IL PERSONAGGIO LIGURE DEL MESE

 IL PERSONAGGIO LIGURE DEL MESE
 LA SCRITTRICE INGAUNA
CRISTINA RAVA
CHE AMA I GATTI NERI, I TULIPANI GIALLI E LE ROSE ROSSE

IL PERSONAGGIO LIGURE DEL MESE
 LA SCRITTRICE INGAUNA
CRISTINA RAVA
CHE AMA I GATTI NERI, I TULIPANI GIALLI E LE ROSE ROSSE

di Christine Delport

Cristina Rava

“Ma attenzione – avverte il commissario Rebaudengo – se son rose moriranno!”

E’ il titolo dell’ultimo romanzo della scrittrice ingauna, Cristina Rava, che ha inventato il personaggio del commissario Rebaudengo, protagonista dei suoi “gialli” ambientati in Liguria.

Si tratta degli ormai famosi “gialli liguri” della Casa Editrice “Fratelli Frilli” di Genova che hanno “raggelato” i lettori di parecchie estati bollenti, a volte in abbinamento con il quotidiano “Il Secolo XIX”.

 Davvero molti sono gli autori di questo genere letterario nostrano che ha avuto il suo punto culminante con il segugio Bacci Pagano. Un enorme successo. L’editrice genovese ha puntato su trame tutte ambientate nella nostra regione con personaggi liguri e piemontesi che sono al centro di delitti ed inchieste, di situazioni estreme all’ombra della Torretta di Savona o nei vicoli di Genova, sulle spiagge di Alassio o di Loano.

Il “deus ex machina” dell’iniziativa editoriale è Marco Frilli, coadiuvato dai suoi figli Carlo e Giacomo. Libreria a Sampierdarena e quartier generale a Quarto, in via Priaruggia. Oltre ai gialli, racconti vari e pregevoli volumi di arte, di storia, di narrativa.

Certo nei racconti polizieschi dei Frilli manca quella atmosfera nebbiosa e cupa, il quadro adatto al “thriller” classico della sinistra Londra di Sherlock Holmes e del dottor Watson. Non vi è neppure, a ben vedere, la tetraggine spaventosa ed irreale dei racconti di Allan Edgar Poe, ultima frontiera sull’abisso del crimine e della follia. Ma è noto: il grande scrittore e poeta americano fu l’inventore del genere, del romanzo poi definito “giallo” che ebbe, in Italia, il vertice insuperabile nei “Gialli Mondadori”.

Con l’editore genovese, siamo piuttosto nei paraggi di posti alla Hercule Poirot, il sofisticato investigatore belga, ideato dalla grande Agatha Christie. Siamo nei paesaggi solari di delitti sul Nilo ed alle trame complesse sui binari del treno Orient Express. Sì, non manca nulla: sole, mare e monti (a proposito, piccola digressione politico-sociologica: all’unione europea avevamo promesso mare e monti e siamo stati di parola: al posto di Berlusconi, due monti in meno: da tre monti a Monti). Ma torniamo , subito, non ai gialli di Montecitorio ma a quelli di casa nostra; odore di focaccia con le cipolle e farinata. Vino buono delle vicine Langhe e del Monferrato, caruggi a non finire, niente lande desolate e gelate nordiche, se non quelle nevi che al massimo ti portano sul Colle di Cadibona, tra canditi fiocchi e misteri da risolvere. Panorami azzurri, marini, inondati di luce.

Ma veniamo, finalmente, al personaggio del mese, Cristina Rava, la quale – assieme alla genovese Maria Masella – è al top della classifica letteraria della Liguria nel suo genere. E’ nata ad Albenga, abita a Cisano sul Neva, ottima cuoca e – aggiungo io – esimia “gattara” che illustra, disegnandole essa stessa , le copertine dei suoi racconti da brivido con i gatti prediletti: neri, rossicci sul giallo, gattoni dallo sguardo misterioso propedeutici allo svolgersi della trama “Thriller ingauno” col commissario Bartolomeo Rebaudengo al centro dell’intreccio dei racconti. Buona cuoca: dall’arte culinaria è venuto fuori dalla penna di Cristina Rava un successo: Cappon Magro per il commissario Rebaudengo, personaggio ligure-piemontese che si aggira da maestro nei labirinti del mistero, risolvendo da par suo, gli intricati ed oscuri delitti. Crimini efferati con effetto sulla psiche del lettore sicuro come il ”memento mori”.

Dalla passione per i gatti è venuta quella “verve” narrativa dei racconti che hanno un tocco di orientalismo felino. Il siamese che, ironico, osserva come un piccolo Buddha, con sereno distacco, l’evolvere un po’ macabro ed inquietante della vicenda umana, contraddistinta da angosce ancestrali, da un turbinio di vicende belle o brutte. Ahimé, il più delle volte brutte ed apparentemente irrisolvibili. Fino a quando il sornione siamese se ne va a dormire, dopo essersi riempito la pancetta con le offerte sacrificali dategli dalla sua premurosa padroncina.

Chi scrive ha fatto parte del variegato ambiente delle “gattare romane”. E’, quindi, in ottima posizione per valutare il mondo della scrittrice Cristina Rava e dei suoi elementi ispiratori di racconti mozzafiato. Ama tutti gli animali e vi sono foto con un bel cagnone affettuoso verso l’autrice ingauna, la scrittrice  di punta dei Frilli che ha delineato i contorni dell’ultimo intrigo spinoso per il commissario Bartolomeo Rebaudengo. Dopo un bel libro per l’editrice ingauna Delfino Moro, la Rava con “I giovedì di Agnese. Donne in guerra (2006) si era già fatta notare dalla critica letteraria. Decisamente sul “thriller” con il “cappon magro” e le “Tre trifole per Rebaudengo” (un’indagine ambientata ad Alassio).

Di pari passo,  l’altra regina del giallo ligure, la genovese Maria Masella procedeva a passi spediti verso il successo editoriale con Mariani ed il caso irrisolto ed il Cartomante di via Venti. Che altro aggiungere sui polizieschi ambientati in Liguria ? Lo si è detto: la lista è lunghissima.

Si va dal giudice Toccalossi che indaga sotto la Torretta (di Roberto Centazzo) a Sanremo si gioca sporco di Ugo Mariano. Caruggi di Albenga, solari passeggiate di Loano.

Insomma, non manca mai un’atmosfera alla Edgar Wallace, o alla Nero Wolfe, oppure più sinistramente, da caccia alle streghe e processo inquisitorio ai cavalieri templari. Ma i gatti (ed i cani) di Cristina Rava, come quelli dell’antico Egitto, sanno che – alla fine – prevarranno alla ricerca del Sacro Graal come nel Codice da Vinci e gli Angeli sconfiggeranno i Demoni, così come i buoni sconfiggeranno i cattivi anche negli oscuri intrecci di Dan Brown.

Sì, il nome della rosa, reminiscenze del  capolavoro di Umberto Eco.

Con qualsiasi altro nome, le rose avranno lo stesso profumo.

Ma Bartolomeo Rebaudengo non si stanca di ripeterlo e di avvertirci: se sono rose, moriranno…

CHRISTINE DELPORT

per “Trucioli Savonesei”    

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