Il Fascismo è Ancora Un Reato?

Il Fascismo è Ancora Un Reato?

 
Il Fascismo è Ancora Un Reato?


Nella settimana in corso vi sono stati diversi eventi che hanno colpito l’opinione pubblica, dal congresso e la possibile ennesima nuova scissione nel PD, caratteristica consueta oramai della sinistra italiana, ma soprattutto le nuove dichiarazioni del candidato della destra italiana Salvini, che nuovamente sui migranti, afferma a Recco in cerca di tesseramenti facili nella Lega Nord, dove è leader e segretario: “Pulizia di massa pure in Italia, via per via, quartiere per quartiere e con le maniere forti se serve perché ci sono interi pezzi d’Italia fuori controllo. Non vedo l’ora una volta al Governo di controllare i confini come si faceva una volta e usare le navi della marina militare per soccorrere e riportare indietro i finti profughi”. Un riferimento anche alla vociferata ‘Guardia nazionale’ di Trump. “In Italia? Magari! Se fossi io al Governo pulizia e pattugliatori in mare”.

Dichiarazioni inquietanti secondo me, alla luce di come sono state formulate, facili da impugnare politicamente e caratteristiche di un personaggio che ci ha abituati alle sue “sparate”, propagandistiche quelle pronunciate da Matteo Salvini, praticamente un invito a nozze per la stampa e le opposizioni. Non mi preoccupa il dilettantismo allo sbaraglio di Salvini, mi preoccupa invece la possibilità che queste dichiarazioni possano ingenerare e dare fiato a pensieri che sono fortunatamente sopiti, ma che si sentono all’ordine del giorno sulla bocca di molti connazionali, nei discorsi populistici per ora limitati al bar. Come anche la protesta di una categoria, quella dei Taxisti che sono in fermento per le leggi di liberalizzazione del mercato del trasporto con conducente in una mega decretone, o de Cretino, (senza stare ad enunciare dell’origine dell’etimologia della parola cretino, alla Sgarbi o alla Di Tullio), imposto da mamma Euro-pa o €-pa. Fin qui tutto bene, ben vengano le proteste per proteggere i posti di lavoro e gli stipendi, seppur non sia d’accordo tuttavia sul consociativismo come imperativo protezionista di qualsiasi categoria, ovvero va bene una forma di controllo, di modo che non vi siano abusi da parte di nessun elemento, soprattutto nuovo, ma fare muro contro muro per fermare le nuove professionalità al passo coi tempi per agevolare tariffari e carrozzoni con annessi e connessi, con lo scusante “perchè è sempre stato così, o perché noi ci siamo da prima e non vogliamo concorrenza”, non mi pare giusto, né intelligente, soprattutto nel caso molto politicizzato Taxisti-Uber.

Io credo che, come per qualsiasi articolo in commercio, anche nel trasporto, se vi fosse diversificazione e la possibilità di scegliere, anche tra pubblico e privato, le tariffe sarebbero più convenienti. Poi tutta questa storia mi sembra un po’ come quella dell’avvento dei tram a cavallo contro le diligenze di circa cent’anni fa, in quel caso la vinse l’innovazione come logica impone. Un’altra cosa, ma che ci azzeccano i Taxisti davanti alla sede del PD a fare il saluto romano fascista? Non tutti i Taxisti sono contro il PD, non tutti sono di destra… Risultato: manganellate e denunce di apologia al fascismo…


In ultimo, la polemica dei video pubblicati in rete da alcuni dipendenti Lidl, che imprigionano sotto una griglia e filmano due donne di etnia Rom, mentre stavano cercando materiale nel compartimento differenziata di un supermercato toscano. Si tratta di violenza e sequestro di persona, con l’aggravante del filmato e della sua diffusione seriale in rete, un comportamento Goebbelsiano e nazista, oltremodo razzista e vergognoso, perchè le due donne stavano solo cercando qualcosa da prendere che era nell’immondizia, come fanno molti nostri connazionali che non arrivano a fine mese. Ma soprattutto non stavano facendo nulla di male e non rubavano. Mentre durante il video vengono più volte derise e denigrate come “Zingare” dai due elementi. Questa azione dei due deficienti, da deficere, non sapere, in quanto non sanno cosa vanno incontro, ha avuto come risultato il loro licenziamento e la denuncia penale da parte di molte associazioni. Credo che, sia oramai consuetudine ascoltare persone e magari intavolare discussioni accese ed animate con esse, proprio per queste argomentazioni, il discorso di destra e sinistra, oggi si riperquote idiotamente in queste esemplificazioni, che delineano l’essere italico contemporaneo, un personaggio che non ha, in molti casi nemmeno idea di cosa stia affermando o facendo e della pericolosità di certi confini, che non sono nazionali ma mentali.


Credo che, il confine tra l’indignazione per queste dichiarazioni e comportamenti o l’approvazione di esse da parte della gente comune sia labile, e mi ricollego a quanto dissi in occasione della mia prima nota sull’accoglienza ed il rispetto, perché anche qui si parla di mercimonio e di esseri umani. Qui si fa speculazione di ideali e dietrologia o retorica, qui si fanno dichiarazioni populiste da pulpiti in cerca di consensi, qui ci si prostituisce politicamente con sparate a zero. Bene, di camice verdi, rosse o nere che siano, non ce n’è bisogno in Italia, c’è bisogno invece di puntare bene i piedi e portare a galla inciuci di potere e speculazioni avvenute o che avvengono sopra la pelle delle persone. Senza cadere nelle apologie di ogni colore, delle quali si farebbe a meno, visto che l’apologia (quella del fascismo) è ancora oggi un reato punibilissimo. Tra l’altro a Genova, sabato scorso 11 febbraio, vi è stato anche il criticatissimo convegno delle Ultradestre Europee, tenuto nella sede di Forza Nuova a Sturla, l’associazione che ha organizzato l’evento è denominata Alliance for Peace and Freedom ha avuto un centinaio di partecipanti e tra i relatori, accanto al leader di Forza Nuova Roberto Fiore, anche personaggi di spicco dell’ultradestra europea come Udo Voigt, parlamentare europeo del Partito Nazionaldemocratico Tedesco, Yvan Benedetti, leader del Partie Nationaliste Français, e Nick Griffin, ex presidente del British National Party. L’evento ha avuto una certa ripercussione poi, a livello politico da parte delle opposizioni di sinistra, che hanno organizzato una contromanifestazione in piazza con un migliaio di partecipanti, conclusasi con degli scontri tra gli stessi, per l’invasione di alcuni antagonisti anarchici infiltrati. In questo caso seppure all’interno di questa alleanza europea vi siano leader esplicitamente vicini alle idee apologiche, non sono stati riscontrati evidenti riferimenti al fascismo o altri movimenti simili ed anzi, la manifestazione in questo ambito si è sviluppata e conclusa senza alcun problema in merito. Mentre secondo me, la brutta figura è stata fatta dal movimento in opposizione, per i fatti degli scontri, sicuramente a parte la retorica, non si fanno belle figure in piazza e non si fa certamente chiarezza comportandosi così, lasciando spazio a dubbi che sono legittimi. Ma torniamo al nocciolo del discorso, di apologia del fascismo dopo una certa caduta di attenzione, si è tornato a parlare in tempi recenti a proposito di siti internet palesemente esaltanti il passato regime. Molti giovani e concittadini non hanno le idee chiare su ciò che potrebbero incappare, se solo venissero denunciati da qualche cittadino solerte o ligio al dovere e al senso civico che le leggi impongono.


L’apologia del fascismo è un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (“Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale comma primo della Costituzione”), detta “legge Scelba” che risulta in vigore a tutt’oggi. L’apologia del fascismo, consiste nella pubblica esaltazione di esponenti, comportamenti, principi, fatti o metodi del fascismo, ovvero, esprimere idee favorevoli al’ideologia fascista o metodi razzisti, fatti con l’intento di costituire un’organizzazione fascista. Anche inneggiare su un social è considerato apologia, come il diffondere idee ed immagini che lo facciano. Anche Facebook, come ogni altro social o blog internettiano quindi risulterebbero oggi, un mezzo di propaganda e media di comunicazione di massa, compresi in tale legge. E’ da comprendere per cui che, chiunque (anche un’ uomo politico) inneggi all’ideologia fascista come simbolo ed esempio, o possa essere inteso all’interno di eventuali proprie dichiarazioni, un tale fine, incappi nell’apologia di Fascismo. Ciò è previsto dal complesso di norme penali, emanate nel 1945, nell’immediato dopoguerra, e successivamente modificate nel 1952 e nel 1975, allo scopo di prevenire o reprimere la rinascita del fascismo e di tutte le attività neofasciste. Si ha riorganizzazione del partito fascista (vedi Partito nazionale fascista) quando un’associazione, un movimento o un gruppo di almeno cinque persone perseguono finalità antidemocratiche, proprie del fascismo, esaltando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione italiana o svolgendo propaganda razzista o compiendo manifestazioni esteriori di carattere fascista. Il divieto di riorganizzare sotto qualsiasi forma il disciolto partito fascista è espressamente contemplato nella Costituzione nelle Disposizioni transitorie e finali. La legge prevede per il delitto di apologia sanzioni detentive, più severe se il fatto riguarda idee o metodi razzisti o se è commesso con il mezzo della stampa, ed accompagnate dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. La “riorganizzazione del disciolto partito fascista”, già oggetto della XII disposizione transitoria della Costituzione, si intende (ai sensi dell’art. 1 della citata legge) riconosciuta «quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista». Nel 1958 fu citata da una successiva sentenza della Corte Costituzionale (6 dicembre 1958, n. 74), relativa stavolta all’art.5 della legge 645/52 a proposito della definizione di “manifestazione fascista”, che si occupò di esplicitare in motivazione la ratio della norma, politica e difensiva del giovane regime democratico repubblicano contro i possibili attentati alla sua integrità.

http://it.wikisource.org/wiki/Sentenza_della_Corte_Costituzionale_74/1958

Ecco riassunti tre articoli della legge 20 giugno 1952, n. 645:

art. 4. (apologia del fascismo). Chiunque, fuori del caso preveduto dall’art. 1, pubblicamente esalta esponenti, principii, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a lire 500.000. La pena è aumentata se il fatto è commesso col mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione o di propaganda. La condanna importa la privazione dei diritti indicati nell’art. 28, comma secondo, n. 1, del codice penale per un periodo di cinque anni. art. 5. (manifestazioni fasciste). Chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a lire cinquantamila. art. 6. (aggravamento di pene). Le pene sono aumentate quando i colpevoli abbiano ricoperto una delle cariche indicate dall’art. 1 della legge 23 dicembre 1947, n. 1453, o risultino condannati per collaborazionismo ancorché amnistiati. Le pene sono altresì aumentate per coloro che abbiano comunque finanziato, per i fatti preveduti come reati negli articoli precedenti, l’associazione o il movimento o la stampa. Concludendo: E’ compito e dovere di ogni cittadino vigilare e impedire che si possano ripetere eventi e manifestazioni di ogni tipo che possano emulare il passato ideologico, ma dovranno essere sempre fatte nel rispetto di tutti, senza alcuna imposizione che possa essere egualmente paragonabile a ciò che si sta vigilando, sempre e solo rivolgendosi alle Forze dell’Ordine o la Magistratura, gli unici preposti a far rispettare le leggi. 

 

Paolo Bongiovanni

 

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