Il monumento a Giuseppe Garibaldi

 

Il monumento a Giuseppe Garibaldi

Le travagliate vicende che portarono alla realizzazione del monumento all’Eroe dei due mondi, posto sul piazzale a lui intitolato nei “giardini del prolungamento”, di Savona

Il monumento a Giuseppe Garibaldi

Le travagliate vicende che portarono alla realizzazione del monumento

all’Eroe dei due mondi, posto sul piazzale a lui intitolato nei

“giardini del prolungamento”, di Savona

Fallimento del primo Comitato 

Passarono ben quarantasei anni, dalla morte dell’Eroe dei due mondi (2 giugno 1882), all’inaugurazione del monumento a lui dedicato (11 novembre 1928). Nessuno auspicava tempi così lunghi, quando, la sera del 4 giugno 1882, si svolse, al Politeama Savonese, proprio quel giorno ribattezzato Politeama Garibaldi di corso Mazzini, la solenne commemorazione dell’illustre scomparso. La Consociazione Operaia, deliberò quella sera, di costruire un monumento, a spese del popolo, promuovendo, una sottoscrizione, che raccolse durante la stessa sera, 272 lire e 19 centesimi. Le cronache raccontano di una folla immensa, che si accalcava anche in corso Mazzini e di un grande entusiasmo nell’accogliere la proposta. (1)

Fu istituito un apposito comitato, al quale aderirono ventitré società operaie e democratiche di Savona. (2)

 


 

Le pratiche, dopo l’iniziale entusiasmo, si prolungarono all’infinito. Nel 1903, erano state raccolte 10.803,30 lire, ma della costruzione del monumento ancora non si parlava. Sui ritardi si scrisse che: “Per un cumulo di circostanze, politiche, economiche, e di carattere locale” l’esecuzione del monumento “fu per molti anni ritardata, nonostante la buona volontà dei superstiti del comitato popolare”(3)La questione fu di nuovo sollevata nel 1905, quando si stava avvicinando il primo centenario della nascita dell’eroe (1907). C’era chi si opponeva fermamente al progetto considerando i costi elevati. Portavoce di questa opinione fu “Il Letimbro”, che propose al posto del monumento, uno stabilimento idroterapico, intitolato a Giuseppe Garibaldi. (4)

Finalmente nell’estate del 1908, lo scultore Leonardo Bistolfi (1859-1933), accettò di eseguire il monumento (5)e con una lettera del 3 febbraio 1909, confermò definitivamente la sua intenzione. (6)

 Il comitato sorto nel 1882, fu sciolto, senza aver ottenuto il suo scopo, il 12 febbraio 1912. Quel giorno, il Comune si sostituì al comitato, ritirando da questo la somma di lire 19.008 e 16 centesimi. (7)

Le idee erano tutt’altro che chiare, si pensava infatti di realizzare l’opera in piazza Mameli. “Il Cittadino” così scriveva: “Il monumento sarà equestre e in bronzo e collocato in piazza Goffredo Mameli, di fronteal giardino De Mari, all’altezza di metri 7, con piedistallo di granito.

Il costo del monumento, date le speciali concessioni del Bistolfi, sarà appena di lire 40.000, così ripartite: lire 22.000 fondo del comitato, lire 6.000 stanziate nel bilancio 1912, lire 6.000 nel bilancio 1913 e il rimanente nel bilancio 1914. L’opera dovrà essere consegnata, dietro accordi precisi col Bistolfi, entro il 1913 o al massimo, fino al maggio 1914”. (8)

 


 

 Costruzione del monumento

 Il contratto con lo scultore Bistolfi fu stipulato a cura del Comune, il 18 maggio 1912, prevedeva un basamento alto metri 2,70 o 2,80, ed una statua equestre di quattro metri. La sistemazione era prevista, non sul piazzale del Prolungamento, in Piazza Mameli, sul lato nord, verso i colli ed il giardino De Mari. Il luogo del collocamento

doveva in ogni caso essere scelto entro il maggio del 1914. Si decise in seguito di collocarlo al Prolungamento, quando, all’inizio degli anni Venti del Novecento, si pensò a piazza Mameli, per la sistemazione del monumento ai Caduti. La somma da corrispondere al Bistolfi per la realizzazione dell’opera, fu stabilita in lire 40.000, da pagarsi in quattro rate: 5.000 lire alla firma

del contratto, 10.000 al compimento del modello di gesso, 10.000 alla fusione in bronzo e le ultime 5.000 ad opera compiuta e collocata. La cifra fu considerata come un rimborso per le spese vive, e non come un compenso, in quanto lo scultore aveva deciso di realizzare gratuitamente il monumento. Le spese per le fondazioni ed il basamento erano a carico del Comune di Savona. Bistolfi, Senatore del regno, espresse il concetto della sua opera, in una lettera spedita dallo studio de La Loggia, in provincia di Torino, al sindaco di Savona, il 25 dicembre 1913 (9)“Io ho pensato il gruppo equestre fuso in una compattezza anche materiale, come in un blocco unico e possente, col basamento che è assai semplice e rudimentale, in modo da conservare i caratteri delle rocce del mare; del vicino mare sul quale il gruppo deve apparire come una visione sfuggente”.

Durante la prima guerra mondiale, tutte le pratiche si fermarono, per riprendere nel 1925, quando, il 27 maggio, a seguito di trattative, il Commissario Prefettizio che reggeva il Comune, Mercuri, aumentò da 40.000 a 60.000 lire, la somma da corrispondere allo scultore, iscrivendola nel bilancio del 1926. Il Ministero della Guerra acquistò il bronzo per la fusione, ricavato dai cannoni nemici. Bistolfi fu a Savona nell’ottobre del 1925, per accordarsi con le autorità comunali sul collocamento dell’opera. I tempi s’allungarono ancora, il senatore fu colpito, nell’estate del 1926, da una grave malattia agli occhi, che lo costrinse alla completa inattività.

Promise tuttavia l’ultimazione dell’opera per la primavera dell’anno successivo. Gli impegni, per l’ennesima volta non furono mantenuti ed il monumento fu trasportato a Savona solo tra il 21 ed il 22 luglio del 1928, dopo che il quindici dello stesso mese, Bistolfi aveva inviato un telegramma al Podestà di Savona: “Il Fantasma compiuto, aspetta recarle mio saluto” ripetendo un’espressione usata spesso dallo scultore, riferendosi a questa sua opera “il Fantasma dell’Eroe”. La realizzazione dell’opera era costata 148.287,75 lire. (10)Un curioso episodio si svolse durante il trasporto. Il camion targato TO 12140, sul quale era stata caricata la statua di Garibaldi, transitando nel Comune di Murazzano, per l’eccessiva altezza,

aveva danneggiato numerosi lampioni della pubblica illuminazione.

Il Podestà di quel Comune, richiese così, al collega di Savona, il risarcimento dei danni, ammontanti a 120 lire. (11)

 


 

 

L’inaugurazione (11 novembre 1928)

 L’otto novembre 1928, il Podestà Assereto fece affiggere sui muri della città questo manifesto: “Cittadini, l’antico voto sarà finalmente sciolto, domenica 11 corr. mese verrà inaugurato il monumento a Garibaldi. E, di poi

sempre, ai rintocchi che scandono le nostre memorie sull’ara dei figli votati alla patria, risponderà, poco lungi, modulato dall’onda, il grido plaudente dell’Eroe. Voto e plauso e rintocchi e memorie e passione degli animi, sublime armonia inneggiante alla patria gloriosa; canto devoto all’opera

nuova per l’altissima gloria d’Italia”.

L’opera fu collocata sopra un basamento largo metri 4,60 e lungo metri 6,30. L’asse maggiore è perpendicolare a viale Dante Alighieri, mentre Garibaldi, secondo quanto dichiarato in una relazione d’archivio, il cui autore, si lasciò

prendere dall’enfasi del momento, doveva volgere lo sguardo verso Quarto dei Mille. In realtà, la statua si rivolge verso la Francia, la tradizione vuole verso Nizza, sua città natale. Il monumento fu sistemato al posto della vasca, costruita nel 1898, dove dal 23 settembre del 1903, si trovava la statua di

donna conosciuta come la Primavera, ma che in realtà raffigurava la Pioggia. Il giorno dell’inaugurazione, oltre ad una gran folla erano presenti l’onorevole Alessandro Lessona, Segretario all’economia nazionale, che pronunciò il discorso ufficiale, il Podestà di Savona, il generale Ezio Garibaldi, nipote

dell’eroe, e numerose camice rosse, provenienti dal Circolo Garibaldino

“Villa Glori” di Montevideo.

Allo scultore Leonardo Bistolfi, fu conferita la cittadinanza onoraria di Savona. Prima di recarsi al Prolungamento, l’onorevole Lessona e le altre autorità,

avevano inaugurato, al teatro Chiabrera, il labaro della nuova provincia,

appena ricostituita.(12)

Giovanni Gallotti dal giornale A Campanassa

 

 

 

 

 

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