Il futuro dei giovani è ipercontrollato. Che ne sarà dei professionisti di domani?
Viene da chiedersi che tipo di medici, ingegneri e insegnanti avremo in futuro osservando i giovani di oggi. Non parlo di coloro che si perdono per strada, ma di quei ragazzi che dovrebbero rappresentare il futuro del nostro paese. Cresceranno davvero come professionisti preparati e autonomi?
Il dubbio nasce dall’eccessiva iperprotezione dei genitori, ormai trasformatisi in controllori a tempo pieno grazie alla tecnologia. Il cellulare, da strumento utile, è diventato un vero e proprio guinzaglio digitale che li tiene costantemente informati su ogni minimo dettaglio della vita scolastica dei figli. Un tempo erano i professori a dare i voti e i genitori li scoprivano solo alla consegna della pagella (o quando venivano convocati dal preside). Oggi, invece, grazie alle app scolastiche, il genitore viene informato in tempo reale su qualsiasi compito, interrogazione o valutazione, prima ancora che il ragazzo ne sia consapevole.

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E così capita di assistere a scene surreali, come quella che mi è capitata qualche giorno fa: una madre, con lo sguardo torvo sullo schermo del cellulare, si avvicina al figlio appena uscito da scuola e lo fulmina con un “Cos’è ‘sto quattro in matematica?!” Il ragazzo, basito, ancora non sa nulla del proprio compito (il cellulare non si può tenere a scuola), ma la madre ha già deciso che da quel giorno “studieranno insieme”. Peccato che quel “studiare insieme” si trasformi spesso in un’invasione totale dell’autonomia del ragazzo, con compiti svolti dai genitori, interrogazioni simulate da mamme e papà in stile inquisizione e un costante bombardamento di rimproveri.
Non è un caso isolato. Oggi i ragazzi vengono iperprotetti, non devono affrontare nessuna difficoltà da soli, non imparano a gestire un insuccesso senza che ci sia un genitore pronto a intervenire e risolvere tutto al posto loro. Ma con questo metodo, che tipo di adulti stiamo crescendo? Possiamo davvero pensare che diventino medici capaci di prendere decisioni sotto pressione, ingegneri in grado di risolvere problemi complessi, insegnanti autorevoli capaci di gestire una classe?
Una volta i ragazzi si assumevano la responsabilità delle proprie azioni. Si bigiava un compito in classe, si nascondevano i brutti voti, si cercava di recuperare senza farlo sapere ai genitori. Eppure, nonostante tutto, da quelle scuole sono usciti ottimi professionisti, eccellenti medici, ingegneri, insegnanti. E soprattutto, sono usciti adulti indipendenti, capaci di affrontare la vita con le proprie forze.
Oggi, invece, ci troviamo di fronte a una generazione che non ha mai dovuto gestire un fallimento in autonomia, che viene iperprotetta in ogni situazione e che cresce con la convinzione che qualcuno risolverà sempre i problemi al posto suo. La domanda è inevitabile: questa iperprotezione ci porterà a un futuro pieno di professionisti capaci o solo di eterni adolescenti che, davanti a una difficoltà, chiameranno la mamma per chiedere aiuto?
U.L.