Il manifesto della razza

IL MANIFESTO DELLA RAZZA

IL MANIFESTO DELLA RAZZA

 Ci sono i fatti e ci sono i valori. Qualcuno potrebbe osservare che certi fatti sono di per sé valori e che certi valori, se messi in opera, diventano fatti. Se io traggo in salvo un bambino che sta per affogare, il mio gesto è un fatto e nello stesso tempo un valore. E se, invece, lo lasciassi affogare pur avendo la possibilità di salvarlo, si tratterebbe sempre di un fatto (ho lasciato affogare un bambino), ma anche di un disvalore, nonché di un reato (omissione di soccorso).


Ora si converrà che nella storia avvengono continuamente fatti che sono oggettivamente anche valori e fatti che oggettivamente  sono disvalori; esempio: non è difficile, suppongo, convenire sul giudizio che i genocidi sono per tutti disvalori, ma siamo sicuri che la xenofobia sia un disvalore per tutti (vedi Viktor Orban e affini)? Idem per il razzismo (vedi il Ku Klux Klan negli Usa e i movimenti neonazisti in Europa). Il problema quindi sorge allorché quelli che per alcuni sono valori per  altri sono invece disvalori. Chi può dirimere questa spinosa questione? Non certo la coscienza individuale, dal momento che, come constatiamo quotidianamente, su certi argomenti ciascuno la pensa a suo modo e guai a cercare di far cambiare idea a chi ritiene di aver ragione. Siamo o non siamo tutti, ormai, liberi pensatori? E la Costituzione stessa della nostra traballante Repubblica (sempre più simile a quella di Weimar) non stabilisce forse all’ art. 21 che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”? E allora perché scandalizzarsi tanto se qualche buontempone inneggia al passato regime non più solo nelle curve degli stadi o in circoli ristretti e semiclandestini ma in manifestazioni pubbliche, in raduni e comizi organizzati da forze politiche minoritarie (per ora) di estrema destra come Forza Nuova o Casa Pound, sui social e su blog e su riviste online antisistema? Come si spiega il crescente consenso che circonda queste nuove destre che si autodefiniscono orgogliosamente sovraniste e populiste e che proclamano a gran voce il superamento della vecchia dicotomia otto-novecentesca  destra vssinistra, rivendicando anche le “cose buone” fatte da Mussolini e da Hitler?


Non significa forse anche questo sdoganamento un’espressione della libertà di pensiero o è libero solo il pensiero degli antifascisti? Sarà pur lecito affermare senza temere anatemi o sanzioni che il fascismo ha fatto anche cose buone (forse non in Cirenaica e in Etiopia, ma non è il caso di sottilizzare), oppure l’art. 21 non vale per tutti?  Ora, siccome tra queste cose buone non osano annoverare (almeno per prudenza se non per pudore) le leggi razziali antisemite emanate dal regime tra settembre ottobre del 1938, i revisionisti e gli ultimi reduci ed eredi etico-politici di Salò cercano di minimizzarne la gravità e le ricadute sulla vita degli ebrei italiani, e fanno notare che la maggioranza degli italiani era consenziente , e che non si contano gli intellettuali che hanno sottoscritto il Manifesto della Razza , pubblicato la prima volta anonimo il 14 luglio sul “Giornale d’Italia” con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, poi ripubblicato sul primo numero della rivista La difesa della razza , diretta dal giornalista antisemita e razzista Telesio Interlandi, il 5 agosto 1938 e sottoscritto da dieci scienziati razzisti e fascisti docenti nelle università italiane.


A riprova di questo tentativo di attenuare l’antisemitismo e il razzismo fascista, uno di questi sdoganatori che si è assunto l’ardua  missione di rimettere la storia manomessa a vantaggio  dei vincitori e, in Italia, soprattutto dei comunisti, sui suoi veri cardini, cita, peraltro non completamente, il primo punto del Manifesto:  “Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano a ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire  a priori che esistono razze  umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti”.

Già, peccato che al punto 7 del medesimo manifesto, sul quale il nostro sdoganatore sorvola, si dichiari che “E’ tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora  ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo…”; e al punto 9: “Gli ebrei non appartengono alla razza italiana…” e al punto 10 “I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo…”. Se questo non è razzismo, che cos’è? Macché razzismo, argomenta il nostro revisionista: il vero razzismo è quello perpetrato in Asia  e in Africa dagli inglesi, dai belgi, dai francesi e, prima di loro dai coloni americani che vi avevano “aggiunto giustificazioni morali e religiose e si erano così sgravati la coscienza per aver ripulito il nuovo continente dai nativi. Questo è stato vero razzismo e vero genocidio”. Insomma, i veri razzisti sono sempre gli altri.

FULVIO SGUERSO 

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