Il Natale tra tradizione e consumismo
In questo periodo dell’anno negozi, strade e città sono tutte un luccichio di decorazioni e addobbi realizzati in largo anticipo per incentivare le persone allo spirito natalizio e nel contempo ad un irrefrenabile desiderio di fare acquisti tanto da prevale il conformistico rituale di comperare dei regali.
In questo periodo dell’anno negozi, strade e città sono tutte un luccichio di decorazioni e addobbi realizzati in largo anticipo per incentivare le persone allo spirito natalizio e nel contempo ad un irrefrenabile desiderio di fare acquisti tanto da prevale il conformistico rituale di comperare dei regali.
L’emblema della società contemporanea è proprio il consumismo e le feste natalizie rappresentano uno dei momenti più a rischio poiché va a soppiantare il vero significato del Natale e nonostante sia una festività religiosa che celebra la nascita di Gesù Cristo, per i credenti è anche un momento di condivisione, occasione per riunirsi con amici e parenti.
Per quanto questa festività sia apprezzata da molti, non tutti percepiscono il reale valore e il messaggio fraterno che vuol trasmettere, tuttavia resiste nel tempo e coinvolge ognuno nell’atmosfera natalizia, ma svuotata del suo significato più autentico e dal trionfo del mercato, poiché in questi anni è puramente sinonimo di consumismo, ossia fenomeno economico-sociale nonché il motore dell’economia.
La suddetta commercializzazione delle feste religiose comporta una trasformazione culturale che fa perdere di vista ogni spirito di celebrazione religiosa. Prevale il conformistico rituale dell’acquisto dei regali che si lega all’essenza di una vita simbolica così che il consumismo nel suo complesso comporta aspetti tra i quali il promuovere una mentalità materialistica, in cui il valore di un individuo è misurato dagli oggetti che possiede e che può acquistare piuttosto che delle relazioni o valori personali.

PUBBLICITA’ Ieri sera all’Auditorium di S. Caterina a Finale tradizionale spettacolo pre-natalizio con copie danzanti. Qui sopra uno short dedicato agli 883
Non stupiscono le file chilometriche, corse a perdifiato, offerte imperdibili, il tutto per soddisfare quel senso di dovere autoritativamente imposto e irrinunciabile, tanto che la commercializzazione delle festività natalizie ha mutato il modo in cui le famiglie trascorrono il periodo festivo e il tempo che dedicano alla celebrazione puramente religiosa.
E’ facile constatare che il consumismo è un disvalore che seppellisce ogni valore umano plasmando e manipolando la società nella logica dell’acquisto e nella ricerca affannosa di qualcosa che può appagare e nell’inconscia obbedienza che svilisce ogni principio d’incisione religiosa
I doni e i regali possono essere un motivo in più per avvicinare le persone, ma non l’unico scopo di tale festività, altrimenti si rischia di perderne il significato e di privarne dei veri principi e valori che porta con sé, tra i quali amicizia, pace e gioia.
Come mise in evidenza l’antropologo e sociologo Marcell Mauss che “i doni” non hanno lo stesso scopo del commercio e dello scambio nelle nostre società più elevate e lo scopo è prima di tutto morale, l’oggetto è quello di produrre un sentimento di amicizia tra le persone interessate e se l’operazione non ottenesse tale effetto tutto verrebbe meno.
Tra alberi sempre più moderni, luccicanti decorazioni, pranzi ricchi di prelibatezze è fondamentale e soprattutto doveroso riscoprire in ogni sua sfumatura il vero significato del Natale, occasione per celebrale lo scambio reciproco di condivisione e generosità e momento di riflessione sui veri valori spirituali e culturali che tengono unite famiglie società.
Dolores Di Mambro da PENSALIBERO