I racconti noir di Serlingio: Le Ombre del paese sul mare
I RACCONTI NOIR DI SERLINGIO
PREFAZIONE
Queste vicende appartengono a un lontano Medioevo. Oggi nulla di simile accade più: nessun potente si aggrappa al potere per paura di essere scoperto, nessun regnante si circonda di cortigiani e nessuno minaccia chi osa criticare. Sono storie d’altri tempi, che per fortuna non ci riguardano più
Le Ombre del paese sul mare

In un paese sul mare, là dove i vicoli scendono fino agli scogli e le campane segnano l’ora dei mercanti più che quella dei monaci, il futuro aveva ormai accento straniero.
L’antico Hospitium Adriana, rifugio di pellegrini e cavalieri erranti, non era più luogo di ristoro ma preda di uomini venuti d’oltre l’Adriatico. Scaltri, rapidi, con mani dure di cantiere e occhi lucidi di mercante, avevano posato i loro stendardi su quelle mura consumate dalla salsedine.

PUBBLICITA’
I notabili del borgo applaudivano, parlavano di rinascita, di miracolo. Dicevano che quelle genti sapessero trasformare le rovine in torri, i cortili deserti in botteghe illuminate, i ruderi abbandonati in palazzi di marmo. Ma nelle taverne, al lume delle lanterne, il popolo mormorava:
«Non vedi? Costoro non portano solo cazzuole e pergamene: portano il dominio. Passano dai cantieri alle cancellerie, dai contratti ai tribunali. Comprano terre e anime con lo stesso obolo. Noi, servi nelle nostre case, dovremo pagare decima a chi ieri arrivava con le bisacce vuote e oggi scrive contratti con penne d’oro».
E i cronisti di corte narravano che dietro le loro imprese vi fosse la stessa ombra che già aveva plasmato l’Hostellum Laurentii, le case di pietre rosse che sorgevano come castelli senza storia, e la Fondazione Spotornum, che qualcuno giurava fosse più un tempio iniziatico che luogo di carità.
I prelati che custodivano le cronache dell’abbazia, annotava in margine: “Qui non si tratta di costruire, ma di conquistare”.
I muratori del borgo, giuravano di non voler cedere la propria casa, anche se le mani di ferro degli stranieri avevano già comprato il vicinato intero.
E il notaio, servo del denaro più che della legge, batteva ceralacca sulle pergamene, sigillando ogni passaggio come se fosse verità divina.
Ma nella notte, tra i vicoli, c’era chi giurava di aver visto ombre incappucciate scambiarsi rotoli di pergamena marchiati con sigillo di cera nera. Era davvero rinascita, o piuttosto un patto segreto, una congiura che stava cambiando per sempre il destino di quel paese sul mare?
Il mare ruggiva, indifferente.
Gli uomini tacevano, ringraziando.
E le pietre, nere di salsedine, custodivano un mistero che nessuno voleva nominare.
Opera di fantasia. Ogni riferimento a persone o fatti reali è puramente casuale.
Chi è Serlingio
Serlingio scrive noir perché ormai non serve più.
Le trame oscure, le alleanze sottobanco, i compromessi che puzzano di potere marcio? Roba da altri tempi. Oggi, come tutti sanno, viviamo nell’era della trasparenza, dell’onestà e delle istituzioni immacolate.
Eppure, tra una cronaca distratta e un comunicato trionfale, Serlingio continua a raccontare storie storte, ambientate in città dove i vicoli puzzano ancora di accordi non detti e le stanze dei bottoni hanno doppie serrature.
Nessun detective eroe, nessuna verità salvifica: solo un mondo dove la giustizia si traveste, spesso male, e la realtà supera il romanzo. Ma è solo fiction, sia chiaro. O almeno così ci raccontano.