Guerra santa e guerra profana

GUERRA SANTA E GUERRA PROFANA

Tutto si potrà obiettare a Papa Francesco meno la chiarezza concettuale e la schiettezza comunicativa

GUERRA SANTA E GUERRA PROFANA

 Tutto si potrà obiettare a Papa Francesco meno la chiarezza concettuale e la schiettezza comunicativa: il suo stile e il suo linguaggio rispondono all’evangelico “Sia il vostro parlare sì sì, no no, il di più viene dal maligno” (Matteo 5, 37). Non c’è da meravigliarsi dunque se questo pontefice chiama le cose con il loro nome e dice pane al pane, vino al vino e, come va predicando dall’agosto del 2014, guerra alla guerra, anzi, tanto per esser chiaro, ha parlato di una terza guerra mondiale che si sta combattendo nell’inconsapevolezza (se non con la complicità) dell’opinione pubblica occidentale.


Almeno fino a questo terribile settimo mese di un anno terribile. Ieri, 27 luglio, durante il volo verso Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù, ”il Papa ha aggiunto – riprendo la cronaca del vaticanista Andrea Tornielli su La Stampa del 28/07/16 – che questa  guerra ‘non è tanto organica ma organizzata sì’. E’ guerra vera. Il Papa ha quindi parlato del sacrificio dell’abbé Hamel: ‘Questo santo sacerdote è morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per la pace. Lui è uno, ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini…’. Sono tanti i morti cristiani e musulmani, vittime del terrorismo fondamentalista islamico: ‘Pensiamo alla Nigeria, per esempio. Diciamo: ma quella è l’Africa! E’ guerra. Noi non abbiamo paura di dire questa verità, il mondo è in guerra perché ha perso la pace’. Dopo aver salutato uno a uno i giornalisti, Bergoglio riprende il microfono, non vuole lasciare ombra di dubbio. Non vuole far pensare che siano i cristiani a sentirsi in guerra: ’Una sola parola vorrei dire per chiarire: quando parlo di guerra intendo guerra sul serio, non di guerra di religione. Parlo di guerra di interessi, tutte per soldi, per le risorse della natura, per il dominio dei popoli. Non parlo di guerra di religione. Le religioni, tutte le religioni, vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri. Capito?’ “. Già, gli altri. Ma chi sono questi altri? Gli atei? I falsi profeti? I fabbricanti e i mercanti di armi e di esseri umani? I potentati economici che saccheggiano le risorse del pianeta Terra e che, potendo, saccheggerebbero anche le risorse degli altri pianeti? Gli Stati Maggiori delle Forze Armate di tutti gli Stati esistenti, quindi anche del nostro? Gli emiri arabi che si arricchiscono vendendoci petrolio? O forse anche i fondamentalisti cristiani, i theocon americani e gli atei devoti italici alla Giuliano Ferrara e alla Marcello Pera (e lasciamo pure nella sua involontaria  pace, la guerriera atea e cristiana Oriana Fallaci)? Certo è che “gli altri” a cui allude Papa Francesco sono tanti, e il terrore che incutono i terroristi fondamentalisti islamici non fa che aumentare il loro numero.  


Quel perentorio “Capito?” del Papa è rivolto in particolare, mi sembra chiaro, a quegli ambienti cattolici tradizionalisti e integralisti che vanno predicando una  “guerra santa” cristiana da mettere in campo contro la “guerra santa” jihadista, oltre che a quei leader nazionalisti e populisti che ritengono suicida la politica dell’accoglienza e dell’integrazione. Nondimeno è pur vero che gli sciagurati autori dei recenti attentati di matrice fondamentalista islamista erano nati e cresciuti in Francia, e avevano frequentato le scuole (alcuni di loro, per la verità, anche le carceri) statali e laiche della République. Evidentemente qualcosa non ha funzionato; che cosa? Non sarà proprio l’idea stessa di democrazia, di pluralismo, di laicità, di tolleranza, di diritti inalienabili della persona umana, insomma di tutto quello che chiamiamo civiltà, a non essere accettata da tutti quei giovani che si sono lasciati sedurre dalle prediche degli imam organici al Califfato che ha come fine l’instaurazione di uno Stato teocratico assoluto, ovviamente islamico? Altro che il Medioevo prossimo venturo immaginato da Roberto Vacca nel 1971!  E’ proprio il caso di dire: Dio ci scampi dai fondamentalisti di tutte le religioni, compresa quella cristiana! Qui, però si apre un problema di non facile soluzione, perché è vero, come afferma il Papa che per i cristiani, ovviamente adulti (vorrei ricordare che gli jihadisti non fanno distinzione tra credenti adulti e credenti non ancora pervenuti a maturità) questa guerra non ha niente a che fare con la religione, ma ha molto a che fare con la supremazia economico-politica mondiale, ma è anche vero che i terroristi islamici sono convinti di agire in nome di Allah akbar, cioè del dio più grande che esista; se non fossero stati “formati” o deformati da predicatori radicali  che interpretano il Corano a loro uso e consumo (un po’ come le interpretazioni strumentali della Bibbia ai tempi delle Crociate), non riuscirebbero, suppongo, a sgozzare  le loro vittime quasi fossero agnelli in un mattatoio, o a farsi saltare in aria in luoghi affollati come mercati, moschee, sinagoghe e chiese.

  

In realtà agiscono come strumenti ciechi delle mire espansionistiche del sedicente califfo al Bagdadi che di religioso non ha nemmeno la barba. Ma tant’è certe parole d’ordine profferite con accento ultimativo, certe promesse di gloria e d’immortalità a patto che in cambio si dia la propria vita insieme a quella di “nemici” presunti, certe suggestioni pseudoreligiose che agiscono come vere e proprie sostanze psicotrope su personalità già in potenza suicidarie (vedi I demoni di Dostoevskij), possono formare una miscela composta da elementi psichici, ideologici, politici, sociali, pseudoreligiosi e patologici veramente esplosiva. Se consideriamo che questo terrorismo anche psicologico (siamo tutti possibili bersagli) agisce in un quadro internazionale di post guerra fredda, definito come nuovo disordine mondiale, in cui persistono conflitti locali ed endemici come in Medio Oriente, possiamo ben comprendere perché Papa Francesco parla di “terza guerra mondiale”. Ma quanto valgono sul mercato globale le parole di un Pontefice romano del Terzo Millennio dopo Cristo?

Fulvio Sguerso

 

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