Ha ancora valore dell’articolo 53 della costituzione?

Ha ancora valore dell’articolo 53
della costituzione?

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
(Ventisettesima parte)

 In data 22 gennaio 2018, è stato pubblicato, sul quotidiano nazionale LA STAMPA, a firma di Paolo Baroni, un pregevole articolo così intitolato:
 

Nel relativo sottotitolo, è possibile leggere quanto segue.


L’articolo, sopra citato, è arricchito dalla presenza di un pregevolissimo inserto grafico (intitolato IL DIVARIO) che interamente riportiamo:


L’articolo di Paolo Baroni, per la sua splendida limpidezza, merita di essere letto e riletto più volte.

Noi, per ragioni di spazio e di tempo, ci limitiamo a ripubblicare interamente soltanto la parte essenziale dell’articolo

“A livello europeo il nostro Paese risulta 20esimo su 28 Paesi per il livello di disuguaglianza nei redditi individuali. Anche da noi la distribuzione della ricchezza netta nazionale (10.853 miliardi di dollari), è alquanto variegata.

Il 20% più ricco detiene infatti oltre il 66% della ricchezza nazionale ed un altro 20% il 18,8%, lasciando così al 60% più povero degli italiani il 14,8% della ricchezza nazionale.

Più si sale nella scala sociale e più le differenze aumentano: il 5% dei ricchi possiede il 40% della ricchezza nazionale, ossia 44 volte quella del 30% più povero. Rapporto che sale a 240 volte se si confronta lo stato patrimoniale netto del 1% più ricco degli italiani che detiene il 21.5% delle ricchezze.

Nel 2015, rileva Oxfam, il 20% più povero in termini di reddito dei nostri connazionali disponeva solo del 6,3% del reddito contro il 40% posseduto dal 20% più ricco.”

 Ma, giunti a questo punto, molti nostri amici lettori hanno correttamente evidenziato che l’attuale situazione italiana non è soltanto in contrasto con la logica correttezza amministrativa e, più semplicemente, con le regole del “buon senso”, ma viene, addirittura, a porsi in contrasto con le regole della Costituzione Italiana, ed, addirittura in modo più specifico, con quanto sancito dall’articolo 53 della nostra Costituzione.

Per tale ragione (di importanza fondamentale), alcuni nostri amici lettori hanno chiesto di pubblicare integralmente l’articolo che Aldo Pastore aveva scritto nell’ormai lontano 24 novembre 2011.

Accettiamo, senza riserve, il loro cortese invito e pubblichiamo integralmente l’articolo di Aldo, richiesto.

L’articolo porta il seguente titolo:

Ha ancora valore l’articolo 53 della costituzione?

 

– Incomincio la riflessione odierna con la citazione dell’Articolo 53 della nostra Costituzione:

“ TUTTI SONO TENUTI A CONCORRERE ALLE SPESE PUBBLICHE IN RAGIONE DELLA LORO CAPACITA’ CONTRIBUTIVA

IL SISTEMA TRIBUTARIO E’ INFORMATO A CRITERI DI PROGRESSIVITA’ ”

Mi sono chiesto e sottopongo la stessa domanda ai nostri amici lettori: come viene applicato attualmente, nella nostra Italia, questo esemplare Articolo, saldamente fondato su magistrali valori e nobilissimi principi etici?

– Leggiamo, in proposito, i numeri, forniti nei primi giorni di Novembre, dal DIPARTIMENTO DELLE POLITICHE FISCALI DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA, i quali riportano i redditi denunciati dai contribuenti al Fisco nel 2008 (anno d’Imposta 2007):

I° SEZIONE:

 – CONTRIBUENTI CHE PAGANO ZERO IRPEF : 10,7 PER CENTO

II° SEZIONE:

 – CONTRIBUENTI CHE DICHIARANO UN REDDITO FINO A 7.500 EURO /ANNO: 26, 91 PER CENTO

 – CONTRIBUENTI CHE DICHIARANO UN REDDITO TRA 7.500 E 15.000 EURO /ANNO: 23,95 PER CENTO

 – CONTRIBUENTI CHE DICHIARANO UN REDDITO TRA I 15.000 E 20.000 EURO/ANNO: 16,44 PER CENTO 

 – CONTRIBUENTI CHE DICHIARANO UN REDDITO TRA I 20.000 E 26.000 EURO/ANNO: 13,66 PER CENTO

 – CONTRIBUENTI CHE DICHIARANO UN REDDITO TRA 26.000 E 35.000 EURO/ANNO: 9,94 PERCENTO

Dall’esame di questa sezione riscontriamo, dunque, che il 90,9 per cento dei CONTRIBUENTI ITALIANI dichiara un reddito annuo inferiore a 35.000 EURO

III° SEZIONE:

 – CONTRIBUENTI CON REDDITO ANNUO SUPERIORE A 35.000 EURO

 – CONTRIBUENTI CHE DICHIARANO UN REDDITO TRA 35.000 EURO E 70.000 EURO/ANNO: 6,95 PER CENTO

 – CONTRIBUENTI CHE DICHIARANO UN REDDITO SUPERIORE A 70.000 EURO/ANNO: 2,15 PER CENTO

Occorre aggiungere, infine, che in quest’ultima Sezione, soltanto lo 0,95 per cento dei CONTRIBUENTI supera i 100.000 EURO di reddito annuo.

Lascio il commento di questi dati a Roberto Giovannini (Quotidiano “LA STAMPA” del 12 Novembre 2010):

“SIAMO UN PAESE DI POVERACCI.

FORSE, MAGARI, NON SONO TUTTI POVERACCI.

FORSE, MOLTI UN REDDITO CE L’HANNO, MA POCO CAMBIA.”

Nel corso dell’Articolo ed uscendo di metafora, lo stesso Giovannini giunge ad affermare:

“L’EVASIONE FISCALE E’ A LIVELLI INIMMAGINABILI.

CHI PAGA LE TASSE NE PAGA TROPPE E, INSIEME, TROPPO POCHE PER FAR QUADRARE I CONTI DELLO STATO O FORNIRE SERVIZI, CHE, IN ALTRI PAESI EUROPEI, SONO “NORMALI”, COME UNA SCUOLA O UN’ ASSISTENZA DEGNA DI QUESTO NOME.”

– Ma, letti questi numeri e sentiti i commenti di altri quotidiani (che, per ragioni di brevità, non posso citare) sorge spontanea un’altra Domanda:

“ESISTONO DEI PAPERONI ANCHE IN ITALIA E, SE ESISTONO DOVE SONO ANDATI A FINIRE?”

La risposta è: SI! ESISTONO!

Parlano, in tal senso, alcune testimonianze che desidero citare in proposito:

. Nel 2008, la BANCA D’ITALIA ha calcolato che IL 45 PER CENTO DELLA RICCHEZZA NAZIONALE (IMMOBILI E RISORSE FINANZIARIE) E’ POSSEDUTO DAL 10 PER CENTO DELL FAMIGLIE (dieci anni or sono, era il 41 per cento), il che significa che la RICCHEZZA sta concentrandosi in poche e ben definite mani;

. Sempre nel 2008, la BANCA D’ITALIA ha evidenziato che la RICHEZZA PRIVATA IN ITALIA E’ PARI A NOVE VOLTE IL PIL (PRODOTTO INTERNO LORDO), RISPETTO AI VALORI MEDI DI QUATTRO VOLTE IL PIL NEL RESTO DELL’EUROPA;

. Di conseguenza, L’EUROSTAT, SULLA BASE DELL’INDICATORE DI EGUAGLIANZA SOCIALE (il quale misura il grado di Distribuzione dei Redditi e della Ricchezza tra i Cittadini) HA COLLOCATO I PAESI SCANDINAVI IN CIMA ALLA CLASSIFICA E L’ITALIA IN FONDO, PER LA SEMPLICE RAGIONE CHE STA SEMPRE PIU’ ACCENTUANDOSI IL DIVARIO FINANZIARIO TRA I CITTADINI RICCHI E CITTADINI POVERI;

 . Per quanto concerne in modo più specifico la NOSTRA LIGURIA invito i nostri affezionati lettori a rintracciare il Quotidiano “IL SECOLOXIX” del 20 Novembre 2007; a pagina 14, potranno riscontrare le seguenti notizie:

– IN LIGURIA AUMENTA IL NUMERO DEI PAPERONI

– SONO OLTRE 21.000 LE FAMIGLIE CHE HANNO ALMENO 500.000 EURO IN CONTANTI DA INVESTIRE NEL “PRIVATE BANKING”

– 21.000 FAMIGLIE PRIVATE IN LIGURIA DETENGONO CIRCA 23 MILIARDI DI EURO

  . Con riferimento a dati più recenti, consiglio di andare a leggere i dati che emergono dal REPORT SULLE NUOVE STRATEGIE DELL’OSSERVATORIO TURISTICO REGIONALE, illustrato, in data 18 Novembre 2010, nel Salone della Camera di Commercio di Genova.

Osservando, sia pure superficialmente, QUESTA RELAZIONE, possiamo constatare che, in LIGURIA, vi sono 328.033 SECONDE CASE, ovvero ABITAZIONI NON OCCUPATE, DESTINATE A VACANZA; SI E’ VERIFICATA, IN OTTO ANNI, UNA CRESCITA DEL LORO NUMERO PARI AL 75 PER CENTO.

La parte più consistente riguarda il Territorio Savonese con 107.999 Seconde Case, seguita dall’Imperiese con 92.678, dal Territorio Genovese con 91.059 e dallo Spezzino con 36.297.

 
 Angelo Berlangeri

In questa occasione, l’Assessore Regionale al Turismo Angelo Berlangieri è giunto a dichiarare:

“Le seconde case in affitto rappresentano per il turismo ligure una opportunità economica e di sviluppo territoriale, anche se questa opzione deve integrarsi, in modo efficace, con l’offerta alberghiera.”

Mi permetto di dissentire da questa dichiarazione dell’Assessore, facendogli osservare che le scelte neo-edificatorie, che conducono alla creazione di Seconde Case, servono unicamente agli interessi finanziari e speculativi dei piccoli e grandi Paperoni; per il resto, esse sono lesive per la fragile bellezza del nostro Territorio e, di conseguenza, per l’Economia Turistica.

Aggiungo che, se si vuole investire, ancora una volta, nel Settore Edilizio, occorre concedere la priorità alla PRIMA CASA, venendo incontro agli elementari bisogni degli Sfrattati, di tutti coloro che non sono in condizione di pagare un affitto ed, infine, di tutti i Disperati, definiti “Senza tetto di Sera”, che sono costretti a frequentare le tendopoli periferiche della Città, perché privi di alloggio.

– Ma, vediamo di tornare alla Riflessione Iniziale.

Dunque: i Paperoni esistono, ma, guarda caso, non compaiono o compaiono solo sporadicamente negli Elenchi dei Contribuenti al Fisco; molti hanno scelto non già la TERZA SEZIONE (precedentemente citata), bensì la SECONDA o , addirittura la PRIMA; molti, infine, stanno percorrendo la mitica strada dei Paradisi Fiscali in Terre lontane e, spesse volte, misteriose.

In ogni caso, QUESTI CITTADINI (che fanno parte del TUTTI, indicato dall’Articolo 53 della Costituzione) NON CONCORRONO ALLE SPESE PUBBLICHE IN RAGIONE DELLA LORO CAPACITA’ CONTRIBUTIVA E, DI FATTO, VENGONO A LEDERE, NEL PROFONDO, LA LEGGE FONDAMENTALE DELLO STATO ITALIANO.


– Ma, come ha reagito il Governo Nazionale a tutto questo?

La soluzione più semplice e razionale sarebbe quella di combattere sino in fondo e SCONFIGGERE L’INIMMAGINABILE EVASIONE FISCALE, denunciata da Roberto Giovannini.

Ma così non è e così non sarà: il nostro ministro Tremonti ha scelto la STRADA DEI TAGLI AI BENI FONDAMENTALI DEL NOSTRO STATO (e cioè, ALLA RICERCA SCIENTIFICA, ALLA SANITA’, ALLA SCUOLA, ALLA CULTURA ED AL MONDO DELL’ARTE).

– Ma, il colpo più grave, non soltanto sul concreto piano finanziario, ma, soprattutto, sotto il profilo etico, è stato quello inferto al MONDO DEL VOLONTARIATO, attraverso il drastico taglio del 75 per cento allo strumento del 5 PER MILLE.

Desidero precisare che, con il termine “CINQUE PER MILLE”, si definisce il meccanismo attraverso il quale il contribuente può vincolare il 5 per mille della propria IRPEF al sostegno di Enti che svolgono attività socialmente rilevanti in molti settori (dalla Ricerca Scientifica all’Assistenza Sanitaria, dalle Cure ai Disabili alla Tutela dei Paesaggi e dei Beni Culturali).

Gli Enti beneficiari svolgono il proprio impegno, sia a livello nazionale che locale, sino a giungere ai più piccoli quartieri di paese, utilizzando i propri volontari al fine del raggiungimento degli obiettivi che le singole Associazioni si erano (e si sono) proposti.

Il CINQUE PER MILLE è, dunque, un carburante essenziale per far funzionare il motore di quella parte dell’Italia, che fornisce ed alimenta i sentimenti dell’Innovazione, della Solidarietà, della Coesione, dell’Integrazione Sociale e, soprattutto, della Capacità di progettare il futuro più alto e più nobile rispetto a quello che quotidianamente stiamo vivendo.


La conseguenza di questo deleterio provvedimento governativo è sotto gli occhi di tutti.

A titolo di esempio, senza l’apporto del CINQUE PER MILLE, rischiano di ridurre la loro attività o, addirittura, di sparire, tra le altre, le seguenti ORGANIZZAZIONI NAZIONALI:

– L’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA RICERCA SUL CANCRO

– L’AIL (ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE, LINFOMI E MIELOMI)

– L’ONLUS: FONDAZIONE ITALIANA SCLEROSI MULTIPLA

– L’ONLUS: MEDICI SENZA FRONTIERE

– EMERGENCY

– IL COMITATO ITALIANO UNICEF

– ASSOCIAZIONI AUSER DI VOLONTARIATO

– L’ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA

– L’ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA (ISTAT)

– IL FONDO AMBIENTE ITALIANO (F.A.I.)

Ancora più pesanti saranno le ripercussioni sulle ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO ESISTENTI A LIVELLO LOCALE.

Desidero ricordare, in proposito, che, secondo i dati cortesemente forniti dal CESAVO (CENTRO SAVONESE DI SERVIZI PER IL VOLONTARIATO), in Provincia di Savona , operano attualmente:

. ASSOCIAZIONI ISCRITTE AL REGISTRO REGIONALE: 197 (vale a dire il 20 per cento delle associazioni liguri)

. VOLONTARI ATTVI: 3.943

. VOLONTARI ATTIVI, MA IN MODO NON CONTINUATIVO: 11.551

. AMBITI OPERATIVI:

– SOCIO – SANITARIO: 65 PER CENTO

– CULTURALE: 12 PER CENTO

– EDUCATIVO: 7 PER CENTO

– PROTEZIONE CIVILE: 5 PER CENTO

– AMBIENTALE: 5 PER CENTO

– SPORTIVO E RICREATIVO: 4 PER CENTO

– PROTEZIONE ANIMALI E ALTRI SETTORI: 2 PER CENTO

Ripeto per la seconda volta: tutto questo meraviglioso mondo, creato a livello locale ed apportatore di preziosi servizi ai cittadini (vedi ad esempio: trasporto di infortunati ed infermi) può assottigliarsi o, addirittura, sparire.

Questa mia lunga riflessione porta a due sintetiche conclusioni:

1) L’ARTICOLO 53 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE REPUBBLICANA E’ TOTALMENTE DISATTESO

2) NELLA NOSTRA AMATA ITALIA SONO I POVERI AD AIUTARE I RICCHI E NON VICEVERSA.

 

24 Novembre 2011          Aldo Pastore 

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