Il “traditore” DeSantis sfida Trump per la nomination repubblicana

Non so cos’è successo a Donald Trump: quello di oggi è un uomo diverso da quello che correva nel 2015 e 2016 e credo che la sua campagna stia andando nella direzione sbagliata”. Così Ron DeSantis, governatore della Florida, in un’intervista radiofonica al conduttore Matt Murphy, pochi giorni dopo l’annuncio della sua candidatura ufficiale alla nomination repubblicana nelle presidenziali del 2024.

Ron DeSantis

La candidatura di DeSantis era già nell’aria da parecchi mesi soprattutto dopo la sua schiacciante vittoria a governatore del Sunshine State nel 2022. DeSantis sconfisse il suo avversario democratico Charlie Crist con un margine di 19 punti, un miglioramento notevole dalla sua vittoria del 2018 quando la spuntò con un margine del 0,4 percento. La seconda vittoria fu anche interpretata come una delle poche luci per il Partito Repubblicano nel 2022 che non raggiunse le aspettative elettorali previste. L’elezione di midterm del 2022 avrebbe dovuto essere un’ondata rossa con vittorie sia alla Camera che al Senato. La risicata vittoria alla Camera Bassa e la mancata conquista della maggioranza al Senato sono state interpretate come un’altra sconfitta dell’ex presidente. Dopo la vittoria presidenziale nel 2016 Trump non è riuscito a ottenere esiti elettorali positivi per il suo partito tenendo in mente la sconfitta alla Camera nel 2018, seguita dalla sconfitta presidenziale e quella al Senato nel 2020 e 2022. Come si ricorda, Trump non ha mai accettato la vittoria di Joe Biden, attribuendola falsamente all’elezione truccata.

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Considerando tutte queste sconfitte era inevitabile un cambio di candidato alle presidenziali del 2024 ma l’ex presidente non si è messo da parte e si è ricandidato. L’ascesa di DeSantis aveva fatto supporre una sua sfida a Trump per la nomination del Partito Repubblicano e il governatore della Florida non ha deluso le aspettative. Il suo annuncio avvenuto attraverso la piattaforma di Twitter è stato ritardato di una trentina di minuti da una serie di imbarazzanti problemi tecnici. Ciononostante DeSantis lo ha spiegato che c’erano troppi individui collegati e ciò ha fatto esplodere la trasmissione. In ogni caso, il governatore della Florida ha visto luce nel suo annuncio considerando i sei milioni di dollari in contributi ricevuti poco dopo.

Trump è un’anomalia politica poiché nonostante la sua sconfitta alle presidenziali del 2020 non si è messo da parte come ha storicamente fatto la stragrande maggioranza di candidati perdenti dei due partiti. Si è mantenuto a galla e in grande misura continua ad essere “il padrone” del Partito Repubblicano. DeSantis sembrava avere tutte le carte in regola per costringerlo a mettersi da parte e in alcuni sondaggi gli dava filo da torcere. Gli ultimissimi sondaggi però hanno visto l’ex presidente in ascesa e quindi il compito di DeSantis sta divenendo difficile.

Il governatore della Florida ha già dato chiarissimi segnali, velati, ma recentemente chiari, che il Partito Repubblicano deve cambiare rotta o rimanere ai margini. Ci vuole un cambiamento generazionale e lui, all’età di 44 anni, rappresenterebbe il futuro. Il suo operato in Florida gli darebbe ragione poiché è riuscito, grazie alla super maggioranza repubblicana in ambedue le Camere Statali, a spostare il baricentro politico verso l’estrema destra. DeSantis ha fatto approvare leggi di ultra destra che Trump non si sarebbe mai sognato di fare. L’aborto è stato ridotto alle prime sei settimane di gravidanza, l’istruzione pubblica è stata spostata verso gli estremi conservatori, più di 500 libri sono stati messi al bando per i contenuti che lui crede inappropriati, e i diritti civili sono stati ridotti. In effetti, DeSantis sostiene, senza tutti i torti, che se Trump non ha mantenuto le sue promesse come la costruzione del muro al confine col Messico, lui invece può dimostrare risultati conservatori concreti. Infatti, DeSantis si è spostato talmente a destra che la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), la storica organizzazione di diritti per le minoranze, ha avvertito gli afro-americani che il clima politico della Florida ha reso lo stato potenzialmente pericoloso e coloro che volessero visitarlo dovrebbero prendere appropriate misure prudenti.

Sconfiggere Trump alle primarie non sarà facile per DeSantis anche se è riuscito ad ottenere notevoli risorse economiche mediante il Super Pac “Never Back Down” (Non Arrendersi Mai) che sarebbe pronto a spendere più di 200 milioni di dollari per la sua campagna. Nell’elezione a governatore della Florida del 2018 Trump diede il suo endorsement a DeSantis. L’ex presidente ha dunque interpretato la sfida di DeSantis alla presidenza come un tradimento. Proprio al momento di scrivere veniamo informati che altri due “traditori” annunceranno la loro sfida a Trump. Il suo ex vicepresidente Mike Pence e l’ex governatore del New Jersey Chris Christie. Il primo darebbe poco filo da torcere a Trump secondo i sondaggi. Il secondo però potrebbe rappresentare una sfida più seria. Se DeSantis è stato prudente con i suoi attacchi velati al 45esimo presidente, Christie è venuto completamente allo scoperto. Va ricordato che Christie si candidò alla presidenza nel 2016 ma dopo poco tempo abbandonò la corsa divenendo uno dei più grandi sostenitori di Trump. Adesso, però, l’ex governatore del New Jersey ha dichiarato senza peli sulla lingua che Trump “è stato un fallimento in politica ma anche in comportamenti umani”.

Trump e Jack Smith

La nomina di Trump a candidato presidenziale “garantirebbe l’elezione di Joe Biden”, secondo Christie. L’ex presidente però continua altresì ad avere seri guai giudiziari. Proprio di questi giorni siamo informati dalla Cnn che Jack Smith, il procuratore speciale che sta investigando Trump sui documenti top secret e gli eventi del 6 gennaio 2021, è in possesso di una registrazione in cui Trump discute un documento segreto sulla possibile invasione dell’Iran nel suo resort del New Jersey. Nella registrazione datata del mese di luglio 2021 Trump discute anche il fatto che forse non doveva parlarne, riconoscendo che il possesso del documento e il suo contenuto trattava di informazioni legali di sicurezza nazionale. I guai giudiziari dell’ex presidente potrebbero includere il reato di sedizione che squalificherebbe Trump di qualunque incarico pubblico.

Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California.
Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.

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