IL PASSEROTTINO

   COMICA FINALE: IL PASSEROTTINO
LA GENTE REALE E IL CANDIDATO MARSON

COMICA FINALE: IL PASSEROTTINO
               LA GENTE REALE E IL CANDIDATO MARSON
 
 Non v’è dubbio alcuno che la fulva vegliarda fanatica del gran Capo, a lui osannante davanti al Tribunale di Milano ove (ma guarda un po’ che umiliazione !) Egli è stato convocato come qualsiasi altro imputato, e che lo ha definito “…un passerottino” (telegiornale di Rai 3 martedì 3 ore 19), appartiene a quella che il candidato savonese Marson definisce  la gente reale.

 

     Occorre riconoscere alla donna innamorato del Capo e, finalmente, sua coetanea una dolcezza fantasiosa che provoca inteneriti sorrisi. Dinanzi ad una pubblicistica che lo presenta come una specie di orgiastico ricercatore di sesso (affari suoi,  certamente, fino a che non pretenda di immettere le sue conquiste femminare  nei Ministeri, nei Consigli Regionali ecc., o non vi siano di mezzo delitti relativi alla prostituzione minorile, perché allora  diventa una questione di carattere pubblico), la candida visione del Capo, affermata dall’appassionata  settantenne, riconduce ad una poetica leggera e volatile il contorno aleggiante  intorno al fondatore del Partito del Predellino. Da esso Egli si eleva  a benedire il suo popolo, sicuro di sentir spirare dalla sua persona l’aura d’incenso del  pontefice ora beatificato e che, a suo dire, ha dato proprio a lui (!)  produttivi consigli.

   E’ una vicenda da “Comica finale”, in altri tempi trasmessa in tutti i cinematografi dopo qualsiasi film. In genere di trattava di Ridolini, Charlot, Stanlio e Olio, grandi attori. Qui di grande non c’è nulla, è tutto piuttosto infimo e meschino, impregnato di compensi di transito, di miserevoli attentati ai referendum, di panico di fronte al giudizio popolare (ma come? non è lo stesso sempre decantato per legittimare qualsiasi legge ad personam ?).

   Non dice, il Capo, quali consigli papali ha assorbito e, soprattutto, se li ha seguiti, ma, senza volere, getta nello stagno dell’advocatus diabuli ( quello che, nel  processo canonico di beatificazione, doveva trovare tutte le magagne per contraddire la santità del soggetto; istituto forse soppresso), che indicheremo con le critiche rivolte a Papa Wojtyla (abbraccio a Pinochet, condanna della teologia della liberazione, chiusura e condanna per l’omosessualità,  silenzio sui preti pedofili, rifiuto dei progressi in genetica, rilancio dell’accanimento terapeutico diversamente chiamato ecc.), getta, dicevamo, mentre si è in affannosa ricerca del secondo miracolo, in tale stagno un bel sasso.  Infatti, sotto il profilo dell’etica cattolica,  Colui non sembrerebbe, in base ai propri comportamenti, persona  ben consigliata.

   Ma venendo  à nos moutons, come dicono i francesi,  troviamo sulle cronache savonesi del solerte “Il Secolo XIX” di martedì 3 maggio 2011, a pagina 16,  una dichiarazione del candidato sindaco berleghista di Savona che merita approfondita analisi:

“Sento la gente realeha detto Marson– e i loro problemi reali.  L’ho detto che mi sarei calato.”

Paolo Marson (IVG.it)
Quanto sopra l’esimio avvocato ha esternato nel far visita al “Mercato del lunedì” di piazza del Popolo, fermandosi a parlare con gli ambulanti, come fosse uno dei loro (esagerato!).  Così scrivono i cronisti del  “Secolo XIX”.

 

Ora, i nostri quattro lettori  vorranno comprendere come  codeste frasi lapidarie  siano tali da determinare, in qualsivoglia commentatore, acute discrasie e dubbi linguistici di ampia portata.

Occorre innanzi tutto sgomberare il campo dalla semantica omonimica. L’attributo “reale” non ha, nella fattispecie, alcunché di monarchico.

Questo sembrerebbe ovvio ma non lo è . Gli addentellati infatti riguardano la posizione politica di destra ove, certamente, si collocano i conati  delle antiche casate e la populistica di “Avanti Savoia!”. Qui possiamo scartare l’ipotesi soprattutto perché, con la seconda proposizione, Marson afferma una “discesa” (mi sarei calato), incompatibile logicamente e semanticamente con il reale proveniente dalla parola “Re”-che quindi sta sopra- e riconducibile invece alla parola latina “res” (cosa).

 

Significa dunque che quelli del mercato sono oggettivamente esistenti (gente reale) e i  loro problemi sono problemi veri: facciamo  la politica delle cose,  come disse a suo tempo Pietro Nenni.

Sennonché, superando per un momento il cave a consequentiariis della saggezza latina (non tirare troppo le conseguenze logiche da fatti o atti), noi ci dobbiamo interrogare su come e dove l’ideologia marsoniana possa distinguere tra gente  reale e, evidentemente, gente irreale, tra problemi reali e problemi irreali.

Egli ce  lo deve dire! Non pare  che su questo dato abbia chiarito alcunché nella serata  di giovedì al Chiabrera. E’ troppo comodo andare all’accatto di voti dagli ambulanti informandoli: voi sì che siete gente, cioè persone, voi sì che avete problemi reali, cioè veri, non come… COME CHI?   Chi sono gli irreali ?  Quali sono i problemi irreali?

Suvvia avvocato, ci illumini.  Gli impiegati comunali? I precari? Quelli in cassa integrazione? I disoccupati? Quelli costretti a respirare le emissioni della Tirreno Power e del suo futuro ampliamento?  La Margonara?  I vadesi ecc.?

Non ci lasci nel dubbio, please, dettando, a “Il Secolo XIX”  o in qualsivoglia altra occasione,  più esaurienti proposizioni, perché, adesso, anche noi temiamo di non essere “reali”. E se appartenessimo già all’antimateria e non ce ne fossimo accorti? Oddio!!

    E poi, Ella “si è calato”.  E’ dunque disceso, bontà sua,  dall’alto, come evidentemente si afferma con tale verbo. “Calarsi in un pozzo”, per esempio, “Calarsi sulla folla” , “Calarsi nella tenzone” ecc.   Ammira o popolo, con ampie volute, cala il candidato dall’empireo aereo del passerottino de  Milàn e si immerge nella plebe !

O forse la frase è incompiuta, calarsi diventa  riflessivo- transitivo, per esempio “calarsi i pantaloni”.  Resta così ? ha re(g)almente calato se stesso ? o si è calato alcunché, una cosa reale, dunque,  tra gente reale, in problemi reali, lanciando e lasciando la sua realpolitik sui banchi del mercato?

    O si tratta della “calate” portuali?  Se andasse male come Sindaco resta l’ipotesi di presiedere l’Authority savonese. Dopo tutto la sua simpatica barbombra  potrebbe celare anche  questa seconda ipotesi .

Stia attento avvocato…Monte Citorio si allontana.

Bellamigo         

8 maggio 2011

 

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