I Posti precari doppiano quelli stabili
I Posti precari doppiano quelli stabili
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Posti precari doppiano quelli stabili
l lavoro cambia faccia: quello a breve termine doppia quello fisso. Nell’ultimo quadriennio infatti i contratti a termine sono aumentati del 35% con 800mila occupati che si devono accontentare di un impiego che dura al massimo 12 mesi (85% del totale), mentre i contratti a tempo indeterminato si sono fermati a 460mila. Sempre più precarietà e con una frenata anche del lavoro autonomo (-117mila unità) mentre le tutele crescenti introdotte dal Jobs Act hanno maturato a oggi il 16% delle assunzioni. Tutto ciò avviene perché l’offerta di lavoro è bassa ma è anche scarsa la qualità dell’occupazione mentre vi è un potenziale di crescita inutilizzato rappresentato dalle donne o dai neet, persone che non studiano e non cercano più lavoro. Senza dimenticare che la crescente competitività dei mercati si scarica sul costo del lavoro e su salari sempre più bassi. È questa la fotografia sul lavoro e la contrattazione collettiva scattata dal Cnel nel suo Rapporto annuale. Un contributo – come ha ricordato il presidente Tiziano Treu – «per evitare controversie ideologiche e soluzioni semplicistiche». Già perché a fronte delle misure adottate dal governo come il decreto Dignità e quello in prospettiva del Reddito di cittadinanza ci sono i numeri che parlano di una realtà molto complessa: a gennaio potrebbe saltare il rinnovo di oltre 53mila contratti come evidenziato da Assolavoro quale effetto del nuovo tetto a 24 mesi per il tempo determinato. Tutto questo mentre avanza il lavoro povero: oltre 3 milioni nel 2015, ma si arriva a 5,2 milioni se si considera il reddito annuale invece di quello mensile. Per rendere concrete le opportunità di occupazione servono servizi personalizzati di orientamento, di formazione e di accompagnamento con interventi di sostegno psicologico e sanitario. «Abbiamo perso lavoro nelle qualifiche intermedie – ha spiegato Claudio Lucifora dell’Università Cattolica – mentre hanno creato posti settori come alberghi, ristorazione, trasporti segnati da una forte stagionalità». Di fronte a questo scenario «occorre capire se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto», ha sottolineato Paolo Sestito di Bankitalia: «Considerando che c’è un problema relativo al ridisegno del prelievo fiscale in busta paga e che i mezzi di contrasto alla povertà sono anche altri come: facilitazione della mobilità territoriale o la riduzione dei vincoli di cura familiare che ostacolano l’accesso al lavoro». GIANCARLO SALEMI Avvenire
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