I federali

Si dichiarano cristiani, ma disconoscono i valori fondamentali del cristianesimo.
La prosopopea parolaia del deteriore berleghismo
I   FEDERALI

Cota, quello del Piemonte super padanico. 
E Burlando vuole Limonte col lombardo veneto.
E Zaia… Ricordate le “aree depresse”?

Si dichiarano cristiani, ma disconoscono i valori fondamentali del cristianesimo.
La prosopopea parolaia del deteriore berleghismo
I   FEDERALI

Cota, quello del Piemonte super padanico. 
E Burlando vuole Limonte col lombardo veneto. E Zaia… Ricordate le “aree depresse”?

Come molti ricorderanno, essendo stato ripetutamente programmato in TV, “Il Federale”  è un tragicomico film, per la regia di Luciano Salce,  dove Ugo Tognazzi interpreta la macchietta di un fascistucolo, con fez e quattro parole d’ordine retoriche  in testa, il quale deve procedere all’arresto di un professore e condurlo a Roma.  Le disavventure della coppia, che viaggia in motocicletta nella direzione dell’avanzata alleata in centro Italia, sono svariate e il disgraziato “federale”, rimasto letteralmente in mutande, si salva solo per l’umano intervento del suo …prigioniero.
Nell’ascoltare i principi e le idee espressi dai virulenti “berleghisti” che imperversano sul penoso panorama politico odierno, nell’assistere alla loro ascesa demagogica , ci rendiamo tristemente conto che tanti sarebbero, purtroppo, ancor oggi  i personaggi del calibro di quello così magistralmente personificato da Tognazzi

E però, con l’aggravante delle maggiori possibilità di conoscenza che la società attuale consente; con l’aggravante di poter pontificare e sbracarsi nelle pubbliche istituzioni proprio perché le stesse sono state rese accessibili, anche a loro, dalla lotta di Liberazione; con l’aggravante di sguazzare, con argomenti ipocriti, nel più bieco razzismo, malgrado l’affermarsi delle comunicazioni e delle scienze abbia dimostrato l’inesistenza delle c.d. “razze” e abbia dimostrato la necessità dei movimenti migratori, ai fini dello stesso sviluppo delle comunità umane; con l’aggravante di dichiararsi “cristiani” disconoscendo i valori fondamentali del cristianesimo; con l’aggravante di attentare all’unità economica, culturale, linguistica e storica  d’Italia, affermatasi a duro prezzo nei due secoli passati, aggredendo così  il nucleo stesso della Nazione.

  Ci è balzato alla mente “Il Federale” per l’attinenza della parola con “Federalismo” , termine che, come abbiamo già  precedentemente osservato, coniuga, nel nostro Paese, la nullità perniciosa della sua semantica alla prosopopea parolaia del deteriore berleghismo di stampo reazionario.

 Si dirà “ che cosa c’entra; quello era il ‘federale’ perché segretario della federazione del P.N.F., non perché federalista.”

 E’ vero, ma la connessione c’è e si perpetra nell’arroganza fascistica del berleghismo, nel rigetto della cultura umanistica, nell’assunzione della pretesa di appartenere al ceto padrone della terra e dei luoghi, nello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

 Quel che più ci stupisce, in un momento così delicato della nostra storia, è l’incredibile credito che tali proposizioni incontrano nella cosiddetta sinistra, a tutti i livelli. L’Italia è  uno Stato regionale,  naturalmente, potrebbe dirsi, fisicamente e, dal 1948, costituzionalmente , con attuazione definitiva negli anni settanta del secolo scorso. Una e regionale è l’Italia: non esistono in essa Stati da confederare ! A meno che non si voglia tornare all’Impero austro ungarico, allo Stato pontificio o al regno dei Borboni.

   Ma, per carità, anche i berleghisti più ottusi buttano acqua nel loro vino: “ Noi parliamo, ci ammoniscono, di ‘federalismo FISCALE’: il ricavato delle tasse resti dove è prodotto il reddito , dove si realizza il prodotto”.

  Ma bravi!  E chi lo produce il reddito, chi produce la ricchezza, chi vi ha costruito le case, chi vi ha coltivato i campi, chi vi ha risanato le città, chi vi cura quando perdete le bave, chi  costruisce le macchine con le quali andate a spasso, chi è stato e sta alle catene di montaggio delle vostre fabbrichette, chi a quelle della Fiat , chi alla Pirelli, chi… ?? l’elenco non finirebbe mai  e la risposta è una sola : I LAVORATORI.

  E da dove sono venuti e vengono oggi gran parte dei lavoratori che hanno fatto girare il volano di tutto quello che credete vostro ? da che cosa nasce il vostro cosiddetto “territorio” se non anche dal lavoro di milioni di uomini e donne che hanno dovuto abbandonare il mezzogiorno d’Italia e le isole, se non –oggi- anche da centinaia di migliaia di altri lavoratori che provengono dal sud del  mondo e che vorreste sfruttare e gettare ?

“Il limone si spreme e poi si butta.” Avete,dunque, fatto vostra l’ideologia mafiosa !

 E così, dopo aver depauperato il mezzogiorno d’Italia, oggi vorreste scindervi, acquisire ciò che vi è stato dato alle vostre sole casse, con la burla del c.d. “federalismo fiscale”.

Ci spieghino i nostri berleghisti locali , ce lo spieghi, se può  Cota, quello del Piemonte super- padanico, magari lo stesso Burlando che vorrebbe il Limonte col lombardo veneto, perché mai la loro Italia para- nordica  dovrebbe ingrassare a scapito di tutto il resto, crollando poi, com’è ovvio,nei momenti di crisi, con tutto il resto.

Gli onorabili Cota  e  Zaia non hanno conosciuto o hanno dimenticato  il  sistema  delle “aree depresse”? Con questa bella pensata, intere zone del Piemonte e del Veneto hanno ricevuto agevolazioni fiscali per potersi rilanciare con le note attività di piccola industria, dalle quali ingrassati padroncini hanno tratto la convinzione di essere diventati dei  Rockfeller. Ma le “agevolazioni a favore delle zone depresse” non erano controbilanciate dal contributo di quelle zone che agevolate non erano ?

 Smettiamola di bere quest’acqua inquinata e di parlare a vanvera di “federalismo”, i berleghisti l’hanno fatta diventare una parolaccia  a richiamo di una loro  politica confusa , rivoltante e antinazionale.

  Malgrado tutto, federali di tutte le specie, non ce la farete a ricreare gli staterelli : “L’Italia è  UNA repubblica democratica, fondata sul LAVORO”(art. 1 della Costituzione).E tale resterà: conquista inalienabile  della  RESISTENZA.

                                                   BELLAMIGO                 

           

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