Il nuovo fascismo alle porte? (Seconda parte)

IL NUOVO FASCISMO E’ ALLE PORTE?
(Seconda Parte)

IL NUOVO FASCISMO E’ ALLE PORTE?

(Seconda Parte)

 I valori

Ho trascorso la domenica scorsa in un paese del Monferrato dove posseggo la vecchia cara casa che è appartenuta alla mia famiglia materna da sei generazioni.

C’ era la festa del Paese, una festa storica che vive da 425 anni e che viene rinnovata ogni anni con orgoglio da parte degli abitanti di questo paesino della val Bormida immerso nel verde, che mantiene questa tradizione per un attaccamento alla propria storia con grande amore.

I miei amici mi hanno riferito che i giovani del Paese alle 4 del mattino erano ancora intenti agli addobbi e alla pulizia delle strade e al posizionamento di fiori per presentare ai visitatori il Paese nel modo più bello che mai.


La partecipazione diretta delle Comunità a eventi di questo tipo, dove i preparativi per un momento importante dell’anno, per il  quale ognuno dà il proprio contributo, e le emozioni ad esso connesse, consolidano i sentimenti forti di appartenenza al territorio natio, cosa che è difficile se non impossibile riscontrare ormai nelle grandi città.

Le grandi città, che sino ai primi anni del 900 erano niente di più che  dei grandi paesi, con i cittadini legati anche loro al loro territorio, al senso di appartenenza, alle usanze  locali che, oltre ad aver creato  dei valori comuni  sono state foriere di sviluppo economico, ben presto, con l’innesto  di una immigrazione  costante, hanno perduto tali valori.

La differenza fra città e paese la si riscontra a occhio, nel vedere i paesini ancora a misura d’uomo dove vi è il rispetto reciproco e una mutua assistenza, mentre le città sono sempre più irriconoscibili e la vita sempre più insopportabile e la tendenza generale è quella di rimanere chiusi in casa e socializzare il meno possibile, semplicemente perché vi sono sempre meno persone che condividono gli stessi valori.

Quando io ero bambino e abitavo alle Fornaci, mia mamma mi portava in estate ai giardini di Piazza del Popolo, dove abitava mia zia e mentre loro sedute sulle panchine al fresco chiacchieravano, io giocavo con gli altri bambini; poi rincasavamo alle Fornaci non prima delle 11 di sera. Mia Mamma aveva 26 anni io cinque.

Immaginate due belle giovani donne  con un bimbo di cinque anni passare le serate in Piazza del Popolo ai giorni nostri; la piazza è sempre la stessa, gli alberi sono sempre gli stessi,  tuttavia lo scenario è decisamente cambiato e  di mamme con bambini che socializzano  non ce ne sono più.

Quando ero ragazzo la Svezia era considerata un paese molto civile ed era considerato un esempio di come il senso del dovere e lo spirito solidale fossero parte del retaggio di quel mondo di indole calvinista .


Piazza del Popolo

Recentemente la TV svedese ha fatto una prova con candid camera, simulando in una strada in pieno giorno un stupro  a una donna in un auto e mentre la donna urlava e chiedeva disperatamente aiuto , nessuno dei passanti si fermava, anzi acceleravano il passo intimoriti; finalmente dopo oltre mezz’ora un signore ha chiamato la polizia;  essendo stata una simulazione naturalmente la donna era ancora viva e illesa.

Purtroppo anche la Svezia si sta imbarbarendo; risulta che vi siano quartieri alla periferia di Stoccolma dove la polizia proprio non ci mette piede, come del resto sta avvenendo anche a Parigi, Bruxelles e in quasi tutte le grandi città nord europee.

Immaginate se un tentato  di stupro fosse avvenuto 50 anni fa a Stoccolma o avvenisse oggi in un paesino di una qualsiasi area padana, sono sicuro che lo stupratore non avrebbe scampo, perché non passerebbero che pochi minuti e tutto il paese sarebbe in aiuto alla malcapitata, molto prima  dell’intervento delle forze dell’ordine.

Questo è il significato di  avere un “ legame con un territorio inteso come comunione storica culturale e razziale” fra le persone che abitano tale territorio , dove sia  i precetti religiosi che le tradizioni del territorio, tramandate da generazioni, surrogano  le stesse norme  di legge, legge che al contrario deve aumentare sempre le maglie dell’impunità per mancanza di mezzi e per eccesso di buonismo.  (vedi i sempre più frequenti condoni e amnistie)


Purtroppo i comuni valori legati alla comune appartenenza ad un territorio  sono andati prima lentamente ora sempre più celermente scemandosi sotto il peso della immigrazione selvaggia e della massificazione voluta da un connubio di interessi, che vanno  da quelli delle sinistre in cerca di voti clientelari  in funzione del potere , della chiesa in cerca  di nuovi fedeli,  del grande capitale in cerca di profitti, tutto a scapito delle popolazioni autoctone.

In Padania sino agli anni 50 la mafia non esisteva; inizialmente  attraverso la spedizione coatta al confino di intere famiglie mafiose da parte del potere centrale , in seguito  durante lo sviluppo industriale  con l’immigrazione per motivi di lavoro di mano d’opera dal sud, assieme a tantissime brave persone, sono arrivati anche tanti mafiosi; ora lamentiamo che vi sono intere zone in Padania dove addirittura la mafia governa, che, come un cancro produce ulteriori metastasi, che si diffondono in un territorio dove per oltre mille anni tale fenomeno non era mai esistito.

L’immigrazione di italiani dal meridione, nonostante iniziali problemi di mentalità e nonostante il discorso mafia (che purtroppo non è poca cosa),  ha potuto integrarsi abbastanza bene con i popoli padani, specialmente con le nuove generazioni,  principalmente per una ragione e cioè per avere in comune  la stessa religione, religione intesa come morale e filosofia di vita; cosa che non è avvenuta nella vicina Jugoslavia dove le differenti religioni hanno generato la guerra civile e dove tutt’ora le truppe della Nato devono vigilare  le enclavi delle varie minoranze etnico-religiose per prevenire altre carneficine.

Io sono convinto che queste immigrazioni di massa di popoli di religioni diverse fra 50/100 anni faranno diventare l’Europa una grande  Jugoslavia  e come finirà sarà facile pronosticare, visto cosa è successo nel territorio europeo appena citato, abitato per secoli da popoli di origine slava prima di essere parzialmente  invaso da popolazioni turche.


Noi abbiamo ereditato dai nostri padri una società benestante, temo che  i nostri nipoti erediteranno da noi povertà e caos.

I primi risultati sono già visibili nelle periferie delle grandi città, che sono diventate  terra di nessuno, dove le regole e le leggi sono off-limit, dove il vivere civile è off-limit, dove si covano i prossimi terroristi che poi si diranno essere francesi,  italiani, belgi,  insomma  europei.

Certamente saranno europei perché  è stato dato loro il passaporto europeo, ma orgogliosamente non si sentiranno europei e principalmente non avranno la tolleranza degli europei, ma prima o poi vorranno  imporre anche all’Europa  i loro usi, i loro  costumi e la loro religione.

A quel punto non oso pensare come saranno ridotte le città e come saranno ridotti i paesini  e quale sarà la bolgia della cultura multirazziale in cui dovranno vivere le future generazioni e il “maschilismo” che le nostre nipotine dovranno,questa volta, conoscere veramente nel senso stretto, altro che “celodurismo”.

Il territorio

La densità del territorio europeo è di 70 abitanti/km2 , la densità dell’Africa 33/km2, la  densità  dell’America 21 /km2, la densità dell’Italia 99/km2. L’Italia ha più della metà del proprio territorio non abitabile perché boschivo o montuoso inospitale.

Moltissime zone di campagna sono completamente abbandonate, i sentieri nei boschi sono spesso coperti dalla boscaglia, sovente nei boschi si trovano discariche abusive, costruzioni orrende  sorgono nelle le città sovraffollate sempre di più, per creare nuove abitazioni propedeutiche a nuovi arrivi.

Per secoli, pur senza i mezzi tecnologici dei giorni nostri, le comunità autoctone lavorando sodo sono riuscite a vivere, migliorare la propria esistenza , procreare e sopra tutto amare e difendere il proprio territorio,  trasmettendo tale amore ai figli ed essere il baluardo del degrado e della disgregazione naturale  del suolo natio.

 

Tali comunità si sono basate su nuclei famigliari omogenei che hanno sempre mantenuto un rapporto con il territorio sia per amore che per ” l’interesse comune.”

I valori morali dei nostri popoli basati sulla famiglia  hanno tutti un comun sentire  e cioè traggono origine da un ” retaggio tribale” di  quel fantastico popolo, che entrò progressivamente in contatto con il mondo greco romano nel III secolo A.C.  e occupò la parte centrosettentrionale dell’Europa: mi riferisco alla stirpe dei Celti.  Il toponomastico del nostro monte Beigua e lo stesso nome della nostra città (Sauconna da cui Sann-a) dimostrano la presenza di questo popolo anche nella nostra Liguria, popolo  con cui noi  leghisti sentiamo un legame quasi “sacrale”, perché  rappresenta le nostre origini ed è presente nel nostro DNA.

Se amare le proprie origini e essere devoti a quei lontani antenati, che sono stati anche il punto di partenza delle nostre fortune, fortune purtroppo oggi in pericolo, è considerato da qualcuno un sentimento negativo certamente noi leghisti  non ce ne facciamo affatto un problema.

Chi non ha a cuore questi valori e non si sente legato al proprio  territorio, perché ha radici altrove o semplicemente non ha questa sensibilità, è complice morale  di certe politiche lassiste, che stanno portando il nostro territorio a diventare una grande bidonville.


Cartina antica di savona

Quando si tratta di migrazione non si può prescindere dalla sostenibilità di ogni territorio a sopportare tale fenomeno e le immigrazioni incontrollate, specialmente di etnie non compatibili con le caratteristiche del territorio, non possono che essere foriere di vasti problemi economico-sociali.

Tanto per fare un esempio, una migrazione di indocinesi, popoli abituati a coltivare terre difficili e lavorare 12 ore al giorno per cavarvi il riso di sopravvivenza, sarebbe perfetta per ripopolare le nostre colline abbandonate e riformare un presidio umano contro le  catastrofi naturali dovute all’attuale abbandono di tali territori, mentre un immigrazione di venditori di patacche serve solo ad aumentare il degrado delle nostra città e a fare fallire le nostre aziende che pagano le tasse.

Tralasciando  l’argomento legalità, perché è materia da trattare a parte nella prossima puntata, noi leghisti non siamo contro l’immigrazione tout court, non siamo contro altre razze, siamo semplicemente pratici e  responsabili e per niente ipocriti.


Non si aprono le porte a migrazioni selvagge per mantenere tanti  baldi giovani in alberghi a 4 stelle o, con la stessa disinvoltura,  altrettanti giovani sotto i ponti in mezzo ai topi; al contrario si devono aprire le porte, innanzi tutto nella misura in cui ci sia una compatibilità tra  chi arriva e le risorse a disposizione, e poi chi  arriva deve conformarsi alle nostre leggi.

Nazioni molto più grandi di noi, con densità abitative nettamente inferiori alla nostra, fanno rispettare le loro leggi ,  e la loro accoglienza è basata sulla fattibilità della stessa in base alle esigenze del paese e alla richiesta di mano d’opera , affinché i migranti trovino un  lavoro che dia loro dignità e contribuisca a farli sentire partecipi dello sviluppo dell’economia e delle vicende del paese che li ospita, del  quale paese rispettano le  leggi e i  costumi delle popolazioni.

Queste sono cose talmente normali , dettate dal buon senso, dettate dalla buona fede e chi non vuole comprendere dimostra di avere poco intelletto o interessi secondari.

Fine seconda parte……….segue la prossima Legalità e simboli

Silvio Rossi  Lega Nord

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