Il MoVimento 5 Stelle

 

Il MoVimento 5 Stelle
e la realtà savonese
Mi piacerebbe iniziare a parlare del MoVimento,
 cercare di controbattere

Il MoVimento 5 Stelle
e la realtà savonese
Mi piacerebbe iniziare a parlare del MoVimento, cercare di controbattere

 
Qualche tempo fa ho parlato della grande manifestazione che si è svolta (ovviamente ignorata dai media) a Cesena: musica, interventi di esperti su vari temi, festa e allegria, per una volta spensierata, per tante persone, senz’altro più di centomila, di tutte le età.
 
E poi, dopo questo bagno di speranza, sono ricaduta nelle depressioni locali, anche accorgendomi di come tutto questo passi inosservato, o al più sia oggetto di giudizi sommari, lapidari, superficiali e alquanto disinformati per non dire scorretti.
Dico scorretti, perché? Non è che non possano essere mosse critiche al personaggio Grillo o al nascente MoVimento, che come tutte le “creature” ancora giovani può commettere errori ed ingenuità.
 
Il fatto è che quando si parla solo e soltanto in negativo, per puntare il dito contro magagne vere o presunte, senza mai citare i tanti, tantissimi elementi positivi e concreti che questo nuovo fermento porta con sé, c’è da sospettare che i giudizi non siano proprio in totale buona fede. O quanto meno siano espressi da persone che volutamente rifiutano di informarsi in modo meno superficiale. O che lo denigrano perché iniziano a esserne preoccupate.
(Il che, di per sé, sarebbe anche un buon segnale. Ma certi attacchi danno fastidio comunque.)
 
Mi piacerebbe iniziare a parlare del MoVimento, cercare di controbattere.
Mi piacerebbe, ma l’impresa è complessa. Da un lato non so fino a che punto convenga perdersi in un labirinto di accuse e controaccuse e puntualizzazioni che annoiano e fanno perdere tempo ed energie: credo che la risposta migliore, alla maggior parte di queste sparate, la si possa dare con i fatti e i programmi concreti, con la conoscenza dell’impegno, delle persone, e la testimonianza diretta.
 
Dall’altro, non so bene da che parte cominciare. Certe obiezioni sono state combattute fino alla nausea, e se pure tornano a galla, vuol dire che non serve, che qualcuno non vuole proprio ascoltare.
Ancora mi stanno al “vaffa” e all’antipolitica… Addirittura ritorna lo slogan “proposte non proteste”, che se era già inesatto al tempo del primo V-day, tanto più lo è ora, che il MoVimento alle scorse regionali ha dimostrato, entrando in politica concretamente, con un programma preciso, di averle le proposte, eccome.
 
Era già inesatto in principio, perché volutamente (e scorrettamente, lo ribadisco) la quasi totalità dei media si era concentrata sulle parolacce e le invettive, omettendo di precisare che il tutto era nato a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare, per un Parlamento pulito e per cambiare la legge elettorale.
Proposta che ora, guarda caso, è finalmente sotto esame in Senato. E guarda caso, ciò avviene quando anche alcuni partiti si svegliano e studiano modifiche all’attuale sconcezza.
 
Così come il secondo V-day aveva per oggetto tre referendum che intendevano colpire il sistema di controllo dei media, la concentrazione delle testate, delle tv, o il fenomeno dei giornalisti “embedded”.
Il tutto fu bocciato cavillando puntigliosamente sulle firme. Ora da mesi non si parla che del bavaglio, del blocco alle intercettazioni, delle censure Rai eccetera. Tutti si svegliano e cadono dal pero, quando i peggiori e prevedibili effetti si sono manifestati in tutta la loro evidenza. Come se tutto ciò che ha causato questa situazione avesse un solo responsabile, il solito, e non i tanti colpevoli di averlo assecondato nel tempo.
 
Però non sono cessate le litanie sul Grillo antipolitico, sulle parolacce, sul qualunquismo, sulla pericolosità di un fenomeno eversivo, sull’appoggio indiretto alle forze peggiori e via delirando.

Ora ci si scandalizza per l’ingresso in politica di coloro che animavano queste iniziative, che hanno deciso di battersi in prima persona e in modo indipendente. Per iniziare a costruire qualcosa di più duraturo.

Ci si   scandalizza che rifiutino alleanze e compromessi. Ma se sono stati proprio alleanze e compromessi, spesso trasformatisi in una palude di inciuci, interessi intrecciati, immobilismi, corruzione, ad averci portati al punto in cui siamo.

Sarebbe scorretto e antipolitico, quello sì, dire che chi è nella struttura dei partiti sia per forza implicato in tutto questo. Ma è un dato di fatto che all’interno dei partiti stessi sia diventato quasi impossibile opporsi all’andazzo o invertire la tendenza.

Perciò, collaborazione con le persone sì, speranza che i partiti si rinnovino nel metodo, nel merito e nella componente umana, anche, ma alleanze ora come ora no, o se ne sarebbe risucchiati.
Mentre ben vengano le alleanze con i movimenti e i gruppi critici che animano la società civile. Con i quali, del resto, la collaborazione è avviata da tempo senza alcun problema.
 
Riappaiono giornalisti “acidi” a meravigliarsi che Grillo mandi tutti a quel paese, quando gli propongono di firmare appelli o di aderire a iniziative che lui stesso proponeva anni fa, nello scherno generale: battaglie e proposte che adesso improvvisamente sono diventate indispensabili e giuste per l’uno o per l’altro politico o partito, gli stessi che prima lo combattevano con tutte le forze e che ora con opportunismo tentano di cavalcare l’onda dello scontento che sale.
 
Non intendo sfinirmi ulteriormente a inseguire i denigratori di professione, basterà riproporre la ricostruzione più corretta del percorso seguito dal blog di Grillo e da ciò che ne è scaturito, quella fatta ad Annozero dal sempre impeccabile Travaglio:
 
 
Però non posso sentir parlare a casaccio di questo MoVimento come se si trattasse dell’improvvisazione più totale, demagogia, populismo, protesta, qualunquismo, adorazione di un guru.
Non si può confondere un esperimento serio e ponderato di democrazia diretta, (magari con quel pizzico di utopia, certo, ma cosa se non l’utopia può dare slancio alla speranza e riportare entusiasmo dove da tempo si è perduto?) con una corrida di dilettanti allo sbaraglio.
 
Non si può giocare sempre e comunque sulla figura di Grillo per lamentare il pericolo di un partito basato su un leader carismatico, quando tutto ciò che si va facendo e che viene predicato da Beppe stesso è per affrancarsi dalla sua figura e dal suo ruolo, per costruire qualcosa di importante sulle proprie gambe, basato sulle idee e diverso da un partito. E del resto, la contraddizione è evidente: o siamo improvvisatori allo sbando e semi anarchici, gente che da un solo argomento o da una piccola battaglia pretende di costruire tutto, o siamo fanatici privi di autonomia che pendono dalle labbra di un vate, di un uomo-partito. Le due accuse, è evidente, non sono conciliabili.
 
Non si può ostinarsi a rifiutare di prendere sul serio un MoVimento e le sue istanze, tante, puntuali, concrete, o viceversa mostrare di prenderlo seriamente solo come enorme rischio di un nuovo Berlusconi (affermazione che rappresenta la peggiore sciocchezza che il peggiore giornalismo abbia prodotto, anche quello cosiddetto progressista nella persona di Curzio Maltese).
 
 
Non si può, insomma, passare direttamente dalla disinformazione alla calunnia bella e buona, completamente svincolata dalla realtà.
 
Un minimo di lucidità e correttezza sarebbero auspicabili per fare qualche passo avanti.
 
Anche l’affermazione tanto contestata “non siamo di destra o di sinistra, siamo avanti (o siamo sopra, nella versione recente)”. va presa per quello che è.
 
Cioè un tentativo di superare quell’empasse per cui chiunque cerchi di parlare di fatti viene attaccato per l’ideologia, un trucchetto che per troppi anni ha bloccato la nostra democrazia in una sorta di litigata da dopopartita, una specie di tifoseria calcistica applicata alla politica. La quintessenza di tutti i vuoti dibattiti tv.
 
Il che non vuol dire rinunciare a sani ideali, siano essi “di sinistra”, come una maggiore giustizia sociale, o “di destra”, come la richiesta di legalità. Oppure che non dovrebbero avere colore, come il rispetto dell’ambiente e un futuro sostenibile.
 
In definitiva (e mi riservo di andare più nel dettaglio in seguito) si parte da argomenti importanti come:
– l’efficienza energetica e le nuove fonti rinnovabili;
– la lotta alla cementificazione eccessiva per un’edilizia più razionale ed ecosostenibile;
– i rifiuti zero, con tutta l’economia virtuosa che può ruotarvi intorno;
– l’attenzione alla salute;
– la mobilità che riduca l’inquinamento, migliori gli spostamenti e la qualità della vita;
– la legalità, combattendo le mafie e la corruzione e puntando alla trasparenza negli appalti;
– la serietà della cosa pubblica, con la lotta agli sprechi, alle prebende eccessive, alle consulenze gonfiate, la candidatura di persone pulite e il taglio di rimborsi ed emolumenti.
 
E poi l’istruzione e la tecnologia, la rete diffusa, l’acqua pubblica…
 
Venendo a noi, alla nostra realtà, vi pare che tutto questo non ci riguardi, non vada a colpire direttamente i nodi della nostra stagnante politica locale e le criticità per migliorare l’amministrazione?
Parliamone, se vogliamo. Dibattiamo gli argomenti concreti. Ma per favore, basta calunnie e sparate spocchiose e sentenziose.
Altrimenti, il dubbio maligno è che proprio di questo, degli argomenti concreti, si rifiuti di parlare, perché troppo scomodo.
In nome di progetti politici filosofici campati per aria e di là da venire, del sempiterno riproporsi di chi già ha avuto occasioni e le ha colpevolmente mancate, o del semplice status quo, mantenimento di privilegi compreso.
 
Milena Debenedetti   23/10/2010

Il mio ultimo romanzo  I Maghi degli Elementi 

 
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