Il livello emotivo e quello razionale

IL LIVELLO EMOTIVO
E QUELLO RAZIONALE

   

IL  LIVELLO EMOTIVO E QUELLO RAZIONALE

 

Mauro Cosmai *

 Due i livelli costanti nella nostra esistenza di regola avvertibili anche se continuiamo a comportarci senza scindere come di dovere le due parti. Il livello emotivo e quello razionale coesistono indissolubili nella nostra vita psichica e di volta in volta condizionano scelte, opinioni, decisioni. In particolare gli errori.

Il comportamento emotivo è la componente espressiva di ogni afflato dell’animo e le relative modificazioni organiche e biochimiche rappresentano lo stato interno della persona, ma per emotivo possiamo anche intendere un approccio alla realtà che non tenga volutamente conto degli aspetti razionali per crogiolarsi nel pregiudizio, nell’acriticità fino al fanatismo, religioso o meno.

 


 

Il livello razionale è invece non solo la capacità ma la scelta (anche se a volte piuttosto difficile) di ragionare, non altro che un processo di pensiero i cui risultati possano essere valutati alla luce della logica, anche se questa sembra proprio passata di moda. Deduttivo è il tipo di ragionamento in cui si passa secondo logica dal generale al particolare, induttivo quello che connota il passaggio dal particolare al generale.

La razionalità è dunque la comune capacità di ragionamento, turbata dalle emozioni, dalle passioni, sino ai veri e propri disturbi e disordini mentali.

Ma attenzione, buona parte delle deduzioni che accettiamo provengono solo da osservazioni superficiali, frammentarie e di parte; diventano di conseguenza illazioni, complice la nostra presunta libertà di stampa, con prostituti psichici e pennivendoli che ormai crescono come funghi dopo una notte di pioggia. La logica dovrebbe stabilire le norme del ragionamento prima ancora della libertà d’espressione ma a tutt’oggi rimane soltanto una splendida utopia.

Vi è infine un termine usato in modo improprio: la “razionalizzazione”. Non vuole affatto dire che si procede nel migliore dei modi ma che (a livello inconscio) si crea un pretesto per non affrontare un problema reputandosi inadeguati nell’affrontarlo. Un alibi psicologico  non poco diffuso.

Per essere ancora più chiari su come le componenti emotive possano tranquillamente prevalere sui dati razionali e sulla logica più evidente: un signore intervistato si è espresso a favore della convivenza prematrimoniale ma alla domanda se vale anche per sua figlia risponde (convinto): «Che c’entra mia figlia, quello è un altro discorso!».

* psicoanalista – sessuologo

  (docente universitario)

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