Il romanzo di Lorenzo Vercellino: JAILBAIT- L’ESCA
Il romanzo di Lorenzo Verzellino
JAILBAIT- L’ESCA
Emozionante, scabroso, imprevedibile, intimo e anche…. romantico
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L’ispettore Massimo Meltemi ha 37 anni di cui quasi venti trascorsi in Polizia. Di recente è stato messo a capo della “Postale” di Roma, la Divisione che pattuglia la Rete per sventare truffe telematiche, trafficanti di film e musica pirata ma, soprattutto, per fermare molestatori o, peggio, pedofili. Meltemi è un uomo irrequieto, intollerante nei confronti della gerarchia e della burocrazia: fa le cose quando devono essere fatte e troppo spesso senza seguire la procedura. Inoltre, il suo attuale incarico lo costringe a trascorrere ore davanti al computer e questo gli lascia troppo tempo per pensare al passato, alle scelte sbagliate e quelle non prese. A rimetterlo in gioco sarà il preoccupante dilagare di un nuovo brutale fenomeno di violenza sessuale, chiamato in codice “Pay to Pain”, le cui vittime sono ragazzine adolescenti, e l’incontro in chat con una ragazza troppo giovane e intrigante che lo trascinerà fuori da tutti gli schemi. Inizia così una vorticosa caccia all’uomo in cui ognuno dei personaggi è al tempo stesso preda ed esca, perchè in Rete non è possibile distinguere la vittima dal carnefice fino all’ultimo, inaspettato, colpo di scena. Jailbait letteralmente significa “esca per la prigione”, e nel gergo di Internet indica una persona, solitamente una ragazza, che non ha ancora raggiunto l’età anagrafica per acconsentire (legalmente) ad un rapporto sessuale ma che è fisicamente matura per essere scambiata per adulta. Recensione. Thriller, chat erotica e pedofilia. Apparentemente questi sono gli ingredienti di un tipo di lettura che non compaiono nelle nostre recensioni, ma che in “Jailbait – l’Esca”, romanzo di esordio di Lorenzo Vercellino, riescono a sorpresa a intrecciarsi in una trama vivace e accattivante. Di Jailbait ricorderete i personaggi, ben delineati, l’ironia o la conclusione: perché in Rete, come in amore, l’esca perfetta è quella che non sa di esserlo. INTERVISTA CON L’AUTORE LORENZO VERCELLINO 1. Lorenzo, Jailbait è il tuo primo romanzo, immagino che i commenti dei lettori ti abbiano coinvolto molto. Qual è il commento più sorprendente che hai ricevuto sul tuo romanzo? E’ stato interessante e inaspettato il commento di una lettrice che ha osservato che nonostante il romanzo ruoti attorno al sesso, ha giudicato Jailbait una storia d’amore sull’animale essere umano che si nutre d’amore, che ha bisogno d’amore a ogni età, anzi, indipendentemente da questa. Il problema è capire di quale tipo di amore ognuno di noi va cercando. Ho scritto per divertirmi, per divertire e per rispondere a una domanda: di cosa abbiamo bisogno nella vita. Ho scritto un tipo di risposta a questa domanda. Okay, forse mi sono fatto un po’ prendere la mano. 2. Nella vita di tutti i giorni sei un avvocato civilista. JailBait ci mostra il lavoro della Polizia Postale nello scoprire e sventare crimini e violenze compiuti in rete. Cosa hanno in comune questi due mondi e cosa ti ha ispirato? In realtà, non hanno niente in comune. Per chi, come me, si occupa esclusivamente di diritto civile il lavoro della Postale è un argomento di cronaca come un altro. Il fatto è che fin da ragazzo sono sempre stato affascinato dai computer e barattavo le elaborazioni del mio cinquantino con quelle dei primi PC che giravano ancora con il DOS. Anagraficamente, appartengo a quella generazione che ha visto la Rete crescere ma non che è cresciuta con Internet. Ai miei tempi ci collegavamo pochi minuti al giorno perché costava, oggi si è connessi h24 e molti confondono la vita reale con quella virtuale. Molti esprimono in Rete quello che nella vita di tutti i giorni sono incapaci di rendere, hanno paura o non possono fare. Il lavoro della Polizia Postale, a mio avviso, è destinato drasticamente ad aumentare perché Internet abbandonerà presto la sua caratteristica virtuale per diventare lo spazio fisico in cui verranno organizzati la maggior parte dei crimini. Jailbait è un romanzo, perlopiù inventato. Tuttavia mi piace pensare che chi lo leggerà, soprattutto se giovane o giovanissimo, avrà qualche “dritta” in più quando si muoverà nella Rete. 3. Però Jailbait gioca con i punti di vista. Non descrive un mondo bianco o nero, di buoni e cattivi ben schierati. Non temi qualche reazione negativa da parte dei lettori più tradizionalisti o, potremmo dire, moralisti? Non posso descrivere il mondo in bianco o nero quando il colore del mondo è il grigio, e le sue sfumature sono molte più di cinquanta. Il thriller, il giallo sono generi letterari spesso usati perché spingono a misurare i limiti di una società e di una persona, sorprendono e generano domande. In particolare quella solita e stupefatta: perché il mondo è ingiusto, perché ci sono persone che fanno il contrario di quello che ci si aspetta? Perché non tutto fila liscio? Semplice, perché il mondo è Caos! (lo dice sfiorandosi il tatuaggio sull’avambraccio sinistro, n.d.r.) E comunque, per rispondere alla tua domanda, no, non temo le reazioni dei moralisti perché non sono un moralista, usano linguaggio e argomenti che non sono miei. Volevo e voglio divertire e divertirmi raccontando un mondo che conosco e in cui sia possibile riconoscerci. Tutti noi usiamo quotidianamente Internet, Whatsapp (o come diavolo si scrive!), i Social Network, amiamo il sesso e le storie forti. Io non faccio sicuramente eccezione, non so tu. 4. E ora due domande personali. Partiamo dalla più discreta: il romanzo è autobiografico? Beh, non sono un poliziotto e non faccio l’architetto, d’accordo che ho i capelli rossi ma mi mancano gli occhi azzurri, purtroppo. Quindi, no, il romanzo non è autobiografico. Chissà, forse è solo biografico! No, seriamente, non è né l’uno né l’altro. Contiene elementi che potremmo definire autobiografici questo sì, perchè ho diluito una parte di me in ogni personaggio, da Massimo a Nonna Ida, da Allegri a Rebecca. Ma del resto ho anche fatto parlare ognuno di loro come credo avrebbero fatto alcune delle persone che conosco e che mi sono più vicine. Penso che questo sia inevitabile per chi scrive o perlomeno, io non sono così bravo a inventare ogni singolo episodio descritto. Speriamo solo che tutti quelli che leggeranno il libro non si chiedano se anche io come Meltemi… Certo che se questa era la domanda discreta chissà cosa verrà dopo. 5. Sappiamo che nella stesura del libro ti ha supportato Alberto Bonvicini, che è stato per moltissimi anni ispettore della Polizia Postale di Savona ed è attualmente in carcere per gravi reati. Qualcosa nel libro è ispirato alle vicende su cui si indaga? Prima di tutto ricordiamoci bene che essere indagati non significa essere colpevoli. Secondariamente, anche se attualmente Alberto è agli arresti resta sempre un ispettore della Polizia Postale tra l’altro in aspettativa dal servizio per motivi di salute. Questo lo so perché l’ho accompagnato personalmente alla visita medica all’Ospedale Militare di La Spezia. Quindi, è fuori luogo usare verbi al passato quando ci si rivolge al suo ruolo o al suo lavoro che, molti lo avranno dimenticato, altri stentano ad ammetterlo, è stato sempre a favore della cittadinanza. Per quanto riguarda le possibili assonanze tra Jailbait e il suicidio della dottoressa Bonello in cui Alberto è rimasto coinvolto, so bene che non ce ne sono, ma non posso escludere che qualche esperto in dietrologia ne ravvisi qualcuna. Jailbait è e resterà un romanzo, un’opera di pura fantasia. 6. Ci sono in cantiere altri romanzi? Massimo e Rebecca si sposeranno alla fine del terzo capitolo della saga come è accaduto a Mr. Grey e Ana? Sì, ci sono in cantiere altre idee. la realtà che noi tutti osserviamo oggi in Italia e nel mondo è eccezionalmente interessante per chi la guarda con attenzione: viviamo una condizione angosciata, disperata come individui e come nazione e cerchiamo di guardare altrove. Io ho provato a filmare con il mio romanzo questo altrove.
No, non so cosa capiterà a Massimo e Rebecca, il terzo capitolo è ancora lontano e loro non mi sembrano partiti con il piede giusto. Del resto, nemmeno io sono un asso nelle faccende di cuore. Quindi non hai finito di scrivere? Non solo non ho finito, ma c’ho pure preso gusto.
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