Il verde e il degrado: e quella siepe che da tanta parte…

Un altro piccolo esempio di come si intende il verde viene offerto da una siepe.
Restiamo in via Vittime di Brescia, dalla parte opposta ai nostri bagolari costretti a non dare ombra e a spaccare il marciapiede.
Qui fu edificato un capannone adibito a lavaggio dei treni. Una struttura imponente che ingombra e toglie prospettiva alla collina di fronte, e che spesso causa problemi alla fognatura in prossimità della seconda galleria. Ma questo è un altro problema.
Come previsto a volte in casi del genere, fu predisposta per tutta la lunghezza una aiuola, in cui furono piantate delle siepi destinate a crescere ed espandersi, per mitigare l’impatto visivo. Un lavoro di un certo pregio e di un certo costo, con tanto di irrigazione.
E le siepi crebbero. Ecco come apparivano nel dicembre 2018. In mezzo si intravedevano un po’ di erbacce.

La siepe a fine 2018

Ovviamente cominciavano a sporgere sul marciapiede e a dare un certo fastidio ai pedoni. Altrettanto ovviamente, persone che non sanno distinguere il verde ornamentale dalle sterpaglie, unificando tutto sotto la definizione di “sporco” (la loro idea di ordine e pulizia è un deserto di cemento), cominciarono a lamentarsi, e il disagio, e il pericolo, eccetera.
Ancor più altrettanto ovviamente, un certo assessore che probabilmente non ha una idea molto dissimile avrebbe provveduto tempestivamente, ma disse che la cura della siepe era di competenza di Trenitalia o comunque di enti ferroviari.
Quale sarebbe stata la procedura corretta, per non sprecare la spesa iniziale e la crescita intercorsa e il concetto stesso di abbellimento e patrimonio verde? Dar forma e sostegno alla siepe, regolandola in larghezza e altezza, ed eliminare contestualmente le infestanti, ancora visibili e poco diffuse.
Cosa fu fatto invece? Ma naturalmente, dar ragione a chi vede il verde come sporco. Fu rasato tutto a livello del suolo. Scempio totale, non so se ascrivibile a decisioni comunali o ferroviarie, o ferroviarie su pressione comunale, ma comunque scempio.
Ed ecco la nostra aiuola nel maggio del 2019. La siepe mozzata tentava di ricrescere, ma doveva competere sempre più duramente con le infestanti, più vigorose, che la soffocavano.

Marzo 2019. La ricrescita disordinata dopo il taglio

Non solo. Nel tempo, appena avvenuta una nuova ricrescita, si è provveduto a successivi tagli rasoterra. Non sia mai.
Il risultato è che i cespugli originari sono quasi scomparsi, sostituiti da seccume o da una folcloristica accozzaglia di infestanti, fra cui non manca neppure un arbusto di fico.

Ecco come appare ora quella che doveva essere una aiuola ornamentale.

Presto, ci aspettiamo, verrà nuovamente rasata.
In definitiva, quindi, ecco che sono stati spesi soldi pubblici (anche degli odiatori del verde) per l’acquisto e la piantumazione delle siepi e l’impianto di irrigazione, soldi per rasare e distruggere tutto, e per continuare a farlo.
Avendo in cambio trascurata bruttezza.
Direi che l’esempio è simbolico e si spiega da solo.
Come stanno le altre siepi cittadine, in generale?
Ricordiamo l’epica stagione della caccia al pitostoro, in cui molti di quelli esistenti, sia sotto forma di arbusto sia di alberello, sono stati rasati al suolo (San Michele e Prolungamento) oppure sono morti o soffrono di seccume (per esempio, via Carissimo e Crotti dove sopravvive solo parte dei filari).
Quelli tagliati furono sostituiti dal nulla, a S. Michele, eliminando lo splendido effetto frangivento e di riparo delle panchine, con quella storia cara agli architetti che non vada impedita la libera vista del mare. Se a impedirla sono palazzoni, invece, va bene. Ma transeat.
Le imponenti siepi del Prolungamento furono sostituite invece da nuove siepi di altre essenze, dopo essere state, nel tempo, mozzate in più riprese, prassi comune perché non potessero farsi scudo della loro maestosa, semplice ed efficiente bellezza.
Ricordo un signore molto anziano che all’epoca in cui ero in Consiglio Comunale mi fece tenerezza chiedendomi di salvarle. Purtroppo la memoria storica e la sensibilità cittadina ben poco possono, a fronte di queste smanie di cambiamento purchessia. Vedi anche la vecchia fontana del Prolungamento.
Le siepi di via Stalingrado sono abbinate a un altro discutibile intervento di restringimento di una via molto trafficata, senza creare una vera alternativa, che non sia la bretella (stretta anch’essa) che va da lì a lì. Al momento sopravvivono, fra momenti di seccume e crisi e momenti di potatura e riordino.

Via Nizza

Ma non temete: nuove aiuole ci attendono, a proposito di discutibili interventi.
Al momento in via Nizza quelle predisposte sono fiorenti di sterpaglie, e chissà quando vedremo la fine di questo desolante cantiere, ma il savonese medio, il solito perplesso savonese medio, si chiede cosa mai potrà attecchire laddove esistono pochi centimetri di terra sul cemento.
Prima o poi, soddisferemo anche questa curiosità.
Come si dice in questi casi, seguitemi per altri scempi.

Milena Debenedetti

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