Il cigno nero e le oche bianche
IL CIGNO NERO E LE OCHE BIANCHE “della inutilità della classe politica”, nella fattispecie quella locale, regionale e comunale e naturalmente di quella nazionale. |
IL CIGNO NERO E LE OCHE BIANCHE “della inutilità della classe politica”, nella fattispecie quella locale, regionale e comunale e naturalmente di quella nazionale. |
Le povere oche bianche erano in Campidoglio a Roma nell’anno 390 a. c., erano lì non perché qualcuno le aveva votate e elette, ma solo perché erano sacre a Giunone, e in Campidoglio c’era il suo tempio. Le povere oche non erano state incaricate di vigilare sulla sicurezza e la vita dei cittadini, però loro sapevano starnazzare bene e forte, ma starnazzavano se c’era una ragione, e la ragione si presentò; prima che i Galli cercassero di assalire il Campidoglio nottetempo, starnazzarono e così avvertirono del pericolo i difensori.
Grandi starnazzate si propagano nell’aria anche oggi, ma non sono le oche, sono i lamenti dei politici, di tutti quei politici di tutti gli schieramenti che per anni hanno riempito la scena nazionale e locale, ma che a differenza delle povere oche che hanno starnazzato prima del pericolo, i politici solo dopo, quando ormai il danno era fatto. Il danno come si sa è rappresentato dal cosiddetto “cigno nero”, un evento inaspettato, un evento isolato, che non rientra nel campo delle normali aspettative, è un evento che è destinato ad avere un impatto enorme che solo a posteriori, per giustificarne la comparsa, ci spinge ad elaborare le cause per renderlo spiegabile e prevedibile. Due sono i cigni neri comparsi non previsti, ma che se si fossero considerate le probabilità teoriche si sarebbe, in un caso, forse potuto evitare, e nell’altro potuto affrontare con maggiore prontezza ed efficacia. Uno dei due riguarda la nostra Regione ed è il crollo del Ponte Morandi con relativo collasso del sistema viario ligure, l’altro che riguarda tutto il mondo ma nello specifico l’Italia è la Pandemia COVID19.
Non è quello del Covid19 l’argomento che voglio trattare, non essendo né un virologo né un medico, per cui la citazione è limitata al solo fatto che lacune e ritardi nel contrasto nascono dallo stesso tipo di approccio delle stesse istituzioni e cioè Stato e Regioni. Se si assume il fatto che la difesa del Campidoglio non era demandata alle oche ma bensì ai centurioni, così la difesa delle infrastrutture e della salute pubblica erano demandate, giustamente, agli apparati tecnici riguardo le infrastrutture e al sistema sanitario riguardo la salute pubblica. Ma come le oche hanno vigilato sul Campidoglio, sarebbe stato sufficiente che i politici avessero vigilato, o anche semplicemente osservato che le cose non andavano affatto bene sulla rete autostradale ligure, non parliamo poi della viabilità urbana e extraurbana, e tutto questo non ora ma da decenni, e chi doveva sorvegliare se non loro che ad ogni campagna elettorale dicevano “siamo noi che ci preoccupiamo di tutti gli ambiti della vostra vita, della libertà e velocita dei vostri spostamenti, di garantire ad imprese e ai lavoratori occasioni di sviluppo” , ecco bastava che oltre a promettere magari avessero verificato come stavano procedendo le cose.
Velocemente mettiamo in rassegna tutte le inadempienze che riguardano le infrastrutture del nodo genovese e ligure in generale. Genova è il nodo cruciale per tutta la movimentazione di merci e passeggeri proveniente da tutta Italia e in generale dall’Europa mediterranea dalla Turchia ai Balcani fino alla penisola iberica, più lo sbarcato portuale da tutto il mondo. Sul nodo genovese grava la movimentazione containers delle piattaforme di Voltri e Savona-Vado che prive di collegamenti dedicati ferroviari scaricano tutto sulla autostrada, Vado addirittura non ha nemmeno un collegamento dedicato su gomma. Guardiamo ora come i politici nazionali, ma qui soprattutto regionali e comunali non hanno minimamente agito per ottimizzare i servizi del loro territorio, basta fare una piccola cronistoria delle infrastrutture genovesi e liguri per capire che non sono nemmeno stati capaci di far sentire la loro voce a Roma, dato e non concesso che non avendo risorse e solo qualche competenza non erano in grado di ovviarvi. Nella cronistoria tralasciamo per minore importanza e complessità di elencazione tutta la viabilità urbana e extraurbana sia quella statale che provinciale, se non altro perché le novità nel settore si contano meno che le dita della mano in più di 100 anni., Ma stando su Genova, due opere che avrebbero risolto il problema di comunicazione del porto, per il traffico indirizzato alla autostrada, e che erano già indispensabili 30 anni fa con un volume di traffico dieci e forse più inferiore a quello odierno non sono nemmeno state ultimate e/o neanche fatte, parliamo del nodo di San Benigno che avrebbe razionalizzato il traffico del porto verso l’autostrada, il progetto ha 20 anni, ma non c’è ancora; l’altra, il progetto della Gronda, struttura che avrebbe permesso di bypassare il ponte Morandi, sgravandolo del più che duplicato traffico in unità e tonnellaggio rispetto alle origini, era stata progettata nel lontano 1986, oggi a 35 anni di distanza non c’è ancora.
Gronda
Cosa hanno fatto i politici nostrani e nazionali per migliorare la viabilità ligure? Ve lo dico velocemente; in quasi cento anni dalla costruzione del primo tratto autostradale, la famosa “Camionale Genova-Valle del Po'”,costruita in soli tre anni dal 33 al 35, abbiamo avuto solo due interventi: il raddoppio della medesima fino a Serravalle negli anni 60 e il raddoppio e completamento della Genova-Savona sempre tra il 60 e 70, ecco ora sono passati 50 anni e non è stato fatto niente per migliorare la capacità di assorbimento della rete, anzi l’ha peggiorata con la costruzione della A 26 che convoglia tutto il traffico di Lombardia e nord Italia ed Europa. Ecco che se uno, in tempi moderni, aspetta tra i 100 e i 50 per adeguarsi alla evoluzione del traffico, allora magari, se invece fosse stato fatto qualcosa, forse il Cigno Nero non avrebbe posato la sua lugubre ombra sul Morandi.
Nodo di San Benigno
Non è questo tempo e luogo per individuare le puntuali responsabilità di quella tragedia, qui si vuole solo evidenziare collegamenti oggettivi di mancanze progettuali che non possono non aver condizionato un degrado strutturale, il tema è che non sono ammissibili, passività, incompetenze, e superficialità da parte di chi, se anche non direttamente responsabile di manutenzione e gestione delle proprie infrastrutture territoriali, non può però non accorgersi del degrado e della inadeguatezza di quelle strutture rispetto alle esigenze, prima di tutto delle proprie comunità. Ecco perché le lamentele dei politici, oggi, per il disastro della viabilità ligure, assomiglia ad uno starnazzare molesto paragonabili a quello delle oche, sia di quelli che si dicono “costruttivisti”, perché non hanno saputo dare realtà alle loro convinzioni, sia dei fautori della decrescita felice, di quelli “basta cemento”. Concludendo i cigni neri sono per loro natura imprevedibili, ma l’ambito in cui si verificano è sotto agli occhi di tutti, basta sorvegliare, osservare, intervenire sulle criticità e se non si può o non si è in grado di farlo, è proprio compito del politico, nella fattispecie quello locale di pretendere presso le diverse istanze tecniche ed esecutive superiori che sia fatta chiarezza sulle azioni da intraprendere.
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