Il Movimento 5 Stelle

IL MOVIMENTO CINQUE STELLE
Le motivazioni che portano molte persone, soprattutto giovani, ad aderire o votare per il M5S

 IL MOVIMENTO CINQUE STELLE

 Prima dei fatidici anni che vanno dal 1989 al 1992 i partiti politici riuscivano, nel bene e nel male a rappresentare in qualche modo le opinioni, i sentimenti, le aspirazioni delle persone di tutte le classi sociali. I comunisti erano fortemente maggioritari tra gli operai, la DC rappresentava il ceto medio, i Liberali i grandi e medi capitalisti. E poi c’erano altri piccoli partiti di opinione quali il Partito repubblicano, i Socialdemocratici, i Radicali. Per il PSI sarebbe necessario un discorso a parte perché erano presenti in tutti i ceti sociali, anche se si ispiravano alle ideologie socialiste.

 

Naturalmente questa è una analisi molto grezza e superficiale che mi è utile solo per dimostrare che quasi tutti si sentivano rappresentati, nelle loro idee e aspirazioni, da un partito politico. Infatti la partecipazione alle elezioni era molte elevata, anche superiore al 90%.

Con la caduta del muro di Berlino prima e con “mani pulite” poi, tutto quel mondo è crollato. Quei partiti sono tutti scomparsi. Probabilmente quel mondo è crollato anche perché si basava su molti inganni e molte illusioni.  Il cosiddetto “comunismo reale” da alcuni anni dava segni evidenti di marciume ed è bastato poco perché, in quel novembre del 1989, assieme al muro, crollassero, uno alla volta, tutti i regimi dell’est europeo. Lo stesso vale per “mani pulite”; quell’indagine giudiziaria fu tanto eclatante da provocare la scomparsa in poco tempo di tutti i partiti perché quei partiti si erano corrotti, non solo in senso stretto per le tangenti che incassavano ma anche perché avevano tutti perso le loro radici popolari e la loro ragion d’essere.

Le ideologie, e le classi sociali su cui si basavano, si stavano sfarinando e confondendo tra di loro. Senza più forti ideologie di riferimento (comunista, socialista, cristiana, ma anche liberale), sia tra le persone comuni che tra le classi dirigenti prevalevano gli interessi particolari di categoria, oltre che personali. E’ da questo premessa che, a mio avviso, deriva il dilagare della corruzione; il partito veniva usato non più per promuovere aspirazioni o idee comuni ma per raggiungere i propri scopi di carriera e di tornaconto economico.

Come in tutti i momenti di crisi i cambiamenti non sono immediati ma hanno dei prodromi (i discorsi di Berlinguer contro l’ingerenza dei partiti in campi, come quello dell’economia, che non gli competevano), apice (crollo del muro, mani pulite) e contrastati sviluppi successivi, a volte anche molto lunghi.

Il movimento cinque stelle, secondo la mia opinione, fa parte di questi sviluppi successivi.

Non mi è mai piaciuto Grillo, neanche quando, come comico, faceva ridere le platee esibendosi in gag basate sulla battuta che “i socialisti sono tutti ladri”. La prima volta che venne a Savona riuscì a riempire tutta piazza del popolo nella parte ora riservata al parcheggio. Lui arringò la folla con atteggiamenti e frasi in stile “ducesco” (il famoso “ … italiani !!!!!) e frasi contro tutti i politici indistintamente accusati (in molti casi anche giustamente) di ogni nefandezza. Ma ciò più mi impressionò fu la reazione entusiastica della folla, composta soprattutto da giovani; era un vero trascinatore. Si aveva l’impressione che avrebbe potuto far fare qualsiasi cosa a quella folla entusiasta, nel bene e nel male.

Negli anni e nei mesi successivi Grillo ha poi proseguito sullo stesso filone con il famoso “vaffa day” e con la traversata, in stile mussoliniano, dello stretto di Messina.

Tuttavia il M5S, nonostante le premesse, non si è caratterizzato come un movimento di destra, per lo meno non solo così. La maggior parte degli aderenti mi sembrano mossi da una sincera volontà di cambiare la politica per farla ritornare ad essere al servizio dei cittadini; la maggior parte mi sembrano persone con una cultura di sinistra, anche se loro non vogliono essere così definiti. Molte loro proposte e prese di posizione mi sembrano condivisibili; innanzi tutto quella sul reddito di cittadinanza che comporterebbe una vera rivoluzione nel sistema italiano di welfare, intaccando anche interessi consolidati; alle prese di posizione contro i costi assurdi della camera e del senato, sia per quanto riguarda gli stipendi dei parlamentari che i costi per dipendenti e gli altri benefit a favore di deputati e senatori, a mio avviso assolutamente ingiustificabili. Altre proposte le trovo decisamente “populiste” e prive di senso, come quella dell’abolizione di Equitalia, perché il problema non sta certo nella struttura ma, eventualmente, nelle regole sulla base delle quali Equitalia opera.


Ma ciò su cui mi interessa di più riflettere sono le motivazioni che portano molte persone, soprattutto giovani, ad aderire o votare per il M5S. La ragione principale, secondo me, è che le persone non sopportano più il vecchio modo di fare politica. Mi riferisco alle modalità comportamentali e operative e non solo ai programmi; questo riguarda sia la destra che la sinistra.

Volendo sintetizzare in una sola parola le modalità operative dei politici attuali direi “opportunismo”. In altre parole l’azione politica, le proposte, le discussioni, si fondano sulle convenienze del momento, personali e di parte, in assenza di una “visione”, di ideali e di idee forti. Vi è poca trasparenza nelle motivazioni delle decisioni prese le quali sono troppo spesso elaborate in sedi extra istituzionali e vengono poi portate all’approvazione delle assemblee elettive a giochi fatti, trasformando così gli eletti in semplici ratificatori di decisioni altrui. La politica così praticata, non appare più finalizzata al bene comune ma alla carriera e al tornaconto personale e di parte.

Credo che sia la reazione a questo tipo di politica che ha motivato molti giovani ad aderire al M5S.

In quel movimento vi sono però modalità organizzative e istituzionali che contraddicono, quasi in toto, le motivazioni che ne hanno determinato la nascita.

Innanzi tutto la poca trasparenza. Ve la ricordate la retorica delle riunioni che avrebbero dovuto essere trasmesse in streaming? Le decisioni importanti nel movimento a livello nazionale vengono prese in modo non democratico e abbastanza oscuro, da Grillo o Casaleggio o da uno staff nominato dall’alto.

Non mi piace per nulla il fatto che la loro organizzazione non sia democratica, e non lo potrà essere fino a che vi saranno dei “proprietari” cui spetta, comunque, l’ultima parola. La retorica del “garante” non è per nulla convincente e comunque non appartiene alla cultura occidentale ma, forse, a quella dei satrapi d’oriente.


La situazione mi sembra però diversa a livello locale. Quando non interviene con veti il “garante” è a livello locale che, in alcuni casi, il M5S ha espresso ed esprime i suoi lati migliori con giuste battaglie per la trasparenza nelle decisioni amministrative e per la tutela dell’ambiente. Ha espresso alcuni buoni sindaci come Pizzarotti a Parma. I nuovi sindaci appena eletti non si possono ancora giudicare ma la Appendino mi sembra una ottima persona, mi convince meno la Raggi a Roma. A Savona la Debenedetti, presentata nelle elezioni precedenti, sarebbe stata, secondo me, un buon Sindaco. Ma si sa, la nostra piccola città ha una cultura molto conservatrice e sia la volta scorsa che in queste ultime elezioni, ha preferito eleggere un (una) rappresentante dell’establishment consolidato.

Nelle ultime elezioni comunali a Savona sia il candidato sindaco che il gruppo dirigente del M5S, nonostante tutte le condizioni favorevoli, non si sono dimostrati all’altezza della sfida; eppure Savona avrebbe avuto un gran bisogno di un deciso cambio di rotta, soprattutto per quanto riguarda le politiche di gestione del territorio, spiagge e porto compresi.

Secondo me solo su una diversa gestione del territorio, che sappia guardare al futuro meno prossimo, può basarsi lo sviluppo (sostenibile) della nostra bella città.

 

Roberto Sozzi

 

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