I NUOVI CENSORI

Questa settimana scendo nel frivolo,
in quanto specchio del perbenismo
nascosto dietro il permissivismo,
che è falsa libertà. Di comprare

Quando si parla di libertà di parola ci si scontra con infinite disquisizioni che appaiono quasi ogni giorno sui media, soprattutto riguardo a vignette, satiriche nelle intenzioni di chi le ha firmate, denigratorie secondo la “vittima” dei suoi strali. Il Fatto Quotidiano ultimamente ne spara a raffica contro gli esponenti del governo, seguendo una consuetudine del suo direttore Marco Travaglio, che ha fatto negli anni una collezione di querele. E Repubblica non è stata da meno nei suoi tentativi di mettere in cattiva luce la destra.

I vignettisti politici ce la mettono tutta per far invocare la censura. Gli eccessi sono i suoi migliori alleati. Come nel far partorire leggi liberticide

Ma non è su questa mancata auto-censura da parte di testate giornalistiche che oggi mi voglio soffermare, estendendo invece il campo ad altre censure, meno visibili al grosso pubblico, ma che rappresentano i veri influencer di massa, visti i milioni, se non miliardi, di utilizzatori che possono vantare: mi riferisco a tutte quelle piattaforme di rete che svolgono la funzione un tempo riservata alle polizie politiche e al Sant’Uffizio in sede religiosa [VEDI].

 Ragazze sorridenti con apparecchio dentale e piercing. La violazione sessuale è solo negli occhi del censore

Questi siti raggiungono capillarmente la maggioranza degli abitanti del pianeta, esclusa quella sua parte che sfugge allo status di connessione permanente per le condizioni di isolamento e povertà che le connota.

PUBBLICITA’

Il loro potere sui popoli è immenso, in quanto decretano a loro insindacabile giudizio cosa può essere ammesso alla pubblica visione e cosa viene invece bannato, in una peculiare sorta di damnatio memoriae. Se qualcosa viola le loro leggi, pardon, regole “della Community”, ossia la moderna lista di libri all’indice di passate epoche, nessuno la vedrà mai.
Al pari del Sant’Uffizio, il campo privilegiato è quello sessuale, o anche para-sessuale, come mostrerò. In questa novella caccia alle streghe, si riprende, con intensità via via maggiore, il cammino di McCarthy nei castranti anni ’50, che proseguirono in verità, sia pure in forma carsica, fino alla spallata degli anni ’80, che io considero gli anni più liberi del secolo scorso e del trentennio presente. Non a caso, tutti coloro che hanno avuto la fortuna di viverli da adulti, li rimpiangono come “mitici”, e tali li ha ereditati l’immaginario delle generazioni posteriori.
Ma veniamo al casus belli che ha talmente suscitato la mia indignazione da spingermi a scrivere queste pagine.

Splendida signora mora in bustino. Troppo provocante

 Si dà il caso che, nonostante la mia veneranda età, mi diletti ancora della vista di belle donne. Sembra quasi un’inconfessabile stravaganza in un mondo che non fa che ingigantire le pulsioni, ormai dichiarate urbi et orbi, di varie –presumo minoritarie- categorie raggruppate sotto l’ombrello LGBTQ+ (con il più che ne lascia intendere l’estensibilità ad libitum). Inciso: lo dice uno che nella Q dell’acronimo si riconosce, ma non partecipa a cortei per comunicarlo all’intera popolazione, immaginandone lo scarso o nullo interesse. Mi limito a scriverlo qui, nel contesto del mio discorso sulla censura.
Ebbene, questo mio diletto mi ha portato, da che esiste Internet, a frequentare siti che inneggiano alla bellezza femminile, con qualche divagazione in siti più specializzati nella variante fetish. Nei decenni passati, se uno voleva crearsi delle cartelle sul proprio hard disk, non aveva problemi di sorta. Col tempo, hanno cominciato a proporsi delle piattaforme per l’immagazzinamento dei dati che ovviavano ai problemi di spazio di hard disk poco capienti e che al tempo stesso ti permettevano di condividere i tuoi contenuti con altre persone delle tue stesse tendenze. Insomma, lo stesso principio alla base di siti come Facebook, e poi Twitter, Instagram ed altri a seguire.

Ragazza sorridente. Bannata. Eccesso di zelo?

Si parte sempre da un’idea vincente, per poi trasformare gli utenti in intruppati, sui quali gravano le regole tanto arbitrarie quanto rigide dei vari patron.
Oltre a quelli più noti, più sopra elencati, ci sono altri fornitori di servizi analoghi, come  Pinterest,Tumblr, Flickr, Vimeo, Youtube, Daily Motion ed altri, che si limitano a caricare il tuo materiale, foto e video, per la fruizione collettiva. Ciascuno di essi è dotato di invisibili squadre censorie, alle cui decisioni è possibile fare ricorso, che poi si scopre essere perlopiù una foglia di fico sulla più che probabile bocciatura di qualsiasi immagine, fissa o in movimento, che a loro giudizio violi le “Regole della Community”. La regola cui più ricorrono i suddetti censori, rigorosamente anonimi, è quella che etichetta un post come “maturo” (si badi, non “Vietato ai Minori”, come nelle diciture in uso per film o TV, bensì “Vietato a tutti”, ma proprio tutti, anche ottantenni e oltre!). Eppure i film porno sono disponibili a chiunque abbia compiuto 18 anni. Anche se sto parlando di immagini e video ben lontani dai film porno, qui il divieto è assoluto e per tutti. Aggiungo che anche questi siti hanno abbracciato la deprecabile tendenza di inviare email NO REPLY. Ossia io posso parlare, ma tu non puoi rispondermi, replicare, difenderti, dire la tua. Ti zittisco in via cautelativa.

Ragazza che sorride in reggiseno. Non esageriamo!

Andiamo allora a leggere la tanto invocata Regola della Community prendendo esempio da Tumblr, la piattaforma di cui ho fatto uso per anni, ma diventata via via più stretta, in ossequio al dilagante politically (o sexually) correct:
Sexually Explicit Material. Visual depictions of sexually explicit acts (or content with an overt focus on genitalia) are not allowed on Tumblr. [La descrizione grafica di atti sessualmente espliciti (o contenuti inequivocabilmente focalizzati sui genitali) non sono consentiti su Tumblr].
Come potremmo dissentire? Mica si tratta di siti pornografici.

Bellissima ragazza che si lecca le dita. Vietata per “Atti sessuali espliciti”

E allora, dov’è il problema? Nell’uso allegramente esteso che si fa della dicitura Sexually explicit act. Senza ulteriori giri di parole, ho intervallato nel testo (per non agglomerarle tutte qui) alcune immagini che sono state rimosse proprio in base a questa dicitura. Se è stato pubblicato un gruppo di immagini, ne ho scelta una fedelmente rappresentativa di tutte le altre, lasciando al vostro criterio valutarne la corrispondenza alla dicitura di cui sopra. Dal canto mio, ho suggerito a Tumblr di cambiare dicitura, adeguandola all’uso che intendono farne.
Qualunque sia il giudizio che darete alla congruità dei divieti, ritenete in buona coscienza che una qualsiasi delle ragazze sopra (e più sotto) raffigurate violi il divieto di mostrare immagini di rapporti sessuali espliciti?
Per essere ancora più onesto, voglio mostrare altre ragazze, in pose più “pruriginose”, ma comunque sempre ben lontane dalla fuorviante dicitura contestata. Eppure, tutte bannate

Penso che quanto sopra valga a confutare i rilievi mossimi, e voglio, per confronto, mostrare un manifesto di “Malizia”, film con Laura Antonelli del 1973, cui non corrispose l’analoga immagine nel film, poiché ritenuta una scena troppo provocante. Pensavamo di aver superato questa pruderie. E invece eccoci ancora qui a parlare di censura opprimente.
Non che nel cinema le cose vadano meglio. Anzi, ormai gran parte dei film d’antan, ma neanche troppo, andrebbero tutti rivisti alla luce delle nuove proibizioni, per non urtare la sensibilità di qualche persona che se ne sentirebbe oltraggiata. E, di conserva, ogni nuovo film viene oggi prodotto soppesando ogni singola scena, immagine, parola. Un calvario per i produttori, che non si sono per nulla accorti dell’abolizione della censura. Mi spiego meglio: se prima c’era una Commissione che rilasciava il visto censura per, ad esempio, V. M. 18 o V.M. 14, adesso la decisione è lasciata al produttore, che, non godendo più dello scudo protettivo del visto censura ministeriale, si trova ad affrontare in prima persona le fobie del primo imbecille che sporge denuncia per un improprio V. M. 14. D’altronde, non si potrebbe neppure etichettare ogni film con V. M. 18 per non assottigliare troppo le platee.

Qualcuno penserà che queste mie siano sterili disquisizioni lontane dai problemi quotidiani. E invece sono lo specchio della nostra inesistente libertà in tutti i campi. Quella libertà di cui tutti parlano e di cui sempre meno hanno contezza, quanto più sono giovani e considerano naturale il groviglio di divieti in cui siamo impantanati, in un mondo che li carica sull’uomo della strada, mentre lascia ampio spazio di manovra a coloro che delle leggi sono i suggeritori, neanche troppo occulti, di cui più sopra ho fatto qualche nome

Marco Giacinto Pellifroni  24 settembre 2023

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2 thoughts on “I NUOVI CENSORI”

  1. Bel ragionamento ma resta un po’ complicato da capire alla miriade di fruitori, nonostante che anche qualcuno si fregi di titolo di studio, diploma o laurea, doppia laurea ecc. oltre il 60% degli italiani è fermamente ottuso e fortemente ignorante, nonché veri e propri analfabeti funzionali

  2. Buongiorno, capisco il suo punto di vista, la censura è sempre un male perché presuppone che le masse non siano in grado di discernere il bene dal male il che mi lascia dubbioso, sopratutto rispetto alla estesa mediocrità, a cui assistiamo oggi, delle classi dirigenti .
    Personalmente ritengo che la sessualità nell’essere umano abbia una plasticità tale da far cadere ogni generalizzazione legata all’erotismo che scaturisca dalla bellezza e dal feticismo del corpo femminile, infatti ci si può innamorare di una donna non bella ma nel complesso attraente per la sua intelligenza e per quel fare misterioso che a volte seduce senza un perché, il che comporta di conseguenza che si ama anche il suo corpo, a volte perdutamente (pur avendo spesso delle forme non proprio convenzionalmente ideali).
    Teniamo anche conto che oggi, sempre più, abbiamo a che fare con immagini prodotte dalla intelligenza artificiale, per cui quelle che sembrano ragazze vere sono in realtà riproduzioni di altre ragazze sconosciute. Oggi l’intelligenza artificiale migliora sempre più velocemente la capacità di definire dettagli minuziosi del corpo e della voce, tanto da rendere perfettamente simile la falsa immagine a quella vera, Su facebook questo tipo di immagine dilaga già. Il rischio quindi per chi apprezza, amatorialmente , certe immagini erotiche, è di non sapere di avere di fronte un falso e addirittura a breve di dialogare con un falso…

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