Il cemento è mio e lo gestisco io. Sic transit

Il cemento è mio e lo gestisco io
Sic transit

Il cemento è mio e lo gestisco io
Sic transit

 Nella sala delle Azzarie, al Santuario, ieri sera gremita per la presentazione di quell’orrido incubo ventennale che ha nome “la Romana”, si respirava, si palpava quasi, un clima di incredula e avvilita rassegnazione.

Corsi e ricorsi storici, nella antica valle ombrosa carica di riflessione e misticismo.  Allora, cinquecento anni fa, i savonesi erano umiliati dall’invasione genovese che aveva mozzato torri, distrutto il porto, spianato l’antica cattedrale. Ora, dai loro stessi amministratori, che vorrebbero spianare la strada a un orrido stupro di quella stessa valle, con un miraggio di ripresa economica del tutto impossibile da credere, prove ed esempi alla mano.


Palazzo delle Azzarie

 Il confronto col caso Riborgo è tristemente emblematico. Eppure è passato così poco tempo.  Allora, un pugno di abitanti dalla fiera parlata dialettale aveva bollato con sensibile concretezza l’ipotesi di alcune casette in collina, a dispetto delle contropartite previste, del solito ricatto sui servizi, delle truppe cammellate portate dalla amministrazione a intortare il progetto “ecologico”, della presentazione infiocchettata e sponsorizzata dalla precedente maggioranza.

Ora, a fronte di una devastazione inutile e speculativa che, se realizzata, stravolgerà per sempre la valle senza alcun vantaggio visibile, a fronte di una mostruosità così evidentemente fuori tempo massimo, sotto ogni punto di vista economico, di pianificazione e anche di semplice logica, il silenzio e le teste chinate.

Un solo dato positivo: niente truppe cammellate in sala, niente esponenti e sostenitori di maggioranza a difendere il progetto.

Ma forse, neppure questo è poi un dato così positivo: almeno allora l’amministrazione ci metteva la faccia.  Ora no. L’assessore e vicesindaco Arecco, chiamato in causa da noi, si è trincerato dietro una comoda posizione di attesa, da spettatore, come una sorta di facilitatore che deve ascoltare le varie esigenze.

Eh no, troppo comodo, fare i “neutrali”, quando è più che evidente che la presentazione ufficiale di un progetto tanto vecchio e contestato è già di per sé una presa di posizione a favore.

 
L’architetto Fallucca  e  il Vicesindaco Arecco

Del resto, l’assessore ha ribadito di non essere pregiudizialmente contrario al cemento. In Consiglio, all’approvazione delle villette a Madonna del Monte, aveva negato che la sua maggioranza fosse contraria agli insediamenti in collina. Peccato che qualcuno dica di avere registrazioni dove Caprioglio, in campagna elettorale, ribadiva: neanche un centimetro di suolo consumato in più.

Nuove case in collina per portare sviluppo? Ma figurarsi. Nessuno le ipotizzava. Tutti a parlare di turismo religioso ed ecologico, di servizi, maneggi, percorsi ciclopedonali, rilancio e ristrutturazione dell’esistente. Non di ammassi di case per ghetti di lusso.

Questo di tanta speme oggi ci resta.  L’importante è sempre prendere in giro gli elettori.

E allora, c’è da capirli, questi savonesi, questi abitanti del Santuario presi in giro, silenziosi e rassegnati.  Vinci una piccola battaglia per ritiro degli avversari (i proponenti di Riborgo, sconfitti e scoraggiati), e subito si ripresenta un esercito dieci volte più forte, vessilli delle betoniere che garriscono al vento, a calpestare il tuo suolo e piantare accampamenti.

Punisci giustamente una maggioranza che si era mostrata insensibile alle esigenze cittadine e troppo sensibile alla speculazione fine a sé stessa, e ne arriva una anche peggio, che procede impavida laddove persino i precedenti, per pudore se non altro, si arrestavano titubanti.


Il progetto

È questa assoluta e serena faccia tosta, probabilmente, a sconcertare e ammutolire. 

Perché peggio di una situazione negativa, c’è solo una cosa: una promessa di cambiamento, una speranza disattesa, un salto dalla padella nella brace. Ti taglia le gambe, non ti fa trovare neppure le parole adatte.

Da una parte chi si è bevuto la storiella dello sviluppo da nuovo quartiere non lo fa con spirito e adesione convinti, al punto di perorare apertamente come i fautori di Riborgo, ma più per disperazione, guardandosi intorno, per una sorta di: e proviamo anche questa. (Nessuna voce dalle 300 firme a favore vantate dall’architetto).  Dall’altra chi è contrario e attonito non sa neanche cosa dire.

Anche perché tutti si sono trincerati dietro la figura, ingombrante in ogni senso, dell’architetto progettista.  

Una lunga presentazione, che ne fa capire la competenza, gli studi approfonditi, l’ostinazione oserei dire diabolica (e mi perdoni il paragone, visto che ribadiva come gli architetti non siano il demonio) nel portare avanti e modificare un progetto devastante, nel lungo arco di tempo di vent’anni, per renderlo a tutti i costi e contro ogni evidenza digeribile, quando non lo è.

Il mondo è cambiato, le speculazioni sono fallite, certe visioni inutilmente ottimiste hanno mostrato tutta la loro miopia nei fatti, ma no, niente: avanti tutta. Alla via così, e più non dimandare.

Come ribattere, del resto, come obiettare di fronte a un professionista così sicuro di sé da sfiorare l’arroganza. Forse qualcuno dovrebbe approfondire il concetto di “urbanistica partecipata”, visto che la precedente amministrazione lo intendeva come: si fa così, vi piaccia o no, al massimo vediamo le contropartite.  Mentre ora è diventato: si fa così perché questo è il mio progetto, questo vogliono i proponenti, questo mi permette il piano regolatore, e non devo certo giustificarlo a voi o rendervelo piacevole. Punto.


 Non è il massimo, presentare un progetto così impattante non cercando di farlo capire, digerire, di dialogare su un piano di parità e rispetto con gli abitanti, ma con l’atteggiamento di un pugile sul ring, profittando apertamente della soggezione che si ha verso un professionista padrone della materia.

Le prime due domande liquidate in fretta e con fastidio. Obiezioni sul traffico aumentato? Non esiste. Obiezioni sui disagi per i residenti? Andiamo ancora oltre: il progetto è fatto per le nuove case, non per voi. Eventualmente potreste averne vantaggi, ma non è rilevante e non mi interessa.

Appena accennati i potenziali servizi e senza troppa convinzione. Una improbabile rivendicato aumento di valore degli immobili esistenti, quando tutti gli intervenuti successivi hanno poi fatto notare che semmai sarà vero il contrario.

E poi: ci sono altre domande? In tono bellicoso, accentuando la sfida, addirittura dicendo non vedo l’ora, addirittura parlando di “sassolini” da togliersi dalle scarpe.

Al lungo intervento tecnico del geologo Filippi che ha spiegato la conformazione della zona, che renderebbe possibile l’intervento, una parte del pubblico si è alzata e se ne è andata.

E allora, spazio ancora per un paio di interventi fin troppo miti di Dell’Amico e di Cuneo di Italia Nostra, che si è riservato di studiarsi il progetto e parlare in seguito.

  
Dell’Amico, Cuneo e Festa

Il nostro Eric Festa ha invece espresso apertamente i sentimenti indignati di molti di noi, grillini brutti e cattivi e notoriamente ineducati.  Eppure ho visto chiaramente alcuni spettatori voltarsi verso di lui, alcuni occhi brillare. Forse non eravamo poi gli unici.

Nessuno, però, ha parlato. Nessun sano e sanguigno dialetto ha animato la sala. 

Certo, il clima è cambiato. Uno dei più strenui oppositori di Riborgo è ora consigliere del vicesindaco, e tace compiaciuto. Un altro consigliere comunale del passato, fra i più fieri avversari del cemento in collina e predicatori del recupero sostenibile di Santuario, è desaparecido. Non ha ottenuto lo scopo di farsi rieleggere, ma almeno quello, importante per qualcuno, di disperdere voti e far rivincere lo status quo.

Nessuna associazione, nessun comitato ha espresso propositi bellicosi. I fieri giornalisti anticemento, autori di tante documentate e corrette denunce contro la speculazione, sono desaparecidi anch’essi, ultimamente impegnati solo a dimostrare con ogni mezzo l’inadeguatezza del M5* come se fosse l’unico e vero problema del Paese.

Lo stesso geologo Filippi, è pur vero che è un professionista che fa il suo lavoro, ossia valutare gli aspetti idrogeologici, è pur vero che, come ha detto Dell’Amico, “ se non lo facesse lui quel lavoro lo farebbe qualcun altro” (ma dove l’ho già sentita questa giustificazione?), è pur vero  che ha precisato di essere stato contrario a Riborgo per problemi che qui non riscontra, e non per la cementificazione in sé, ma vorrei ricordargli comunque che è stato candidato in una lista, “Noi per Savona”, che  si è sempre espressa contro la cementificazione in generale, delle colline in particolare, e nello specifico contro questo progetto.

 
Il geologo Filippi e il Presidente di Opere Sociali De Filippi

 Lontani i tempi di Gamaleri che, dopo aver collaborato da professionista dell’ecoedificazione al progetto Riborgo, con un gesto coraggioso, rivalutando il progetto e la contrarietà popolare e la necessità di preservare il suolo, se ne è dissociato.

Come sono lontane e sbiadite molte cose.

Noi, però, i brutti, cattivi, ineducati grillini, rimaniamo fermi sulle nostre posizioni. E coerenti.

Non tesi a cercare voti e poi disattenderli, non cambiando volto e opinioni a seconda degli interlocutori e delle pressioni di una o dell’altra lobby (come accaduto di recente alla maggioranza a proposito di slot machine e tabaccai), non preoccupati di vincere o timorosi di perdere, ma coerenti.

Prima o poi, per quanto ignorati, vilipesi, screditati possiamo essere, i fatti stessi ci daranno ragione. 

Non può non crollare un sistema così assurdo e fuori tempo, sordo ai richiami della realtà.

Forse, la chiave di lettura l’ha data il presidente di Opere Sociali, quando ha osservato che, al posto del costruttore, valuterebbe bene l’aspetto economico di tutta la faccenda.

Quell’aspetto che, a nostro avviso e nella situazione attuale, è del tutto improponibile.

Guardiamo gli esempi recenti, Luceto, il caso eclatante di Savona 2 con i suoi scheletri nel bosco, l’invenduto, il mercato immobiliare in declino, il crollo del potere d’acquisto delle famiglie, l’incertezza dei giovani.

Una amministrazione seria, responsabile, attenta ai suoi cittadini, valuterebbe tutto questo, al momento di concedere irresponsabili varianti e licenze edilizie.

Altro che ingolosirsi per quattro spiccioli di oneri da buttare nella spesa corrente, alla giornata, come viene viene, magari per blandire gli elettori, e poi qualcuno ci penserà.

No, non deve e non può andare così.  Non può continuare ancora a lungo. Non parliamo di ambientalismo e conservazione, parliamo di fatti, di economia, di responsabilità.


 Io sono serena che una mostruosità come le cinquanta villette della Romana, diconsi CINQUANTA, un intero nuovo quartiere suburbano, non vedrà mai la luce. Il mercato deciderà, come ha detto l’architetto.

Ho fiducia che il mercato farà un bel marameo.

Un po’ meno serena, invece, che non si ottenga la variante, e non si inizi a scempiare inutilmente con strade e scavi e muretto e cemento nel nulla.

Monumenti all’irresponsabilità odierna, cattedrali nel deserto. Come la piattaforma Maersk.

Ma giorno verrà, che finalmente cambieremo rotta, sperando non sia tardi. 

 

     Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

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