quanti la droga la spacciano. E, appurata la scarsità di ragazze disponibili all’accoppiamento, non resta che infierire su una vittima designata col rito del branco, magari fino alla morte della sventurata.

C’è una fetta, purtroppo non esigua, di umanità, che non si scompone davanti a pratiche turpi e agghiaccianti, come il traffico di organi, trapiantati magari a minorenni soli che giungono in Italia facendo poi perdere le loro tracce, per finire nelle mani di tali macellai, che non è detto si limitino all’espianto di un solo organo, arrivando all’omicidio. 

Che esistano quartieri urbani come quello romano di San Lorenzo, e chissà quanti altri, che scadono a teatri di ogni genere di abomini nell’indifferenza di tutti, compreso chi avrebbe dovuto vigilare e impedire, spiega la tumultuosa avanzata della destra, che chiede il ripristino dell’ordine e della sicurezza. Senza che per questo la si possa tacciare di “fascismo”, come la sinistra urla nelle piazze e denuncia in suoi raduni, pur avendoci essa stessa condotto a questi punti aberranti con la sua politica di maglie larghe. 

Abbiamo finalmente un Ministro dell’Interno che sta cercando di fare il suo mestiere; ed è sconcertante vedere giovani dei centri sociali, cioè tra le prime vittime del lassismo sinistrorso, manifestare contro la sua presenza sul luogo del quadruplice assassinio: perché Desireé è stata ammazzata quattro volte, quanti erano i suoi carnefici.

Ora c’è solo da sperare che i giudici non usino i guanti nei confronti di questi assassini e stupratori, comminando la massima pena possibile: l’ergastolo. Perché quale reato può essere peggiore di questo? Da scontare nelle galere dei loro Paesi, perché indegni di gravare sul nostro suolo, a nostre spese. Anche se a casa loro vige la pena di morte.

 

 Marco Giacinto Pellifroni   28 ottobre 2018

 

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