Il Nessunpostitan

Il Nessunpostitan

Il Nessunpostitan

Il Nessunpostistan è una nazione nord europea, che confina con il Inboccalupistan, con il Cadeldiavolostan e con il Vattelapeschistan. La sua economia è basata sull’industria, che però oggi è in forte declino. Non ci sono grossi problemi sociali, particolarmente gravi, ma sicuramente sono tutti causati dai vicini dei vari paesi, o anche non troppo vicini, che vanno in Nessunpostitan per rubare ora l’acqua, ora l’aria, talvolta il sole, più raramente (ma è successo) anche l’ombra.

 

Gli abitanti del Nessunpostitan sono probi, sani, onesti e lavoratori. Se non fosse per una classe di politici integralmente corrotta, loro, il popolo, potrebbero essere anche meglio di come sono, ad esempio potrebbero pagare le tasse. Ma vedendo come sono gli amministratori, al popolo vien voglia di non pagarle, o di farlo meno che possono.

Ho un amico che ci vive. Recentemente ha subito il brutto tempo invernale sotto forma di una nevicata. Pochi centimetri però, ed essendo in dicembre, perfettamente in media con quello che ci si aspetta dalla stagione. Infine i molteplici servizi meteo televisivi e sul web, hanno pronosticato con grande precisione l’evento.

Ciononostante i disagi sono stati, come sempre, piuttosto pesanti. Disagi alla circolazione veicolare, sia chiaro. Ma dato che la vita dei nessunpostesi si svolge principalmente sull’auto, ecco che il disagio è percepito come totalizzante, paralizzante, inibente la propria libertà e il proprio diritto di occupare un parcheggio pubblico. I pochi pedoni non si lamentano. In genere si tratta di anziani che borbottano qualcosa per conto loro.


L’amico mi raccontava di possedere un box auto sotto il livello stradale, vicino ad altri box, ma di non avere un servizio di sgombro neve condominiale. Per cui, come sempre, a ogni nevicata, alcuni animosi proprietari si dedicano alla spalatura. “Questa volta – mi racconta l’amico – c’era un fatto nuovo: sulla rampa di uscita si trovava un camioncino lucido, che gli esperti mi dicono essere un SUV, acronimo di Supremazia Urbana Veloce. Il SUV non riusciva a salire. Slittava, fermo a metà salita. E, cosa ancora più angosciosa, per la posizione assunta rischiava di raschiare il muro di cemento. La donna alla guida era piuttosto preoccupata, non trovando via d’uscita. Era al telefono, poverina, con il quale stava richiamando all’ordine e all’aiuto il marito, evidentemente occupato non troppo lontano. Io, di buona lena, continuavo a spalare la mia porzione di neve. D’un tratto arriva sulla strada principale l’automedica. Oibò, penso, ci deve esser qualcuno che sta male. Macché: è sceso il marito con un secchio di sale, aveva con lui un ragazzone prestante, con l’uniforme della Civile Protezione Urbana. Il marito, fra i borbotti, corse al salvamento (del SUV), il giovanotto stazionò nei miei pressi, con le mani in tasca. Tanto nei pressi che lo pregai di scansarsi, perché lo spalamento neve richiede un raggio di manovra sgombro. Intanto il marito si grattava intensamente la cucuzza di fronte al problema: come muovere la macchina senza strusciarla sul cemento? Sparse poco sale sotto le ruote e poi si mise a cercare una pala. Discese nel suo proprio box, ma non aveva nulla di simile. Continuava ad agitarsi avanti e indietro, non osando a chiedere a noi spalatori di prestargli la nostra. Eppure – disse il signor marito – voglio comprarmi una turbina a motore. Quella sì che va bene! Quella in un attimo toglie tutto. Me la devo proprio comprare.


Io – continuava il mio amico – mi son permesso di dirgli che sì, va bene senz’altro la turbina, ma anche procurarsi una pala per l’inverno, dei buoni antineve sulla macchina e ancor più un’auto adatta a viaggiare sulla neve, visto che si deve uscire con queste strade…

Il marito prese la cosa come un appunto personale. Mise su un muso profondissimo e se ne andò alla guida del SUV, dove, sgasando e presumibilmente bestemmiando, riuscì a cavarsi d’impiccio con poche rabbiose manovre. Sceso, riprese il “suo” (?) secchio di sale, fece un cenno al giovane della Civile Protezione, e si ritirarono entrambi da dove erano venuti, peraltro senza salutare.

Il Nessunpostistan è abitato da gente strana, ho detto al mio amico. Deve rassegnarsi: brave persone, per carità, sempre pronte al consiglio o addirittura alla critica o forse ancora meglio alla denigrazione. Un tempo si denigrava solo il potente: fosse esso re, duce o semplice onorevole. Ora si denigrano anche i poveracci, molto più comodi e pratici da denigrare. In ogni caso vedi bene – gli ho ancora detto – un uomo che deve aiutare la propria sua moglie in difficoltà interviene con un mezzo pubblico per le urgenze sanitarie, con l’accompagnamento di un valido elemento della Civile Protezione. Impiega sale, tempo e mezzi che non dovrebbero essere impiegati così. Poco male: non ha causato praticamente nessun danno al pubblico. Stupisce però che non provi nessun imbarazzo. È questo il dato inquietante della tua storiella. In realtà, io credo, nel vostro Paese avete preso il brutto vizio di aspettarvi sempre qualcosa da qualcuno, perché è comodo, è facile e dopo si può anche criticare. Sognate in grande, dite che volete comprare la turbina mega potente per sgombrare tutta la neve del Nessunpostistan, e poi se vengono cinque centimetri di neve non siete in grado di pulirvi il marciapiede davanti casa, e quando spostate la macchina mettete una cassetta, come a rivendicare una proprietà. Sareste disposti a fare la rivoluzione, a impiccare tutti, ad andare a Orma (capitale del Nessunpostistan) a cacciare tutti i politici corrotti. Ma non oggi, magari domani, nel pomeriggio. Odiate chi si muove sull’auto blu, ma appena possibile vi ci sedete voi. Non li odiate per via dell’ingiustizia, li odiate perché vorreste esserci voi su quell’auto.

Io, grazie a Dio, sono diverso: abito in Italia e noi italiani siamo tutti probi, sani, onesti e lavoratori.

Il mio amico ha scosso la testa e mi ha mandato a quel paese. Non so perché, ma ho paura che quest’anno non ci scambieremo neanche gli auguri di Buone Feste.

Come invece mi permetto di fare con i miei lettori: Tanti Auguri! E speriamo di essere un po’ meglio di come siamo. Tutti noi. Io.

 

 ALESSANDRO MARENCO

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.