IL CONTRIBUTO DELLA SINISTRA

IL CONTRIBUTO DELLA SINISTRA ITALIANA
NON ASSUEFARSI ALL’ESISTENTE (rubare per se?)
MA PROGETTARE UNA SOCIETA’ ALTERNATIVA

IL CONTRIBUTO DELLA SINISTRA ITALIANA
NON ASSUEFARSI ALL’ESISTENTE (rubare per se?)
MA PROGETTARE UNA SOCIETA’ ALTERNATIVA

Contestualizziamo lo scenario soltanto per nostra memoria: siamo al centro di una crisi economico-finanziaria di vastissime proporzioni su scala mondiale e dagli esiti incerti, per quel che riguarda lo scenario italiano; esiti incerti salvo la destinazione finale del farne pagare il prezzo ai ceti più deboli.

Riemerge all’attenzione dell’opinione pubblica e, nuovamente, per operato della magistratura la “questione morale” al cui centro appare esservi una sorta di “disfacimento” dell’idea di Stato, al punto che qualcuno mormora “era meglio quando rubavano per il partito, anziché adesso laddove l’individualizzazione dell’agire politico fa rubare per sé, all’interno di un ceto che si autoalimenta e si autoreferenzia”.

Si sta rischiando, nel quadro di una complessa situazione europea laddove il “deficit democratico” risalta con grande forza, una divisione del Paese, non tanto sotto l’aspetto geopolitico, quanto nella direzione di una vera e propria “istituzionalizzazione” delle differenze sociali, da realizzarsi magari attraverso un ulteriore restringimento dei meccanismi di agibilità democratica (il presidenzialismo, a questo punto, potrebbe essere visto quale una risoluzione dei mali correnti).

Da sinistra non risponde alcuno squillo: non c’è all’orizzonte una qualsivoglia idea di costruzione di una alternativa al drammatico stato di cose in atto: questo è il punto più grave di tutta la faccenda.

Al di là dei sondaggi, ormai esaustivo metro di misura dell’insieme dell’agire politico, il PD appare diviso sui “fondamentali” senza alcuna apparente possibilità di recupero mentre nell’area dell’ex-Arcobaleno paiono albergare opzioni divergenti sul piano strategico.

Da un lato si presenta un tentativo, attraverso l’utilizzo di un carisma di natura personalistica di entrare nel gioco del PD, stringendo alleanze senza analizzare natura e contenuti politici proposti dagli eventuali interlocutori; dall’altro canto appare in atto un mero tentativo di sopravvivenza quotidiana, fuori da obiettivi di portata complessiva, rivolti almeno verso il medio periodo.

Beninteso: anche il primo obiettivo, quello del far valere il “carisma personalistico” comprende una idea di ricollocazione istituzionale di un personale politico già protagonista di molte sconfitte, che intende non privarsi dei privilegi accordati a quello che ritiene il proprio ceto di appartenenza : una ricollocazione istituzionale che avverrebbe al di fuori da qualsiasi canone di rappresentanza politica.

Manca l’idea di una costruzione/ricostruzione di una soggettività organizzata: ecco, un nuovo soggetto politico della sinistra italiana potrebbe rappresentare il miglior contributo di questa parte politica alla causa della costruzione, necessaria, di una alternativa all’attuale modo di intendere la politica, di gestire la crisi, di schiacciare i ceti sociali subalterni.

Un soggetto politico della sinistra capace di combattere la deriva populistica e proporre una nuova qualità di programmi e di azione sociale.

Potrebbero essere due le basi di questo nuovo soggetto: la prima riguarda i contenuti sui quali basare il progetto di alternativa; contenuti che dovrebbero affrontare le nuove quattro grandi fratture  che attraversano la società moderna e quella italiana, in particolare.

Fratture che si innestano in quelle storiche analizzata da Stein Rokkan e formatesi al tempo della costruzione degli Stati Nazionali e della Rivoluzione Industriale.

Prendo a prestito la brillante sintesi contenuta nel testo di Bosi, Deriu e Pellegrini ( “Il dolce avvenire”, Diabasis editore): la frattura ecologica (dissonanza tra la logica della produzione e la logica del vivente); la frattura politica ( inadeguatezza dello Stato-Nazione di fronte alla globalizzazione, democrazia mediatica sottoposta alla schizofrenia tra il doppio messaggio mediatico della paura e del consumo); la frattura culturale ( incapacità dell’uscire dall’eurocentrismo legittimando altri punti di vista del mondo); la frattura relazionale ( la contrazione dei tempi e degli spazi della socializzazione).

IL combinato disposto di queste quattro fratture domanda un salto nella storia della specie ( antropologia: nuovamente la frontiera della scienza politica?). Un salto che non si può fare senza dare spazio al pensiero di un futuro diverso.

La seconda base sulla quale poggiare un nuovo soggetto politico della sinistra è quella del ritorno ad una forma-partito basata sull’idea dell’integrazione di massa (il tracollo del compromesso socialdemocratico europeo è avvenuto proprio quando le grandi forze di sinistra hanno accettato il modello competitivo di derivazione anglosassone, adeguandosi al liberismo: l’idea del persistere del modello renano è ancora valida, invece, e va perseguita aggiornandoci nei contenuti, come abbiamo cercato, rozzamente, di indicare anche in questa occasione).

Un nuovo soggetto politico della sinistra è chiamato a rifiutare la logica maggioritario-presidenzialistica (comprensiva dell’idea delle primarie) insita nelle espressioni populistiche in voga (a destra, come  a sinistra) chiarendo così, con grande nettezza i confini di una identità controcorrente: il tempo e lo spazio per una strategia di alleanza si troverà comunque, affermata però una precisa autonomia; l’autonomia che deriva dalla capacità di non assuefarsi all’esistente e di progettare una società alternativa, fondata sull’idea di una democrazia che tenda all’eguaglianza.

Savona, 18 Maggio 2010                                                   Franco Astengo

  

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