I MERCATI, LO SPREAD E IL CODICE DI PREZZOLINI

I MERCATI, LO SPREAD 
E IL CODICE  DI PREZZOLINI

I MERCATI, LO SPREAD

E IL CODICE  DI PREZZOLINI

Lo scorso inverno, alla trasmissione  “Che tempo che fa” l’ospite Massimo D’Alema, parlando di economia, a una precisa domanda  dell’intervistatore/amico Fabio Fazio, che gli domandava cosa ne pensava dei “mercati”, il baffino nazionale, con la solita flemma, rispondeva: ‘’Cosa sono questi mercati?’’ e quasi infastidito aggiungeva: ‘’sono più importanti i mercati o le persone?’’

Certamente a prima vista non potrebbe che essere così, le persone sono più importanti dei mercati, peccato che i mercati non sono una cosa astratta ma sono formati anche loro di persone.

Vi saranno pure gli speculatori, ma la stragrande maggioranza dei capitali che compongono i così detti mercati sono fondi di investimento o  pensionistici o di risparmio comune , non necessariamente di soli ricchi, ma anche semplicemente di persone che hanno lavorato tutta la vita e cercano di mantenere integri i loro risparmi su cui poter contare per il prosieguo della loro esistenza di persone anziane, dopo aver fatto le formichine durante la loro vita.

I buoni gestori di questi fondi, avendo una grossa responsabilità nel tutelare i risparmi delle persone che li hanno delegati a gestire i frutti del loro lavoro, spesso di una vita, hanno il compito di compiere pienamente il loro dovere nei confronti dei propri clienti e quindi investire nel migliore dei modo tali fondi.

Di fronte ad investimenti sicuri e investimenti meno sicuri o addirittura di rischio, è chiaro che si crea una differenza di remunerazione, che per investimenti sicuri è inferiore, viceversa per investimenti meno sicuri deve essere maggiore…stiamo parlando del famigerato spread tanto in voga di questi tempi.

La speculazione è tutta qui, ci possono raccontare quello che vogliono, ma qualsiasi persona di buon senso non investirebbe un centesimo  bucato , comprando Titoli del Tesoro  greci anziché tedeschi se il tasso di interesse fosse lo stesso, anche se la Grecia è stata la culla della civiltà e la Grecia fa parte dell’Europa e che non si può affossare un paese ecc. ecc. ecc.

La Grecia sarà pure stata la culla della civiltà, i Greci saranno pure delle persone che non devono essere affamate,  ma è anche vero che se la Grecia non mettesse i conti in ordine , visto che sono decenni che non lo fa, e  continuasse l’andazzo, seguita peraltro da Spagna  e Italia e magari anche dalla Francia di Hollande,  neanche la Grande  Germania potrebbe far fronte ai “mercati” e questo i tedeschi lo sanno bene e se non fosse che la maggior parte del debito greco è nelle mani di banche tedesche, l’avrebbero già abbandonata al proprio destino, per evitare il contagio a livello continentale, cosa peraltro che è avvenuta nel nostro Paese per colpa della nostra “ Magna Grecia”.

Ma che cosa rende un Paese più conveniente o più sicuro di un altro? Certamente la sua economia e la sua capacità di creare sviluppo e  la crescita di ricchezza reale  che produce,  ma innanzitutto la serietà della sua amministrazione, che non è che la diretta conseguenza delle attitudini e della moralità dei cittadini di tale Paese.

Un paio di mesi fa, è stato indetto un referendum in Svizzera proposto dai Sindacati svizzeri  per aumentare di una settimana i giorni di ferie per i lavoratori: la stragrande maggioranza degli svizzeri (circa l’80%) ha bocciato tale proposta giudicandola non opportuna.

In Svizzera (terra che dette i natali a Giovanni Calvino!)  non esiste il problema dei mercati e neanche dello spread, addirittura in Svizzera  spesso le tasse , che sono nettamente più basse delle nostre, vengono abbassate ulteriormente senza che i bilanci dei vari cantoni e della federazione siano  intaccati; in Svizzera lavorano il giusto, pagano il giusto, spendono il giusto, tutto il contrario di quello che avviene in Italia da troppo tempo, esattamente dai tempi degli anni 70 (sino ad allora l’Italia era così  e un operaio della Fiat poteva comperarsi la 500 con cinque mesi di salario, tanto era il suo potere d’acquisto).

Immaginiamo se tale referendum fosse stato indetto in Italia come si sarebbe risolto!

Di referendum in Italia se ne fanno spesso, ma i risultati sono sempre gli stessi : più diritti meno doveri e conseguente aumento di spesa pubblica, che poi porta altre tasse sulle imprese e sui lavoratori, le quali imprese  alla fine o chiudono o si trasferiscono appunto in Paesi come la Svizzera.

Va da sè  che un Paese che vive  su una economia che è sempre più debole,  di fronte alle sfide del futuro come può dare garanzie ai mercati  che sarà  capace di far fronte  agli impegni contratti?

La mia povera mamma non scriveva sui giornali, tuttavia conosceva   la differenza fra costi e ricavi, cosa che purtroppo ai giorni nostri non conoscono non soltanto molte mamme, il che sarebbe poco grave, ma la maggior parte dei nostri amministratori  e di questo, i mercati, dopo tanti anni, se ne sono accorti ed è per questo che lo spread, malgrado gli innumerevoli voli aerei del nostro Presidente del Consiglio nelle varie Capitali Europee, non accenna a diminuire , con la conseguenza che le numerose tasse che ci sono state appioppate da questo Governo non sono servite a niente e il debito pubblico è ulteriormente aumentato.

Purtroppo l’amara  verità è che nel nostro Pese ci sono 60 milioni di abitanti (bambini inclusi) e di questi 60 milioni, solo 20 milioni lavorano (ultimi dati della Banca d’Italia), di questi, peraltro,  sono una esigua minoranza  sono quelli che mantengono il sistema paese, producendo ricchezza reale (cioè « soldi veri ») 

La tendenza, (vedi le ultime vicende dei così detti esodati, il terremoto in Emilia, l’ Ilva di Taranto etc etc..) è che sta diminuendo  la platea di chi lavora e mantiene la baracca con lavori reali  che creano vera economia,  di fronte a scenari internazionali  nei quali “finalmente”  si stanno realizzando  le antiche speranze dei comunisti e dei cattolici e cioè che i poveri di tutto il mondo  possano migliorare il loro standard di vita a livelli accettabili, siamo destinati a un irreversibile declino.

Infatti  questi  ‘’poveri’’ (ormai ex) sono quei Cinesi, Indiani,  Brasiliani,  Russi e tutti quei popoli che prima erano alla fame e dipendevano dai nostri manufatti ed ora, al contrario, sono diventati produttori ed esportatori di quei manufatti, che i nostri pensionati acquistano con le pensioni che lo Stato non riesce più a pagare se non chiedendo i soldi appunto ai mercati.

Appunto…. i mercati, sui quali  il baffino nazionale, infastidito, doveva dare una risposta che non  poteva dare, dovendo fare i conti con i Vendola e i Fassina “ astri nascenti”  del suo partito, insomma  col popolo della sinistra dei diritti acquisiti , consolidati, naturalmente garantiti da miriadi di leggi e leggine oltre naturalmente a quelli eventualmente da acquisire ulteriormente in nome dell’Europa unita e solidale.

Quando Giuseppe Prezzolini scriveva ”Il codice dell’Italiano“ eravamo ben distanti dalla situazione di oggi (Prezzolini è morto nel 1982) e i veri problemi del nostro Pese sono proprio cominciati da gli anni 80 con l’avvento del consociativismo (che Pannella chiamava l’ammucchiata) . Purtroppo da quella data i “fessi di Prezzolini” sono diminuiti e continuano a diminuire  drasticamente mentre i “furbi di Prezzolini” continuano ad aumentare…assieme naturalmente al famigerato spread.

Silvio Rossi

LEGA NORD

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