Il pericolo dei nuovi fascisti
IL PERICOLO DEI NUOVI FASCISMI
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IL PERICOLO DEI NUOVI FASCISMI |
I fascismi. E’ vero che il termine “fascista” sia stato abusato, in passato, con troppa facilità e talvolta anche a sproposito ed è vero che da alcuni, anche oggi, viene affibbiato come etichetta per polemizzare con chi ha un modo di imporsi, di non ascoltare gli altri nell’esprimere la sua opinione o di prendere le sue decisioni. Proprio per questo è necessario soffermarsi su alcuni aspetti caratterizzanti di un’ideologia di tipo fascista e ciò che serve ad identificarla e che si possono sintetizzare nei seguenti: 1) Il forte legame con il territorio e la nazione intesa come comunione storica, culturale e razziale. 2) Il partito inteso come espressione del territorio-nazione. 3) L‘uniforme indossata dai militanti, spesso incentrata su una camicia (nera o bruna quella di triste memoria) e l’organizzazione di squadre che possono essere anche paramilitari. 4) Il legame con una storia antica i cui miti possono essere: l’Impero Romano, la Germania degli Dei pagani e i fiumi sacri. 5) Il maschilismo che diventa espressione di un linguaggio volgare e sboccato, spesso usato per insultare. 6) Il disprezzo per gli intellettuali, per la cultura e la politica parlamentare. 7) La base sociale formata principalmente dalla media e piccola borghesia. Leggendo molte considerazioni espresse da rappresentanti più o meno noti della Lega Nord sulle recenti manifestazioni del settantesimo della Liberazione che vanno ad aggiungersi a tutte le esternazioni di Salvini, colui che la rappresenta a livello nazionale circa le tragiche vicende dell’esodo delle popolazioni che attraversano il mar Mediterraneo, quelle politiche ed economiche; osservandone le strategie, i linguaggi, le opinioni espresse , ma soprattutto le modalità, che rimaste fedeli alla dinamica Bossiana ne amplificano i contorni, ritengo che il vero pericolo politico che, non solo in Italia, si sta diffondendo anche tra coloro che ne condividono le esternazioni ma ne ignorano la vera natura, sia proprio la Lega . Congiuntamente al Partito dell’ex cavaliere e a quei piccoli satelliti di destra che contrariamente non avrebbero una collocazione elettorale ma con cui hanno condiviso passati Governi, si propongono come i veri nuovi rigurgiti di un nuovo fascismo. E’ vero, la Lega si proclama antifascista, ma lo fa solo quando si dichiara contraria allo stato centralizzato e allo statalismo (ricordiamo ancora i “Roma ladrona “ di Bossi e Maroni), ma è un falso ideologico perché il fascismo è un concetto che si può applicare anche a realtà territoriali diverse magari separatiste: la Padania ma anche la Sicilia, dove nostalgici continuano a sperarne la realizzazione.(Non si spiegherebbe, in caso contrario, l’idiozia di una piccola parte di siciliani di allearsi proprio alla Lega Nord che dall’insulto all’intima convinzione, giudica il Sud e la Sicilia un luogo sottosviluppato abitato da sottosviluppati e mafiosi, ma dove è possibile persino “trovare della brava gente”). Mentre si definiscono pubblicamente morti il fascismo e il comunismo (ultime affermazioni di Salvini), si possono intimamente sognare regimi fascisti italiani, padani, tedeschi e francesi, dove il fascismo ha in sé forti elementi di populismo che fanno presa sulla popolazione sempre più ignara che si tratta di un’ideologia che finisce per difendere autoritariamente rapporti socio-economici basati sulla conservazione e la disuguaglianza. La Lega prima di Salvini non si è fatta mancare nulla a proposito di filofascismo: si è presentata come partito nazionale e nazionalista, che rappresentava interessi culturali ed economici fortemente conservatori e ha elaborato una forma linguistica e simbolica storicamente tipica del fascismo. – Il partito inteso come espressione di un territorio-nazione, la Padania, e difensore degli interessi nazionali padani. Chi dei politici leghisti aveva mai pensato che, in tale sistema, la Lega potesse perdere le elezioni e uscire dal Governo del suo territorio? – La camicia verde, indossata come uniforme dalle squadre dei militanti e non solo ( molto interessante il film uscito in DVD, ai tempi di Bossi: Camicie verdi, dove l’ostentazione di Borghezio, era significativa del vero significato che la camicia assume) – La storia mitologica celtica e il paganesimo rinnovato dai riti come quello dell’ampolla d’acqua del Po, il sacro fiume della Lega. – Il maschilismo con netti riferimenti sessuali. Nel linguaggio (ricordiamo che l’origine del “celodurismo” nasce proprio col padre della Lega Bossi, usato come vanto virile in chiave politica) ma anche nella tattica e nell’insulto, non risparmiato anche verso intellettuali, spesso etichettati come catto- comunisti, per definire quelli della peggiore specie, perché se diventa una polemica sterile quella che Alfano muove proprio nei confronti di Salvini a proposito della laurea, è vero che la preparazione culturale, lo studio e la formazione a qualsiasi incarico o professione deve fare la differenza. Non è necessario provare queste affermazioni perché basta aprire le pagine di un quotidiano, o guardare qualche salotto politico televisivo per accertarsene perché Salvini c’è sempre. La Lega e la partecipazione ai Governi passati. Si propone come nuovo, come se possedesse ricette per salvare l’Italia, ignorando che manca di credibilità perché di Governi la Lega ne ha frequentati e molti, con molte responsabilità e in buona compagniaIl Polo ha partecipato al primo governo Berlusconi di cui fecero parte cinque ministri leghisti: Maroni all’Interno e Vicepresidente del Consiglio, Pagliarini al Bilancio e Programmazione Economica, Gnutti all’Industria, Commercio e Artigianato, Comino alle politiche europee e Speroni alle Riforme istituzionali. Nel 2001 Berlusconi torna Presidente del Consiglio e la Lega torna al governo con Umberto Bossi Ministro delle Riforme istituzionali e devoluzione, Castelli alla Giustizia e Maroni al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, mentre Calderoli viene eletto vicepresidente del Senato. Nel 2008 col ritorno al governo di Berlusconi sono ministri: Umberto Bossi alle Riforme per il Federalismo, Roberto Calderoli alla Semplificazione Normativa, che ci regala la prima riforma elettorale, quel Porcellum che egli stesso definisce “porcata”, Maroni all’Interno e Zaia all’Agricoltura; sottosegretari: Balocchi alla Semplificazione Normativa, Davico all’Interno, Castelli alle Infrastrutture e Trasporti , Martini alla Salute e quella Rosy Mauro dello scandalo Belsito, vicepresidente del Senato Bossi, Calderoli, Giusi Mauro, Cota.
Ma anche in questa ennesima campagna elettorale, Salvini c’è, a disquisire su questioni europeiste, a dissertare sull’economia, ma ancor più frequente a inveire contro chi aiuta extracomunitari e Rom, razze da “radere al suolo” e sull’annosa questione della mancanza di sicurezza nelle nostre città.
La campagna elettorale. Mentre il gomito a gomito nella manifestazione di qualche mese fa a Roma tra camicie verdi e camicie nere non è un falso fotografico o un incidente, ma il punto di arrivo e parla da solo. Tutti “bravi ragazzi” dove non è lo stadio, ma l’aggregazione politica a fare il branco e tirare fuori la loro parte più becera quella che riesce a scrivere in un cartello ”Roma da incendiare”. Salvini, invece, è ancor peggio, perché è un approfittatore. Sulle disgrazie e sui guai della povera gente, sugli immigrati e su chi sta peggio, fa propaganda elettorale, facendo del populismo quanto di più fascista e razzista ci sia in questo momento storico. Non è stupido come qualcuno pensa, ma è consapevole che proprio in questo momento di forti tensioni sociali, si debba parlare con la pancia e sa di essere pericoloso e questo è drammatico, perché con le caratteristiche del suo partito si potrebbe facilmente portare il Paese a fenomeni come quelli del ventennio e passare così dall’autoritarismo a una nuova forma di fascismo. Fortunatamente molti l’hanno capito e nel suo giro elettorale per le Regioni, dove cambia maglietta con la scritta della regione che visita, al grido di “qui ci vuole una ruspa” (riferendosi a luoghi che ospitano migranti), ha anche ricevuto uova e verdure. Molti hanno anche capito che si reca al Sud cercando condivisione, ma lo fa tappandosi il naso per conquistare qualche voto “ terrone”. E la Lega nel suo giro di campagna elettorale comunica con gli anatemi politici di Salvini più frequenti che si riassumono nel: mandare “ a fare in culo Renzi”, nell’incitare la folla con “ chi non salta comunista è”, nel voler rimandare indietro i barconi dei profughi perché in un paese in calo demografico è in atto un processo di “sostituzione etnica”, nell’incitare a farsi giustizia da soli perché “Se entri in casa mia in piedi, puoi uscire steso”. Salvini diventa subdolo quando, paradossalmente evoca L’obbedienza non è più una virtù di don Milani, “perché è giusto disobbedire”. Ma a cosa? Alle leggi fiscali, all’Europa, all’euro, a chi t’impone gli immigrati e i rom. Facendo un uso perverso di don Milani, a un tale ribaltamento di senso, da apparire privo di ogni senso logico. La Lega e il Sud. Salvini diventa subdolo quando decide al Sud di parlare d’altro. Non parla più di Roma, perché sa che al Sud si aspettano aiuti da Roma, ma parla di “Bruxelles ladrona e Berlino imperiale e ladrona.” E, soprattutto quando indica alle genti del sud un sud ancora più sud, da stigmatizzare di comune accordo con le genti del nord: il popolo dei barconi che invadono le coste, proponendo soluzioni razziste e omicide come rimandarli sulle coste libiche da cui scappano, sapendo di ucciderli. Anche di tutto questo Salvini se ne frega. Traccia una linea e dice chi sono i veri nemici, per tutti,cercando i fantasmi dell’Uomo qualunque e di quel Movimento sociale che a Catania ebbe rilievo. ANTONIA BRIUGLIA |