Il tempo dell’attesa

Il tempo dell’attesa     

Il tempo dell’attesa                     

 A poco a poco arriva. Sono qua che l’aspetto da ieri. Mano a mano che l’appuntamento si avvicina le lancette sembrano rallentare e l’attesa diventa un’agonia; cresce l’angoscia. Un qualsiasi contrattempo potrebbe vanificare l’attesa. 

Ecco, ecco che sta per arrivare. Ho fatto del mio meglio perché tutto sia pronto. 

Chiudo gli occhi e attendo. 

Qui, appoggiato allo stipite, in questo silenzio imposto odo il cinguettio di chi sa quale volatile, una risata argentina scaturita da chissà quale gioia.

Attraverso le palpebre percepisco la luminosità che aumenta e quell’iniziale leggero tepore che mi avvolge come un abbraccio.

In quell’istante la calma scende nell’animo e l’ansia si ritira, mi tuffo tra le onde di ricordi ormai remoti. Mi godo quei sogni prima che la lanterna magica si spenga e si diradino. 

 


 

La bruma si dissolve mentre risalgo la riva. Mentre calpesto le tue orme mi sento grande.  

Bilancio il peso della canna col canestro, immagino il primo tocco, la prima preda. 

La vedo luccicare mentre dimenandosi tenta disperatamente di rientrare nel suo mondo. 

Ora il calore è diventato fastidioso, sudo e ormai so che le immagini si dissolveranno; perché il tempo tanto atteso sta finendo. 

Davanti ad una finestra spalancata godo l’alba a mattino inoltrato e assaporo il tramonto mezz’ora dopo, quando le ombre dei palazzi vicini riconquistano i loro spazi. 

In questa mezz’ora il giorno inizia e finisce, poi ricomincia il tempo dell’attesa.

Dedicato a tutti quelli che godono del sole mezz’ora al giorno. 

Ispirato dal radioascoltare di Radio Freccia che vive in un monolocale e passa le giornate di quarantena nella quotidiana attesa dei pochi minuti di sole di cui può godere.

 

CRISTINA RICCI

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