I VERI NEMICI

I VERI NEMICI
La festa del 1° maggio organizzata dalla triade sindacale a Pordenone ha dimostrato, anche a chi avesse ancora dei dubbi, la realtà sociale odierna, se confrontata a quella pre-crisi: pre-2007, per intenderci

I VERI NEMICI

La festa del 1° maggio organizzata dalla triade sindacale a Pordenone ha dimostrato, anche a chi avesse ancora dei dubbi, la realtà sociale odierna, se confrontata a quella pre-crisi: pre-2007, per intenderci.


Sino ad allora si manteneva viva la contrapposizione tra lavoratori e imprenditori; di qui la funzione del sindacato di tutelare i diritti dei primi. La crisi ha però fatto emergere quanto simbiotico sia il rapporto tra lavoratori e “padronato”, in particolar modo nelle piccole e medie imprese, ossia nella stragrande maggioranza dei casi. I lavoratori, infatti, hanno constatato quanto la condizione loro e dei loro titolari fosse assai più prossima di quanto avessero sino allora sospettato. Assistere alla disperazione progressiva di imprenditori –includendo nel termine anche le piccole attività e molte partite Iva- ha rivelato che il carico di responsabilità che grava sulle spalle del “datore di lavoro”, i rischi a cui si espone per la feroce concorrenza e per l’assillo costante di scadenze ineludibili, compensano ampiamente l’eventuale maggior reddito “padronale”; scoprendo peraltro che il “capo” guadagna spesso meno del dipendente ed ha assai minori tutele in caso di cessazione o fallimento; tanto da spingerlo talvolta al gesto estremo. Mai dipendente e titolare si sono sentiti così vicini: un buon motivo per guardare spesso al sindacato come una tutela residuale, ormai fuori del tempo. Ripeto, a scanso di equivoci, NON nei casi delle grandi aziende, Fiat in testa.

I ragazzi riuniti a Pordenone, si è scoperto dalle interviste, erano lì più per stare insieme e passare una giornata in allegria, che per dare testimonianza a CGIL-CISL-UIL, quasi fossero un corpo estraneo in quella circostanza, pur essendone i promotori.


Questo 1° maggio ha rivelato che i veri nemici erano lontani da quella piazza: siedono nei palazzi delle sedicenti istituzioni, attenti più a proteggere se stessi che gli interessi di coloro che li pagano lautamente per risolverne i problemi, ormai di mera sopravvivenza; e siedono ancora più lontani nei circoli della finanza, ormai assurti a veri governanti, sia tramite la classe politica che, sempre più spesso, in forma diretta, con le direttive della Troika e i suoi giugulatori aiuti. Bersagli di entrambi sono coloro che lavorano: quindi, non solo quelli “a busta paga”, ma anche chi quella paga la dà, spesso di tasca propria, per non chiudere. Ormai è ben netto il vallo che divide chi produce e chi ne gode i frutti: lavoratori e parassiti. Bisogna però stare attenti a non confondere le istituzioni con chi le occupa solo per trarne vantaggio: è questo il vero problema, forse irresolubile, dell’Italia, come ammonisce l’ex ministro dell’Economia, Rino Formica, in una illuminante intervista di ieri a Il Fatto Quotidiano. Formica fa anche notare come gli obiettivi del governo Renzi coincidano in molti casi con quelli di Licio Gelli, ossia della P2: svuotamento di ogni forma di rappresentanza (Parlamento, partiti e, appunto, sindacati), immiserimento del Senato, ridotto alla larva di se stesso, assunzione di decisioni fondamentali per i cittadini sopra le loro teste, maturandole ed eseguendole nelle segrete stanze: un vizio che ha percorso indisturbato gli ultimi decenni. Formica accosta il modo di procedere di Renzi a quello di Mussolini; il che, commenta, non è proprio il massimo per il numero uno di un partito che si definisce democratico. Insomma, come più volte accaduto, le classiche politiche di destra sembra siano più appannaggio della sedicente sinistra che della destra.

Marco Giacinto Pellifroni                4 maggio 2014

 

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