Guardo il dito e non vedo la luna

Guardo il dito e non vedo la luna.
Scrivere di Giuseppina Ghersi dopo avere letto decine di ricostruzioni fatte da valenti storici e narratori della coscienza umana, sicuramente più dotti dello scrivente risulterebbe inutile, ma colgo il caso per rifarmi a quella che è la coerenza dell’uomo il quale sempre più spesso nella vita guarda il dito e non vede la luna.

Guardo il dito e non vedo la luna.

Scrivere di Giuseppina Ghersi dopo avere letto decine di ricostruzioni fatte da valenti storici e narratori della coscienza umana, sicuramente più dotti dello scrivente risulterebbe inutile, ma colgo il caso per rifarmi a quella che è la coerenza dell’uomo il quale sempre più spesso nella vita guarda il dito e non vede la luna.

Un fatto certo è che da un lato la storia la scrivono i vincitori dall’altro è indubbio che nel periodo che va dal Marzo all’inverno del 1945 sono accadute cose molto gravi. Negli anni 90 lo scrittore giornalista Giampaolo Pansa scrisse il libro Il sangue dei Vinti. Quel libro scatenò ire trasversali da un lato il mondo dei vincitori i quali hanno sempre negato ogni atto di violenza adducendo la giustificazione che il tutto era stato eseguito in nome della libertà. Dall’altro i vinti che ritennero di ottenere attraverso quei fatti una sorta di rivalutazione della loro causa.


Non voglio e non entro nel merito dei casi ma il tema che maggiormente mi appassiona è che i difensori di una sorta di diritto alla giustizia assoluta ricompaiono come funghi dopo la pioggia

Certo nessuno può e deve discutere dei valori della resistenza, ma la coerenza nella vita dovrebbe essere un valore assoluto dell’uomo.

Ora ogni volta che qualche d’uno cerca di rammentare che in quel periodo nefasto furono perpetrati atti di assoluta violenza. La risposta dei puri (o presunti tali) è che ogni atto fu giustificato data necessità di concludere anche attraverso la giustizia di strada la battaglia per la libertà. Questa è la motivazione che adducono i presunti puri che guardano il dito e non vedono la luna riecheggia la logica del “Bella Ciao

Ci tengo a rammentare a costoro che la logica del “Bella Ciao” dovrebbe vivere al loro e al nostro fianco ogni giorno della nostra vita. E mi chiedo se con la stessa enfasi con la quale si battono come dei leoni per difendere chi non deve essere difeso in quanto reo di avere con le proprie gesta macchiato l’onore della resistenza. Non avessero perso la stessa occasione per attaccare chi macchiava il principio del “Bella Ciao” per motivazioni di cassa.

Perché il silenzio più assoluto nei confronti di coloro che sotto la mantella dell’erede dei valori della Resistenza, si arricchivano a discapito della classe operaia.

Di tutti coloro che attraverso le logiche della marchetta hanno devastato lo stato sociale della nostra Italia.

Di chi indifferente alle grida di dolore del cittadino ha continuato a costruire il bene della casta, nominando amici degli amici nei luoghi strategici dell’economia della politica e della vita sociale.


 Di chi ci vuole far credere che per il bene della Nazione noi non dobbiamo e non possiamo decidere che ci deve governare.

Di chi nelle piazze alza la bandiera della libertà e nei salotti si divide la torta.

Concludo dicendo, cari amici depositari della conoscenza, depositari della verità assoluta, lasciamo pure che vengano ricordate le vittime delle efferate violenze con targhe e con fiori, magari uniamo il pensiero di un ricordo nei confronti di chi è stato barbaramente ucciso, perché la barbarie non ha mai nessuna giustificazione e perché un fiore non ha mai ucciso nessuno.

E riappropriamoci del diritto di critica laico senza dogmi, basato solo ed esclusivamente sulla nostra intelligenza. Così e solo così renderemo vero onore alla Logica del “Bella Ciao”, ed inizieremo a vedere la Luna.

Roberto Giannecchini

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