I CONTI DELLA SERVA
Se spesso mi compiaccio di assecondare l’innata tendenza di ogni scrittore a disquisire su argomenti che ne mettano in luce le capacità espositive ed atte a coinvolgere il lettore, ci sono momenti in cui bisogna planare verso terra e parlare, senza pretese retoriche, della piatta realtà. Ecco, questo è uno di quei momenti.
Sono mesi che sento o leggo dei magnifici propositi del governo di attutire il doppio impatto di [Covid + guerra] sugli italiani; in soldoni, di replicare la politica dei “ristori” inaugurata durante la pandemia. Ma, oggi come allora, gli interventi vengono ripetutamente proclamati, quanto regolarmente procrastinati, onde lasciare per strada i cadaveri dei più deboli, quelli con poca acqua nelle borracce e quindi non in grado di attraversare il deserto di spese costanti e introiti declinanti, fino a zero.
Non voglio parlare delle grandi società, dei cui bilanci so poco o nulla, limitandomi ai conti più umili, ma anche ben più numerosi, delle piccole imprese, nonché di tutti i loro clienti, ossia noi, in un raffronto tra i flussi di cassa delle prime e i redditi dei secondi.
Le piccole imprese, che per comodità rappresentativa, limito ai negozi, dal panettiere al parrucchiere, dal bar al ristorante, dal verduriere alla manicure all’autotrasportatore, si sono viste recapitare, verso fine 2021, bollette energetiche almeno raddoppiate, con tutte le stesse voci delle bollette precedenti, ma a prezzi gonfiati. Per quasi 3 mesi il governo, in ripetute quanto inconcludenti “cabine di regia” (sempre nomi altisonanti, per conferire spessore concreto a nuvole di fumo, come il famoso/famigerato Comitato Tecnico Scientifico, tuttora in vita), ha perlustrato ogni possibile strada per venire incontro a chi, nel frattempo, stava languendo o morendo. Il dubbio amletico era, ed è, comunque, tra: ristori o tagli di Iva e accise, cosa privilegiare? Tuttora indecisi, come l’asino di Buridano.
Siamo alla fine di marzo e, mentre le bollette arrivano con l’iva immutata al 22%, la montagna ha partorito il topolino: un taglietto di iva e accise sulla benzina, coi giornalisti che ne enfatizzano il peso, parlando di risparmi di € 15 per un pieno. Di che pieno si tratti, non è dato sapere. Se arrotondiamo a 70 litri il volume di un serbatoio medio, a € 2/litro, fanno € 140; e € 15 corrispondono a circa il 10% di risparmio. Si è voluto “privilegiare” la categoria dei trasporti, ossia la pompa del fluido vitale della nazione.
E tutto il resto? Non potrebbe esserci sproporzione più grande se passiamo alle bollette, da quelle di casa a quelle aziendali, dove gli aumenti sono stati dell’ordine del 100-150%. In questo caso sono colpiti triplamente i gestori delle piccole attività: loro a casa e al lavoro; i loro clienti dalle bollette domestiche.
Chiamasi tempesta perfetta: gli esercenti, per non chiuder bottega, dovrebbero alzare i prezzi almeno del doppio, perdendo una clientela già depauperata nel proprio reddito dagli aumenti sia delle bollette sia dei prezzi di beni di prima (e seconda) necessità, che altri esercenti applicano per sopravvivere. Insomma una corsa al rialzo drammaticamente suicida in cui ciascuno si illude di farcela passando sul cadavere altrui.
Come reagisce il singolo allo strangolamento economico? Dapprima rinvia i pagamenti, poi se ne “dimentica”. Ma il fornitore non se ne dimentica e taglia le forniture, magari con l’aggiunta di un ricorso al tribunale e un’ingiunzione di pagamento. Spese legali da entrambe le parti. Ma se non è riuscito a pagare l’importo iniziale, potrà mai far fronte al suo importo gonfiato dalle parcelle dell’avvocato? Un girone dantesco, che finisce con l’accumularsi di debiti insostenibili e il finale del fallimento.
A ciò si aggiunga il rientro in campo dell’Agenzia delle Entrate, rimasta silente, o quasi, durante la pandemia, ma che ora ritiene sia tornata la normalità (tanto la guerra è lontana!) e va a ripescare gli insoluti pre-Covid, rimandati di 2 anni ed ora eccoli riapparire dalle nebbie. Concedono dilazioni; che in tempi “normali” sarebbero la via più morbida per appianare un debito. Ma, nella situazione che ho appena descritta, è una nuova beffa, anche perché i ritardati pagamenti sono gravati di una sanzione del 30%! Un acceleratore di fallimenti a catena. Se non sono riuscito a pagare 100 ieri, pensi che riuscirò a pagare 130 oggi, dopo 2 anni di deserto? Del resto, basta vedere quante saracinesche si sono abbassate nell’ultimo biennio, anche in vie del centro di massima attrazione commerciale. Possiamo immaginare con quale stato d’animo riesce a lavorare chi si vede arrivare piogge di cartelle, tutte assieme, che, con gli incassi sempre più asfittici, non riesce a pagare. Non paghi? Faremo la riscossione coatta. Di cosa? Degli strumenti di lavoro, dell’arredamento? Tutte queste minacce ingenerano una corsa involontaria verso la nullatenenza, unico modo per schivare le bordate, al prezzo però di finire nella sacca crescente dei poveri, con scarsi diritti di cittadinanza: quegli stessi che le sinistre buoniste vogliono concedere a chiunque entri in Italia senza permesso.
Draghi ha detto che aiuteranno le imprese con ristori e abbassamenti di Iva e altre tasse. “Ma senza derogare dai parametri di spesa”. Quante volte l’abbiamo sentita questa mortifera frase dai molti echi: crescita, servizio del debito, spread… Tutto per tenere in piedi “l’UE dei valori”, quella che, indifferente alla sofferenza dei Paesi del Sud (l’abbiamo visto soprattutto in Grecia), oggi ha palpiti di eroismo, promuovendo un riarmo robusto e crescenti sanzioni verso la Russia, per metterla all’angolo. Ma le reazioni di un nemico messo all’angolo non sono prevedibili, e potrebbero esser del tipo “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Per una volta, apprezzo Conte, contrario all’aumento delle spese militari, in un Paese già in apnea: con la previsione delle spese alimentari in drammatica salita, che senso ha appesantire i conti dello Stato con nuovi armamenti, comunque incomparabili con quelli delle grandi potenze?Non mi spingo oltre. Cerco invece di trarne, non dico delle conclusioni, ma almeno delle riflessioni; che condenserei in un proverbio: tutti i nodi vengono al pettine.
La mentalità illuminista ha ingenerato un’insana fede nella scienza, ritenendola in grado di risolvere ogni problema, creando nuovi valori, contrapposti a quelli dei “secoli bui”. In realtà, quei valori hanno potuto applicarsi soltanto in una ridotta frazione geografica, Europa prima e Stati Uniti poi; ma a spese del resto del mondo, come risorse sia umane che materiali. Un processo che ha potuto resistere puntando sulla crescita: la mitica crescita del Pil, a cui tuttora si aggrappano economisti e politici. Crescita dei consumi e del numero di bocche da sfamare, a fronte di risorse declinanti, sempre più costose e inquinanti.
La situazione odierna è l’epilogo, sempre rimandato, di uno stile di vita sostenibile soltanto se sono in pochi ad adottarlo; disastroso invece se, sulla base dei sacri valori di cui sono infarciti i nobili discorsi dilaganti nei media e nei salotti buoni, si pretende di estenderli al mondo intero, visto come mercato globalizzato.
Già, la globalizzazione! Un piano che sta mostrando tutte le sue crepe, e sul quale alcuni economisti, come Larry Fink (BlackRock) recitano già il de profundis. [VEDI]
E la democrazia? Non c’è mai stata. Ci sono solo oligarchie, da sempre; alcune col pugno di ferro, in stile orientale, altre, col guanto di velluto, ma comunque illusorie, come in Occidente: una maschera precaria, che durerà soltanto fino a quando ce ne sarà, tanto o quasi, per tutti. Quando il livello di vita scenderà ancora, quando la fame non sarà più solo materia della FAO, ma avremo gli scaffali vuoti anche qui (già ne abbiamo i primi assaggi) si instaurerà un regime sempre più prossimo a quello marziale. Alla dittatura fiscale stiamo già puntando, col crescere dei caduti per strada per mancata assistenza: un valido supporto alla dittatura bancaria, come già scrissi nella mia sceneggiatura per il film “Bancarotta” del 2012, che vede nel venefico duetto [fisco + banche] l’Armageddon globale.
Marco Giacinto Pellifroni 27 marzo 2022