Il monito inascoltato del Covid-19

Esaminiamo, a mente possibilmente fredda, il nostro atteggiamento verso il Coronavirus. Stiamo ingaggiando una lotta a tutto campo contro il suo dilagare, rimuovendo il pensiero che potrebbe essere la messa in atto di regole che reggono la compresenza degli esseri viventi (bioma). Regole di una complessa, quanto imperscrutabile, intelligenza, che, attraverso segnali forti, avvertono se una strada che privilegia determinati esseri a scapito di tutti gli altri sia contraria agli equilibri reciproci dei componenti la biosfera e vada quindi corretta. Così come i segnali del nostro corpo ci avvisano se siamo commettendo abusi o ci stiamo abbandonando ad eccessi che minano la nostra salute, invitandoci ad una maggior sobrietà. 

 

Incremento dei morti e decremento dei nati, in %, nel 2020 rispetto al 2019. [VEDI]. Accettando, pur con riserva, che i morti per Covid includano anche i morti con Covid (le cremazioni impediscono di accertare le cause di morte) [VEDI], si hanno ca. 80.000 morti in più nel 2020 rispetto al 2019, su un totale di ca. 700.000. Se aggiungiamo i ca. 400.000 nati in meno, l’Italia è decresciuta in un anno di 700.000 viventi e 400.000 nati potenziali  

                                                                                            

Non sto facendo un discorso ingenuo, come poteva esserlo quello della “punizione divina” dietro ogni catastrofe, come immaginavano i consorzi umani pre-scientifici, che motivavano sacrifici agli dei per placarne l’ira. Dobbiamo invece ammettere la nostra riluttanza nell’affrontare la complessità dietro fenomeni di cui rimuoviamo le cause più lontane, in quanto ci sarebbe da riconsiderare l’impostazione del nostro modo di produrre e quindi, a discendere, l’intero nostro stile di vita. 

Non vogliamo riconoscere che un’epidemia è tanto più devastante quanto più atto a riceverla è il campo di contagio; ossia, quanto più debilitata e carente di difese immunitarie è la popolazione. Su questo fronte si continua a far finta di niente, perché il nostro tenore di vita, fatto di innumerevoli sprechi e merci inutili e/o dannose per la salute del bioma, è considerato sacro. Estraggo questo pezzo da un articolo a firma Paolo Becchi: [VEDIcome spiega un reportage del New York Times del 19 marzo, l’immunità naturale che si acquisisce prendendo il virus dura molti anni. Secondo Istat la mortalità per chi ha meno di 50 anni è diminuita nel 2020 in Italia e per chi ha meno di 65 anni è aumentata solo leggermente. Per l’80% della popolazione era quindi possibile immunizzarsi per i prossimi anni facendo circolare il virus, come è avvenuto in Svezia [VEDI]. Per questi motivi la Svezia ha seguito la strategia di lasciare che la popolazione si immunizzasse naturalmente. Ma è inutile parlare di Svezia, perché è da un anno che abbiamo scelto il lockdown, cioè tentare di rallentare la diffusione naturale del virus al prezzo di rovinare la vita di tanta gente, indebitarsi, ecc. Come dire che non si può al primo apparire di una possibile epidemia ingaggiare un muscoloso corpo a corpo con la stessa, confinando tutti in casa e massacrando la vita di gran parte della popolazione, con tutti gli strascichi che non era difficile immaginare e ai quali, non c’è Draghi che tenga, i governi rimediano con miseri palliativi. Per non dire degli effetti collaterali a livello psicologico, oltre che economico, di cui pagano il prezzo soprattutto i più giovani [VEDI]. Insomma, il virus si comporta come un gas, che più lo comprimi (zone rosse) e più forza ha quando viene lasciato libero di espandersi (zone bianche e gialle)?

 

“Gli eretici di Stoccolma. Come e perché la stampa italiana disinforma su Svezia e coronavirus”. Così il 14 aprile 2020 riportava un giornale online [VEDI].

Articolo del Messaggero del 25 marzo 2021. La Svezia, tanto criticata sin dall’inizio della pandemia per il suo atteggiamento “dolce” contro il Covid, oggi può affermare di aver visto lontano

Questa civiltà pretende di favorire la pace spendendo gran parte della sua ricchezza per costruire armi di offesa, che si spacciano per armi di difesa, riempie gli scaffali delle farmacie di medicinali di ogni tipo, atti a combattere questa o quella malattia, contribuendo con ciò a colmare i nostri corpi di sostanze chimiche debilitanti, ossia a creare campi propizi per il loro cedimento ad ogni aggressione esterna.

Quando poi si presenta una malattia contagiosa, si procede ad una prevenzione chimica pianificata a livello dell’intera popolazione, inducendola a fare addirittura la fila per accaparrarsi il farmaco [VEDI]. L’ennesimo farmaco che prende a circolare nelle nostre vene. E se poi qualcuno, per misteriosi nessi, ci lascia la pelle, si procede al “fermi tutti”, se non altro per salvare lo Stato da cause milionarie, visto che i contratti firmati frettolosamente al primo insorgere del virus, hanno “immunizzato” i produttori dei vaccini da ogni responsabilità per ogni effetto collaterale. Peraltro, si è già messo in conto che, anche a causa di cosiddette varianti, ci si dovrà in futuro rivaccinare a brevi scadenze, rendendoci dipendenti a vita dai vacciniAltro che immunità di gregge! La natura escogiterà allora qualche altro attacco ad organismi sempre più debilitati. Un altro nesso causale che sfugge a chi ha il potere assoluto sulle nostre libertà è quello tra numero di contagi e misure di contenimento, che vengono decise impulsivamente con brevissimo preavviso, comunque sempre a scoppio ritardato. Adesso siamo nel bel mezzo di una chiusura, pur modulata per regioni, di ben 22 giorni filati, per includere Pasqua e Pasquetta; e la zona gialla sparirà fino a maggio. Insomma arriveremo così fino a giugno, quando non saranno i vaccini, ma l’estate, a liberarci dal virus. [VEDI] E nuove strette vengono varate all’indomani di una giornata di relativa libertà, constatando che la gente si riversa nelle strade e nei locali pubblici per assaporare le ore di un fugace “liberi tutti”. (Vedi quanto detto più sopra nel paragone virus vs gas). Se mi metti a digiuno per una settimana è ovvio che l’ottavo giorno mi butterò sul cibo.

Dal canto nostro, spronati da massicce campagne pubblicitarie, siamo ben disposti a imbottirci di farmaci, preventivi e curativi, senza accorgerci che per la maggior parte sono come minimo inutili e molto spesso dannosi. Ma c’è in tutti la fretta di guarire, accorciando artificiosamente i tempi naturali. Se potessimo, accorceremmo anche i novi mesi di gravidanza…

Abbiamo troppa fretta di sbarazzarci delle malattie. Anche la gravidanza è considerata tale da che si partorisce in ospedale. Ma 9 mesi sono troppi: a quando il “Metodo dott. X” per ridurne il numero? Battute a parte, l’Italia ha visto ulteriormente decrescere la natalità di ca. 400.000 unità nel 2020

Nel frattempo, c’è chi si frega le mani e si riempie le tasche di fior di miliardi, lucrando sul terrore sparso a piene mani: [VEDI e VEDIIl fatturato Pfizer quest’anno è sui 15 miliardi dollari con 3,75 mld di utile netto, uno dei margini di profitto netto più alti che esistano al mondo per qualunque industria. D’Amelio ha spiegato agli investitori che quando la Covid da “pandemica” verrà definita “endemica” la malattia si trasformerà in un normale influenza curabile con il vaccino annuale, che però costerà un botto [anziché essere a carico dello Stato]

Questo non è un atteggiamento negazionista, bensì solo un invito a ridimensionare le misure prese in maniera scomposta e umorale. Uno studio fuori dal coro, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, [VEDI – VEDI VEDI] poi ripresa su Nature [VEDI], afferma che il virus tende a prolungare la sua presenza quanto più si cerca di contenerlo: se non lo si lascia circolare, si rischia di doverci convivere per decenni, passando però da pandemico ad epidemico, ma con notevole carico economico per medicinali e ore di lavoro perse (come l’influenza). “Quindi più il virus circolerà velocemente (R0=6) e più in fretta ce lo toglieremo di torno. Ma se continuiamo a limitarne la diffusione ci metteremo almeno 10 o 20 anni, per uscire da questa situazione. […] Ma al contempo bisognerebbe eliminare qualsiasi forma di distanziamento sociale e di protezione per poterlo diffondere più possibile e ridurne l’aggressività, portandolo a manifestarsi come una normale influenza.” [VEDI] Il nostro obiettivo invece è quello di scappare, rinchiudendosi in casa e bloccando l’attività di un’intera nazione, mentre ci si dovrebbe rassegnare ad un certo numero di morti, per salvare la vita di altri, lasciati scoperti dalle necessarie cure, essendo ogni energia impegnata sul fronte anti-virus. Per non dire, ripeto, di un’economia allo sfascio, con milioni di nuovi poveri, di certo ancor meno protetti sia dal virus che da altre patologie.

 

La misura di contrasto più efficace contro una pandemia è la rigida chiusura dei porti, in particolare quelli più esposti all’immigrazione illegale. Gli ultimi due governi, a rimorchio di PD e LeU, hanno messo sotto chiave i cittadini; siamo all’assurdo che non si possa andare da Finale a Borgio o a Noli, ma si lasciano i porti aperti alle scorribande “umanitarie” di navi ONG e barchette fai-da-te. Inoltre, piemontesi e lombardi, anche se in zone rosse, possono venire nelle loro seconde case in Liguria. Che senso ha tutto questo?     

Nonostante la scienza abbia da oltre un secolo abbandonato i trionfali atteggiamenti positivisti, imperanti nel XIX secolo, sembra che ciò non abbia minimamente influito sul nostro modo di ragionare, che rimane saldamente “allotopico”, nel senso che adottiamo in ogni campo un atteggiamento bellico, guardando a ciò che è altro da noi come un nemico da sconfiggere, armi in pugno. [VEDI] La pubblicità dà a questo atteggiamento un poderoso contributo, spaziando dal campo medico, con migliaia di rimedi per ogni piccolo malessere, anziché attendere che sia il nostro corpo a provvedere in proprio, con ciò attrezzandosi contro eventuali ricadute, al campo igienico, corporale o domestico, abusando di saponi, detergenti, disinfettanti: vorremmo vivere in un mondo asettico, senza batteri e senza insetti, persino in campagna. Se un tempo vivevamo senza troppe precauzioni, anche perché lavare un capo di vestiario nell’acqua del fiume o lavarsi in una casa fredda erano operazioni affatto gradevoli, siamo caduti nell’eccesso opposto, senza considerare che pulire da una parte significa sporcare ancor più da un’altra; la qual cosa, se era senza effetti apprezzabili quando eravamo proporzionalmente in pochi rispetto alla capacità dell’ambiente di digerire i nostri rifiuti, tutti biodegradabili, oggi il carico inquinante è indigeribile, col diffondersi della plastica in ogni articolo di consumo e il proliferare continuo di nuove sostanze chimiche, anche medicinali, mentre la situazione si è aggravata in quanto ci siamo moltiplicati in misura esponenziale.

 

Scaffale di farmacia zeppo di medicine: passeranno nei nostri corpi per poi finire nei depuratori. E molte, spesso quasi tutte, le pillole non usate saranno lasciate in un cassetto fin oltre la scadenza; poi, finiranno in discarica o, in minima parte, a impianti appositi di smaltimento. Le mini-dosi non rendono a Big Pharma   

Dobbiamo invece considerare la Terra come un organismo vivente (Gea) e riappropriarci di una mentalità che abbiamo con supponenza relegata nel campo delle ingenue credenze. Mi riferisco ad un modo di guardare ciò che ci circonda con afflato panteista, ricuperando la visione olistica delle religioni orientali, che purtroppo siamo riusciti a corrompere con quelle monoteiste. Considerare Dio come una lontana presenza trascendente anziché un’entità cosmica e quindi anche terrena, ha determinato nei secoli la nostra ostilità verso la Terra, rifiutandone la sacralità. Per quanto ultimamente il papa si sia affrettato ad invocare l’ecologia, ciò è troppo in stridente contrasto con secoli di esaltazione dell’aldilà, consegnando infine la Terra ai filosofi del suo sfruttamento. Se il paradiso non fosse solo prerogativa di un ignoto mondo fuori del mondo, ma al contrario lo si volesse soprattutto terrestre, e quindi anche casa di Dio, anzi parte di Esso, non lo sfregeremmo secondo la capacità distruttive che la tecnologia ci offre.

 

Gea, un’immagine che vale più di mille parole per descrivere che noi e la Terra siamo (o dovremmo considerarci) un unico corpo vivente: al di fuori ci sono soli corpi morti

Se dunque consideriamo la Terra come un pianeta vivente (a differenza degli altri, tutti morti), bisognerà ammettere che, come tale, si difenderà. La sua minaccia è l’umanità, che avanza come un infestante, decimando gli altri esseri viventi: andrà circoscritta. Di che mezzi dispone la Terra a tal fine? Di quelle che noi chiamiamo catastrofi naturali, ovvero di malattie mirate. Le prime si stanno susseguendo a ritmo incalzante. Quanto alle malattie, il cancro è la malattia più direttamente connessa all’inquinamento. Le altre più diffuse cause di mortalità sono le cardiopatie e gli ictus, le malattie polmonari, il diabete, la demenza, le influenze. Tutte cresciute in percentuale negli ultimi anni; ossia quanto più cerchiamo di combatterle, non modificando i fattori scatenanti esogeni, ma aggredendole con crescenti raffiche di farmaci: agiamo sugli effetti, anziché sulle cause. Un parallelismo assai eloquente, a conferma di quanto già detto nel mio precedente articolo [VEDI]. La Terra sta mettendo in atto un rigetto del consorzio umano, visto sempre più come ospite indesiderabile, anzi nefando.

 

Marco Giacinto Pellifroni         28 marzo 2021 

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