I nostri figli
Una bambina di dieci anni è eroicamente sopravvissuta per tre giorni e tre notti da sola in mezzo ad un mare in tempesta. Era in viaggio verso il mondo ricco dei bianchi e ce l’ha fatta.
Nella sua Sierra Leone per secoli gli schiavi sono andati a prenderli, oggi al viaggio ci devono pensare da soli. Decenni di colonialismo inglese e guerre civili hanno ridotto anche quel paese in miseria, ma oggi come allora i bianchi hanno bisogno di schiavi per i lavori pesanti e oggi come allora non li vorrebbero tra i piedi. Hanno paura di aggiungere troppi posti a tavola e di perdere certezze esistenziali con quegli ospiti dalle diverse sembianze. E dato che la paura rende un sacco di voti, da decenni nessun politicante dice la verità ed organizza corridoi umanitari. Non dice la verità che di schiavi nel mondo ricco ce n’è un dannato bisogno perché i bianchi non fanno più figli e nemmeno certi lavori. Quella bambina è invece figlia di un paese e di una famiglia con talmente tanti figli da non riuscire a mantenerli, ed è figlia di un mondo ingiusto in cui c’è chi ha troppo e chi niente. Per questo ha lottato tre giorni e tre notti tra onde e raffiche di vento e presto studierà e troverà pure un lavoraccio malpagato ma con addirittura qualche diritto.
Una fortuna per lei ma anche per noi ipocriti di un mondo sempre più povero dentro. Nelle stesse ore un bambino di dieci anni ha sparato contro un pullman alle porte di Betlemme ed è stato ammazzato sul posto dai soldati israeliani. Un figlio della guerra e dell’apartheid in cui viveva da sempre. Un figlio dell’odio e del senso di ingiustizia, un figlio di traumi tramandati tra generazioni. Invece di giocare in cortile coi suoi compagni, quel bambino ha afferrato una pistola più grossa di lui ed ha sparato ad altri esseri umani. Per la stampa un terrorista, per il resto del mondo un bambino palestinese vittima del dolore e della disperazione in cui vive la sua famiglia, la sua comunità e il suo paese mai nato. Vittima di una guerra permanente che gli ha tormentato la testa ed inquinato il cuore. Solo qualche chilometro più in là impazza il genocidio di Gaza con una strage di bambini ammazzati ed amputati che non ha precedenti nella storia dell’umanità, capolavoro di un mondo sempre più sanguinario e spietato. Eppure la politica si rifiuta di dialogare perché odio e deliri ideologici rendono un sacco di voti e invece di lavorare per trovare soluzione intelligenti, spara. Proprio come ha fatto quel bambino palestinese. Negli Stati Uniti e nelle sue colonie europee intanto, le prime pagine sono tutte per un ragazzo più grande che ha assassinato il CEO di una compagnia di assicurazione sanitaria. Uno di quei manager mitologici che guadagnano milioni di dollari l’anno mentre i poveri cristi faticano a sopravvivere anche a causa delle assicurazioni e poi quando hanno bisogno di cure sono scoperti. A far tremare i polsi all’establishment è che ha sparato un figlio modello del sistema e che sui social ha ricevuto applausi. Temono l’emulazione e la rivolta ed i ricchi stanno correndo ai ripari ingaggiando guardie del corpo. Per loro si prefigurano affari d’oro mentre la politica fa finta di non capire. L’ingiustizia sociale ha raggiunto livelli grotteschi ed intere generazioni crescono in una cultura violenta da videogioco e film spazzatura, in un vuoto social ma anche sociale vittime di quella legge della giungla chiamata mercato. Ingiustizia e superficialità materiali che diventano disagio psicologico che diventano disagio sociale che diventano dipendenze e violenza. Il tutto mentre diritti come istruzione e sanità diventano merce sempre più cara e le armi si vendono come caramelle per accontentare qualche lobby. La soluzione è correggere il modello turbocapitalista, è lo stato sociale e quindi diritti ed equità, la soluzione è investire nella vera qualità della vita delle persone che è materiale ma anche sociale ed interiore, la soluzione è promuovere una cultura di pace invece che sfruttare gli estinti guerrafondai peggiori in nome del profitto, la soluzione è una politica al servizio dei poveri cristi invece che delle lobby. È questo il compito della politica oggi. Sconfiggere l’ingiustizia sociale ormai globale che ha costretto la bambina della Sierra Leone ad emigrare, sconfiggere l’odio ideologico e la guerra che ha spinto quel bambino palestinese a sparare, sconfiggere il malessere profondo che ha spinto quel ragazzo ad uccidere. In fondo si tratta dei figli di questa nostra era turbolenta, dei nostri figli.