Il sesso, dono di Dio

IL SESSO, DONO DI DIO

IL SESSO, DONO DI DIO

 Così il Papa, dopo secoli di demonizzazione, a partire dall’omnis coitus immundus di san Girolamo. In sostanza, vigeva l’equivalenza sesso = peccato. E il peccato consiste, tuttora, nel compiere azioni o indulgere in pensieri contrari alla dottrina cattolica.

Il peccato è pietra fondamentale di ogni edificio religioso, in quanto soltanto i suoi sacerdoti hanno la facoltà della sua remissione e quindi il ripristino delle condizioni per essere ammessi nel Regno dei Cieli.

 


Secondo la Bibbia, fame, sete, sesso sono la punizione divina a causa del peccato. Nell’Eden non c’erano

 

Siamo vissuti per secoli nella credenza che “siamo tutti peccatori” e quindi soggetti alla benevolenza del clero per non finire nelle fiamme dell’Inferno. Di qui, l’immenso potere di dominazione della Chiesa sulle anime, fino al lucroso commercio delle indulgenze che raggiunse l’apice nel Rinascimento e innescò la Riforma protestante. 

Per definirci tutti peccatori, bisognava trovare un peccato dal quale nessuno fosse indenne; e la scelta del sesso era quasi obbligatoria, in quanto necessità primaria di qualunque vivente, uomo compreso, naturalmente. Per inciso, è illogica l’opzione del celibato dei preti, considerata l’insopprimibilità degli impulsi sessuali, di fatto spingendoli verso la soddisfazione degli stessi in forme che la Chiesa stessa condanna, non essendo finalizzate alla riproduzione, alla biblica esortazione “crescete e moltiplicatevi”. Se il sesso è un dono di Dio, perché privarne sacerdoti e suore? Nella stessa ottica, perché ascetismo e astinenza sono virtù cristiane se l’unione carnale è benedetta da Dio?

 


Siamo tutti peccatori, meritevoli dell’Inferno; solo la Chiesa può salvarci, grazie alla fede

 

Non è solo la Chiesa, però, a pretendere di dirimere le tendenze umane a bearsi della sessualità e a sconfinare dai canoni sessuali “ortodossi”, visto che anche gli ordinamenti civili dipingono un quadro dei rapporti tra uomo e donna che non trovano molto riscontro nella vita di tutti noi.

Codice canonico e codice civile, infatti, convergono sulla santità e sulla legalità, rispettivamente, dell’unione matrimoniale; tanto che il matrimonio, oltre che sacramento, è anche atto legale riconosciuto dallo Stato, i due ordinamenti divergendo soltanto nei casi di separazione, fino al divorzio. L’unione “finché morte non vi separi” era insieme un augurio e un’imposizione, dalla quale soltanto in anni recenti ci si è svincolati laicamente.

Se poi passiamo all’altra religione dominante, l’islamismo, si assiste allo strabismo maschilista per cui all’uomo è concesso avere moglie e concubine, mentre la donna deve sottostare ad un rigido comportamento monogamo, con tanto di pubblica lapidazione in caso di adulterio. L’Islam configura addirittura le delizie di un paradiso affollato di vergini obbedienti ai voleri dell’uomo, se in vita ha rispettato i precetti del Corano, sino al sacrificio supremo in nome della fede, sulla scia dei martiri cristiani.

 

 

Sesso infame. Dopo l’assedio, si consumava lo stupro delle donne dei vinti. Anche in Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale, come l’icona di Sofia Loren ne La Ciociara

 

Tutte queste codificazioni, promesse e proibizioni si rivelano al disincantato uomo di oggi come sovrastrutture atte a puntellare le posizioni di potere del clero, mentre la natura è riottosa ad adeguarsi alle regole umane ed anzi ne impone di totalmente contrarie.

Se guardiamo il regno della flora, notiamo che il seme delle piante adotta col tempo artifici atti a sconfinare dal suo territorio per espandersi e proliferare in lande diverse; che è precisamente quanto fa l’uomo, come animale belligerante, allorché invade, assedia e conquista terre non sue e, quale implicito diritto, stupra le donne dei vinti. La qual cosa, considerata ovvia e giustificata un tempo quale premio per i pericoli e le fatiche della conquista, viene esecrata dall’odierno mondo pacifista, democratico e in vasta misura femminista, quale orrendo crimine. Sarebbe interessante scoprire qual era l’ordinamento corrispondente nella società matriarcale, che sembra aver preceduto l’attuale in tempi preistorici, vagheggiati come Età dell’Oro, in una visione regressiva della Storia, in antitesi all’attuale, progressista. 

 


Il sesso candido di Colpo Grosso, programma TV simbolo degli allegri anni ’80, prodigo di belle ragazze in topless

 

La sensibilità e il metro di giudizio, morale e sociale, è cambiato nell’ultimo secolo più di quanto non lo sia stato nei millenni che ci precedono, come si vede. È eloquente il raffronto tra il puritanesimo ottocentesco e la svolta sessuale innescata dal 1968 e culminata nei successivi anni ’80. Anni che non esito a definire come i più gioiosi dell’ultimo secolo, con tanti ipocriti tabù abbattuti con il sorriso. Quasi mi viene da compatire le ultime leve di giovani che ne hanno soltanto sentito parlare e devono arrabattarsi in una società che li considera quasi un disturbo all’impietoso procedere della globalizzazione, densa di controlli, divieti, adempimenti che rendono cupa la vita. Confesso di provare un profondo rimpianto per gli anni craxiani della “Milano da bere”, della discreta e indulgente applicazione delle regole, sia comportamentali che fiscali, delle lire con un potere d’acquisto almeno doppio dell’euro, dei programmi TV Drive In e Colpo Grosso, dei film di Edwige Fenech e Michela Miti,  dell’esplosione del fetish di Nove Settimane e Mezzo nel 1986 [VEDI],  


Il tempo non ha cancellato il successo mondiale di “9 and 1/2 Weeks” con la mitica coppia Kim Basinger-Mickey Rourke e l’incantevole colonna sonora

delle spiagge allegramente gremite di topless, con la disinvolta caduta delle inibizioni esteriori. Si tende sempre a rivalutare lo spettacolo popolare decenni dopo. Eloquente la definizione del sesso del regista godereccio Tinto Brass: “il sesso è una botta di allegria”, quasi a rimuovere la tetraggine dei precedenti “anni di piombo”, ma anche, purtroppo, a chiudere il felice decennio della spensieratezza ed inaugurare quello del sospetto, dei tribunali e dei censori in camera da letto. 


Michela Miti, la maestrina sexy dei film “erotici” anni ’80, che ha fatto sognare generazioni di maschi

Negli anni Ottanta, cui ci si riferisce spesso con l’aggettivo “mitici” o “favolosi”, le nostre esistenze si erano assestate al meglio, dopo gli eccessi sessantottini, sfociati in famiglie “allargate”, nell’LSD ed altre droghe devastanti, nonché in una pornografia di tipo prevalentemente “ginecologica”.

E, a proposito di pornografia, sono convinto che quella più “evoluta”abbia avuto un ruolo non secondario nel plasmare i rapporti sessuali di giovani e meno giovani; e non in senso negativo, in quanto ha cavato dal loro profondo fantasie e pratiche offuscate da secoli di pruderie, per godere del sesso senza le ansie e i tabù dei nostri avi, del “t’ha detto niente la mamma?”. 

Ma non tramonta mai, a dispetto del sesso “sporco”, il tradizionale amore tra due persone, di sesso diverso o uguale, che riscatta l’animalità del rapporto sessuale e riconcede qui in Terra il perduto Eden alla coppia che gode lo stato di grazia di sesso e amore insieme, in un mistico volo congiunto verso l’Uno.

 


Uomini di ogni età, magnetizzati da una formosa sagoma femminile

 

Purtroppo, però, l’amore non arriva a chiamata, non è programmabile, anche se tutti lo cercano. E non è eterno, a differenza del desiderio sessuale, che muore solo con l’individuo, quando Eros cede il passo a Thanatos. Ma è proprio il sesso senza amore, allo stato crudo, che ci rammenta, al di là di ogni sofisticazione, di quanto animali noi siamo, come bene esplicita il titolo di un libro appena uscito: L’animale che mi porto dentro. Tolti i vestiti, siamo tutti bestie.

Le leggi invece pretendono di codificare, a seconda della civiltà in cui ad ognuno è dato di nascere, ciò che è lecito e ciò che non lo è; quasi che il singolo scegliesse il tipo di appetiti sessuali che motivano le sue azioni, dai preliminari al rapporto finale, che non è affatto detto debba sempre consistere in quello ortodosso. È mia ferma convinzione che l’ambiente in cui si nasce e l’educazione che si riceve abbiano un’influenza trascurabile su quelle che sono le proprie tendenze sessuali. Ragione per cui uno si ritrova ad essere “in regola” e un altro a vestire i panni del reprobo, da esporre alla pubblica gogna, a seconda delle leggi vigenti. 

 


Santa Teresa in estasi mistica, in una con-fusione di misticismo ed erotismo, amore sacro e profano

 

Pensiamo soltanto alla sodomia, alla pedofilia, accettate in epoca greco-romana, di contro alle crociate cui sono sottoposti i pedofili (ma anche solo chi seduce una minorenne per legge, magari pressoché diciottenne, come nell’arcinoto caso di Ruby e Berlusconi) in Occidente e persino gli omosessuali in larga parte del mondo ad esso esterno, come nella civilissima Russia. Costoro sono dei veri e propri sfortunati, perché si trovano a dover subire una costante damnatio, mentre altri –la maggioranza- hanno la fortuna di non provare attrazioni sessuali bandite dall’ordinamento civile o religioso. Aggiungo alle suddette “deviazioni”, o che tali vengono bollate dai più, il feticismo, che ha come principale oggetto di culto i piedi e le scarpe femminili, considerato da Freud una perversione. Eppure, molti più ragazzi di quanto sia dato intuire, sono feticisti, a sentire le confidenze delle loro fidanzate, con le quali soltanto osano aprirsi, per timore della derisione. Ma perlomeno il feticismo non infrange il codice penale. Allora, dobbiamo considerarci virtuosi o condannabili in base alla fortuna o meno di avere impulsi sessuali secondo o contro le norme? 

Concludo ripartendo dall’iniziale frase del Papa: il sesso è un dono di Dio, da accettare solo se congiunto all’amore, o anche se cede ad insopprimibili impulsi, vitali come quelli volti all’appagamento della fame, della sete, del sonno?

In altre parole, il sesso è “bello” solo se nobilitato dall’amore? 

  

Marco Giacinto Pellifroni                    3 febbraio 2019

 

 

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