Il pericolo di una croce sulle spalle

Senza sminuire i fatti del 7 ottobre, ormai è evidente che non si può giustificare tutto ciò che Israele ha fatto e fa come reazione a quella tragica data.
Per la sproporzione e per la modalità indiscriminata della reazione stessa, e perché a differenza di ciò che molti vorrebbero far credere, non è iniziato tutto da lì: Israele ha sempre sistematicamente violato tutte le Risoluzioni dell’ONU e tutte le Convenzioni di Ginevra, portando avanti una politica che badava ai propri interessi a scapito della legalità internazionale.

Infatti già il 20 luglio 2024 Amos Goldberg, il più illustre storico israeliano dell’Olocausto presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, ha definito ciò che stava accadendo “genocidio intenzionale”.
Vale la pena riportare un brano dell’intervista apparsa su JacobinMag in cui egli risponde alla domanda: “A che punto dell’attuale guerra era sicuro che le azioni di Israele a Gaza fossero diventate genocide?” Risposta:
“Se guarda al quadro generale, ci sono tutti gli elementi di un genocidio.
L’intento è chiaro: il presidente, il primo ministro, il ministro della difesa e molti ufficiali militari di alto rango lo hanno espresso molto apertamente.
Abbiamo assistito a innumerevoli esortazioni a ridurre Gaza in macerie, affermazioni secondo cui non ci sono persone innocenti lì.
Appelli popolari per la distruzione di Gaza si sentono da tutti i settori della società e dalla leadership politica. Nella società israeliana prevale un’atmosfera radicale di disumanizzazione dei palestinesi in una misura che non riesco a ricordare nei miei cinquantotto anni di vita in questo paese.
Il risultato è quello che ci si aspetterebbe: decine di migliaia di bambini, donne e uomini innocenti uccisi o feriti, la distruzione quasi totale delle infrastrutture, la carestia voluta e il blocco degli aiuti umanitari, fosse comuni di cui ancora non sappiamo l’intera portata, lo sfollamento di massa, ecc. Esistono anche testimonianze attendibili di esecuzioni sommarie, per non parlare dei numerosi bombardamenti di civili nelle cosiddette “zone sicure”.
Gaza per come la conoscevamo non esiste più. Pertanto il risultato corrisponde perfettamente alle intenzioni.”

Quanto più le sue parole, dette dieci mesi fa quando la Striscia era ancora una sorta di campo di concentramento, valgono ora che è diventata un campo di sterminio!

E dunque bisogna chiedersi cosa è successo a Israele; cosa ai tanti ebrei che ci vivono o che appartengono alla diaspora i quali si identificano con il Governo e lo condividono e sostengono. Pare impossibile che un popolo cui appartengono personaggi che tanto hanno contribuito alla civiltà e al progresso nei vari campi della scienza, della morale e dell’arte, personaggi che vanno da Kafka a Einstein, da Chagall a Maimonide, da Asimov a Freud, da Bellow ad Allen e, per restare in Italia, dai fratelli Primo e Arrigo Levi a Modigliani, sia giunto a questi livelli di aberrazione.
Ebbene, come quasi sempre accade, bisogna cercare la risposta nell’educazione e nella pedagogia: nel martellamento più o meno esplicito della propaganda che mira a delegittimare i diritti di un popolo instillando l’idea velenosa nei bambini in età scolare e addirittura prescolare secondo la quale l’inferiorità economica, tecnologica e culturale (dove “culturale” è da intendersi come quantità media di istruzione ) di esso giustifica predominio politico, apartheid e continue acquisizioni territoriali.
Con il sionismo educazione e pedagogia sono state improntate, in certi periodi più in altri meno ma sostanzialmente senza soluzione di continuità, a indicare nei palestinesi i diversi, in senso dispregiativo, fino a giungere alla definizione di “animali umani” che ne hanno dato il Maggiore Generale e capo del COGAT ( Coordination Of Government Activities in the Territories ) Ghassan Alian e il Ministro della Difesa Yoav Gallant, cioè l’ultima definizione che ci si aspetterebbe da rappresentanti di spicco di un popolo che da animale umano è stato trattato 80 anni fa e dovrebbe sapere cosa significa e a che cosa può portare questo concetto, ed esserne orripilato.
Il processo di cosificazione ha perciò un antico retroterra, che il 7 ottobre, a seguito dello shock
subìto per i rapimenti e le uccisioni di soldati e civili israeliani da parte dei miliziani di Hamas, ha amplificato a dismisura.
E’ a causa  di questo impazzimento della ragione che si è generata la grottesca situazione che mai avremmo immaginato possibile: i medici a Gaza prima di accorrere presso le persone ferite, non solo scelgono di non mettere il camice da medico volontario della Croce Rossa ma, se già lo hanno   indosso, prima di uscire in strada se ne liberano, perché sanno di essere, insieme ai giornalisti, i bersagli favoriti dai cecchini.

Fulvio Baldoino

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