Il libro di testo. Un ritorno all’aristotelismo.

 Il libro di testo.
Un ritorno all’aristotelismo.

Il libro  di testo. Un ritorno all’aristotelismo.

      Il titolo è la sintesi dei miei amari pensieri mentre, dopo la morte di mia madre, svuotavo la casa ed ero costretto a mettere nel riciclo della carta i libri che mio padre (docente per anni nella Scuola Media) aveva in adozione e/o in copia di saggio. Ma andiamo con ordine: prima della riforma del 1962 la Scuola Media non aveva come materia le “Scienze” (solo la Matematica) conservando la struttura Gentiliana di propedeuticità al Ginnasio e quindi al Liceo. Con la riforma è introdotta “Osservazioni ed Elementi di Scienze Naturali”, disciplina curata dall’insegnate di Matematica,  proveniente dai più svariati corsi di Laurea, inclusa Farmacia.

      Facile comprendere che, pure in questa eterogeneità che andava, di fatto, a prediligere un particolare aspetto “scientifico”, lo spirito e la metodologia erano corretti e costruttivi. Come la denominazione della disciplina: “Osservazioni ed elementi di Scienze”. Ovvero: l’allievo (età dai 10-11 anni ai 13-14 anni) è chiamato a “osservare” la fenomenologia che il Docente invitava a prendere in considerazione, saperla descrivere senza uso del linguaggio matematico e, nell’ultimo anno, a tentare qualche misura. Insomma il paradigma: “Osservo e descrivo”. Un libro per ciascun anno, neppure tanto voluminoso, con argomenti inquadrati con semplicità e una sorta di “guida all’osservazione e alla misura” per ogni capitolo.


    E oggi? Diciamo pure “ieri” prendendo i miei dati dai libri che aveva in adozione mio figlio quando frequentava la Scuola Media (dal 2007 al 2010). Mi limito alle “Osservazioni ed Elementi di Scienze Naturali” che prevedeva per i tre anni quattro volumi (ben corposi) in cui “i segreti della Scienza” venivano spiegati (esposti) con una dogmaticità impressionante. Da “addetto ai lavori” fui colpito come la Scienza, nelle menti di questi ragazzini, fosse tutta originata da un “Big Bang” di cui la Natura, le Leggi fisiche, l’Uomo erano dettagli. Insomma, quello che è solo un “modello cosmologico” diventa dogma.  Come dogma diventa ogni argomento appreso, errori inclusi. E l’osservazione e la misura? Non esistono più. Per decenni ho raccolto in terza Liceo (Scientifico) allievi che, alla domanda: “secondo voi il periodo di un pendolo dipende dalla massa?” rispondevano a “istinto” senza che nessuno (in 27 anni) vedendo nella mia mano uno spago e due piombi da pesca mi dicesse: “Prof, proviamo …” . Ripensando all’esempio del pendolo mi viene il dubbio che Jean Piaget o aveva dei figli straordinariamente “acuti”, o che le sue conclusioni sull’autonomia logica intorno ai 12 anni fossero opinioni e non giudizi, o che il modello scolastico svizzero fosse ben efficiente rispetto al nostro.

    Concludo qui per non annoiare. Ma se volete sapere qualcosa di più su “che cos’è che non va” nell’insegnamento della Fisica ho un delizioso articolo di Enrico Persico da spedire al lettore interessato, a sua richiesta.  Che trucioli savonesi pubblica… qui

http://www.salvatoreganci.ssep.it

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e-mail: museodellascienza.s.ganci@gmail.com

 

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