Il politico deve bilanciarsi da funambolo tra consumo e risparmio

La politica è lavoro funambolesco. Chi governa deve bilanciarsi tra consumo e risparmio. E per fare questo “non deve perdere nemmeno per un attimo il senso dell’insieme”, come ci ricorda Emmanuel Mounier.
Se incentiva il risparmio, la riduzione degli investimenti, impoverisce l’economia e uccide le fasce più povere della popolazione, perché si riduce il lavoro, il salario, il profitto e di conseguenza il gettito tributario per lo Stato.
Se al contrario incentiva il consumo, produce ricchezza e qualità della vita, ma anche inquinamento e devastazione ambientale. Che è come delegare alla natura il compito di assassina a colpi di sconvolgimenti climatici.

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Nei secoli il mondo scientifico ha sviluppato una grande quantità di tecnologia militare per portare distruzione e morte. E nell’ultimo secolo anche per comunicare, muoversi al di fuori della terra, esplorare l’universo o colonizzare pianeti.

Ma singolarmente siamo ancora a l’ombrello per non bagnarci quando piove. Un “ombrello collettivo“, una tecnologia che protegga almeno la vita dei popoli dagli sconvolgimenti climatici assassini, naturali o umanamente indotti, ancora non l’hanno immaginata nemmeno i futurologi.
Io ho provato a domandarmi come sarebbe stata la storia umana, se In alternativa alla civiltà della distruzione e ricostruzione, avessero inventato la civiltà della conservazione ecocompatibile.
Penso che il pianeta sarebbe raddoppiato di volume ogni anno con tutto quello che l’umanità inventa, produce, acquista, usa, getta, smaltisce. E non solo nei cassonetti e nelle discariche, ma persino nei fiumi e in mare.
Quindi la civiltà della distruzione non può essere abolita del tutto, perché serve a distruggere il vecchio, produrre il nuovo, vendere, fare profitti e tornare a produrre nuovi beni e nuovi servizi, per garantire alla collettività, continuità di lavoro, salario, profitto, interessi alle banche e tasse allo Stato.
La civiltà della distruzione non ha ancora nella civiltà della conservazione una razionale alternativa.
I potenti non si disperano per gli sconvolgimenti climatici devastatori e assassini, di acqua, sole, uragani e terremoti, perché per loro significano continuità di guadagno: investimenti, produzione, commercio e profitto per ricostruire o risanare tutto ciò che il maltempo ha devastato.
Forse nella storia dell’uomo, la mala cultura e la mala politica non possono essere eliminate del tutto. Intellettuali e politici sono condannati a tenersi in equilibrio da funamboli tra bene e male. Chi pensa che debbano sopprimere il male e conservare il bene faccia un salto dall’oculista, perché gli sconvolgimenti climatici assassini ci stanno dimostrando senza ombra di dubbio che la povertà è il “male” che uccide i poveri; e la ricchezza esagerata è il “bene” che producendo tutti i danni ambientali possibili e immaginabili uccide la natura. E la natura si sta dimostrando vendicativa, matrigna.
Perciò, se i politici sono in buona fede, vanno aiutati a trovare il giusto equilibrio tra consumo e risparmio, sviluppo e recessione, benessere e fame, giustizia e ingiustizia, vita e morte, bene e male.
Chi imputa alla politica tutti I guasti del mondo non ha capito una mazza. Se peggio, combatte la politica per lucrare guadagni a danno della collettività, o per sostituirla al potere, è un emerito farabutto da rendere con urgenza legalmente inoffensivo.
Ciò che il maltempo ha fatto in Spagna dovrebbe allarmare seriamente cultura e politica, perché nemmeno la guerra riesce a portare una simile devastazione.
Il modello di civiltà basato su consumi crescenti, utile al mercato e alla finanza credo che non sia gradito alla natura.
Anche i popoli più progrediti del mondo si stanno dimostrando impotenti davanti ai cambiamenti indotti dall’uomo per adattare la natura a sé; forse è il caso di tornare ad adattare l’uomo alla natura, perché gli effetti delle politiche opposte si stanno dimostrando drammaticamente evidenti e ingovernabili.

Franco Luceri da il rebus della cultura

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