Il bisogno di uomini [Il Flessibile]

Noi sixties siamo cresciuti parallelamente al mondo dei supereroi e tutte le nostre sicurezze si sono misurate coi poteri soprannaturali di Thor, di Peter Parker, dei Fantastici Quattro e di un già adulto Clark Kent.
Costoro ci infondevano tranquillità.
Avevamo le spalle coperte, a casa grazie ai genitori e fuori casa da martello, ragnatele, velocità supersoniche, corpi invisibili, infiammabili, allungabili e rocciosi.
Erano certezze che ci incoraggiavano ad andare avanti, guardinghi ma senza paura.

In queste ore una flotta carica di aiuti umanitari, di generi alimentari e di primo soccorso, sta andando per mare.
L’intenzione è spregiudicata, coraggiosa e azzardata: forzare il blocco dell’esercito israeliano, sbarcare lungo la striscia di Gaza e consegnare il carico alle famiglie palestinesi.

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Israele ha ordine di sparare poiché nessuno è autorizzato ad avvicinarsi (incrociamo le dita).
Il mondo perfetto ci è stato raccontato per decenni dal cinema americano: secondo questa narrazione, a questo punto, giunti in prossimità della costa, i supereroi stellestrisce si metteranno in testa per garantire di solcare in maniera indolore le ultime miglia e far sbarcare il convoglio a destinazione, secondo le intenzioni di uomini di buona volontà.

Purtroppo il cinema americano ci ha ingannati.
I supereroi non esistono.
Potrebbero (r)esistere gli uomini, quelli coraggiosi narrati dalla grande letteratura, ricolmi di passioni e ideali.
Vuol dire che c’è bisogno di questi uomini.
Non per andare al fronte o governare le sale dei bottoni bensì per portare umanità laddove l’umanità è sovrastata da interessi.
Ma poi quali interessi?
Gli interessi di una manciata di dementi – brutti da vedere e da ascoltare – che giocano a fare i supereroi a scapito di donne, bambini e uomini in carne e ossa.
Signori, la fiction è morta: salviamo la realtà.

Dario B. Caruso da Corriere AL

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