Gruppi giovanili spontanei savonesi

SEGNALI DI VITA A SAVONA  A cura di  MARCO FANNI
UN’INDAGINE SUI GRUPPI GIOVANILI SPONTANEI DEL SAVONESE
Questa settimana le interviste a: 
DREAMINGORILLACULTURE STRADALI – POSITIVE VIBRATION
JUNGLIST PIRATES & STONEDBASS CONSPIRACYST. CATHERINE COLLECTIVE

SEGNALI DI VITA A SAVONA  A cura di  MARCO FANNI
UN’INDAGINE SUI GRUPPI GIOVANILI SPONTANEI DEL SAVONESE
Questa settimana le interviste a: 
DREAMINGORILLACULTURE STRADALI – POSITIVE VIBRATION
JUNGLIST PIRATES & STONEDBASS CONSPIRACYST. CATHERINE COLLECTIVE
 
 

DREAMINGORILLA RECORDS

  CONTATTI:

MAIL: dgrecords@libero.it

MYSPACE: www.myspace.com/lacasadiscograficachenonce

FACEBOOK: dreamingorillarec

Intervista con FRANCESCO CERISOLA e LUCA CASCELLA

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione

Siamo Francesco Cerisola, Luca Cascella, Michele Fanni, Alessio Boschiazzo e Anna Codispoti. Abbiamo età comprese tra i 20 e i 25 anni, e siamo tutti studenti, tranne Luca Cascella, che lavora.

 

Quando e perchè è nata Dreamingorilla Records?

Francesco: “Ho creato “una casa discografica che non c’è”, un nome, DreaminGorilla, e basta, recensendo gruppi savonesi e promuovendo band che mi piacevano.

Ci riuniamo informalmente dal 2005. Col tempo abbiamo ideato spille e magliette: da un semplice nome sono via via nati degli oggetti e poi tutto il resto.”

 

Di cosa vi occupate?

DreaminGorilla si occupa di organizzare eventi musicali e sponsorizzare band.

I locali dove far suonare i gruppi bisogna cercarli, ma ci sono: Raindogs,

Ju-Bamboo, Italo Calvino, Brixton. Il locale ci dà lo spazio e noi gestiamo la serata.

Francesco: “Nel frattempo io ho anche iniziato a scrivere per Musicboom.it dove ogni tanto mi capita anche di recensire band savonesi e, a partire da Luglio, per un’altra fanzine di musica, In Your Eyes webzine.”

 

Qual è la vostra filosofia?

Non abbiamo elaborato una “filosofia” vera e propria. Potremmo però riassumerla in questo: “MON DIEU!! E SMETTETELA DI STARE LI’ SEDUTI MENTRE CHI VI HA GENERATO VI STA PUGNALANDO ALLE SPALLE!!! SVEGLIATEVI!!! CI HANNO FOTTUTO ANCORA PRIMA CHE NASCESSIMO!!!” La nostra è una sorta di rabbia e frustrazione nei confronti di chi è venuto prima di noi, che non ci ha lasciato altro che le briciole, che ha cercato di cancellare il nostro passato e che non ci fornisce una cultura forte a cui far riferimento. Bè, il nostro obiettivo è di rivoltarci di fronte a ciò. Ricostruire una rete tra le persone, rimetterle in contatto e creare discussione, affiatamento, voglia di fare. Cercare di rompere con l’attuale susseguirsi di eventi e generare un’alternativa valida. Ovviamente, essendo la musica il nostro campo di lavoro, cerchiamo di rigenerare tale ambito.

 

A chi vi rivolgete?

Più o meno a chiunque, al più vasto numero di persone possibile. A seconda del gruppo che suona vengono sempre persone diverse. Abbiamo però un tot di gente che ci segue sempre.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

Nel settembre 2008, abbiamo fatto il primo “DREAMINGORILLA DAY” a Quiliano, e un anno dopo è arrivato il secondo, a Loano, al circolo ARCI Italo Calvino.

“MALEDETTA PRIMAVERA” (Marzo 2010) è stato un concerto organizzato in collaborazione con l’associazione BAM (Bologna Arte Management) che si è tenuto al Ju-Bamboo. Hanno suonato Eazy Skankers, DSA Commando, Fetish Calaveras, I Venus e sono venute addirittura 600 persone.

Abbiamo fatto alcune date al Raindogs di Savona e al Buridda di Genova.

Da ultimo, al Balla Coi Cinghiali 2010 abbiamo portato i Venus e gli AIM sul palco del Raindogs. E’ stata una bella soddisfazione per due motivi. Primo, per il semplice fatto che siamo stati coinvolti ed abbiamo potuto organizzare. Secondo, perchè c’è stato un grosso riscontro da parte del pubblico: il palco del Raindogs è sempre stato pieno durante i due concerti.

 

 

Che formato giuridico avete?

Siamo un semplice gruppo di persone… allo stato l’idea di costituire ufficialmente un’associazione per noi non ha senso: ha un costo troppo alto e non siamo abbastanza organizzati. Per il momento preferiamo continuare a collaborare direttamente coi locali e proporre serate.

 

Come promuovete le attività?

Usiamo Facebook e manifesti. Facebook è più diretto: mandi a tutti gli inviti per partecipare alle date, è molto comodo per farsi pubblicità. Abbiamo anche il Myspace, anche se a dire il vero a volte lo abbandoniamo a se stesso.

Quando organizziamo un evento, inoltre, mandiamo il comunicato a vari siti di musica, come Mentelocale e Genovatune. Sui giornali generalmente si compare solo quando c’è di mezzo anche l’amministrazione. Una volta siamo intervenuti in diretta su Radio Savona Sound.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Noi siamo sempre in rosso! Possibilità di vivere di musica a Savona non ci sono, assolutamente. Si possono però fare delle esperienze che permettono di trovare lavoro altrove. A Genova, ad esempio, ci sono forse più possibilità, ed esistono diverse associazioni “forti” come DisorderDrama, SecondSkin, RelativeFoundation.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli, locali?

Coi gestori di locali siamo in buoni rapporti, sono stati molto disponibili (ad esempio Marco del Raindogs) e non abbiamo mai avuto nessun problema. Con le altre associazioni non abbiamo grossi rapporti, siamo sempre andati avanti con le nostre forze. Pensiamo che la tessera ARCI sia una figata, con 10 euro permette di entrare in tutti i posti per un anno.

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Il rapporto è positivo: mai avuto problemi. Fino ad ora in ogni caso non abbiamo ancora avuto molto a che fare con l’amministrazione: ci è capitato solo per “Maledetta Primavera”, e in quell’occasione c’è stata una concreta collaborazione col Comune.

Nel 2008 abbiamo anche collaborato con il Comune di Quiliano e la consulta dei ragazzi (ne facevamo parte) per organizzare il primo Dreamingorilla Day, a cui hanno suonato I Venus, Fetish Calaveras, ed Easy Skankers. Anche in quest’occasione c’è stato un’ottimo riscontro da parte del pubblico.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Salette per provare non ce n’è, se le costruiscono le band da sole. Sale di registrazione? In casa, nel garage. Di quelle “vere” ce ne sono solo un paio in tutta la provincia.

Quanto a spazi per la musica in confronto alle altre province e regioni facciamo schifo!

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

L’unica cosa che funziona è l’iniziativa individuale delle persone.

Quello che non va è che mancano gli spazi, la realtà giovanile non è seguita minimamente e, quando è seguita, viene spesso presa in giro.

Inoltre i giovani non sono più abituati ad interessarsi alla musica, ormai vanno solo le discoteche. Si è anche un po’ perso il culto di chi ha fatto la storia della musica savonese: parlo dei JollyRogers, dei FEM, di MGZ, e di altri gruppi ancora.

Secondo noi sarebbe importantissimo conoscere la storia di tutta la musica locale degli anni ’90 e precedente, per poter così guardare al futuro partendo da basi solide. Importantissimo in questo senso è per esempio il documentario “Savona mia, Savona mai” di Mr.Puma, che ho visto al Plug Festival.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Faremo altri concerti! E supporteremo i gruppi, per farli conoscere, e in questo modo smuovere un po’ le acque a Savona.

 

CULTURE STRADALI

 CONTATTI:

MAIL: alessiocaravelli@gmail.com

FACEBOOK: Culture Stradali

intervista con ALESSIO CARAVELLI

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione.

Culture Stradali è una mia idea, ma mi avvalgo della collaborazione di varie altre persone, da chi suona a chi si occupa di preparare la grafica di una locandina. Fabio Porchi e Giorgia Robatto sono le persone che mi aiutano di più.

Questo progetto nasce con il fermo intento di conservare l’indipendenza e la maggiore libertà di azione possibile. Ho 28 anni, faccio il maestro di tennis e sono laureato in storia dell’arte.

Oltre a suonare in un gruppo ho anche lavorato per un certo tempo nei festival come tecnico di palco, e ho avuto così modo di conoscere anche quello che sta “dietro” ad un concerto.

 

Quando e perché è nata Culture Stradali? Di cosa si occupa?

Culture Stradali nasce nel 2010 per organizzare concerti. Questo perchè sono un musicista, e dall’esigenza di esibirmi è venuta la voglia di creare qualcosa di underground.

E’ nato tutto come una sfida, per invertire la tendenza a proporre sempre i soliti gruppi.

 

Qual è la filosofia di Culture Stradali?

A mio modo di vedere ogni concerto è un microcosmo, non solo un’esibizione: una serata va vissuta e condivisa ed è questo lo spirito con cui cerco di organizzare concerti attraverso Culture Stradali.

Faccio il possibile per dare modo a chi ha le potenzialità di avere un’opportunità per suonare.

Non mi esibisco quasi mai con il mio gruppo, perchè non è mio scopo mettere in luce me stesso.

Nel cercare le band da far suonare non sono nè troppo selettivo, nè esageratamente inclusivo, l’importante è che il genere rispecchi la cultura della strada: amo il sapore “street” di generi come punk, hip hop, r&b, stoner, southern.

Un gruppo per colpirmi deve essere “garage”, senza l’influenza di nessuna etichetta: deve cioè offrire qualcosa di autentico e non filtrato. E la situazione che mi interessa creare è quella dell’incontro, con una tematica e con un gusto definiti.

Mi interesserebbe molto promuovere gruppi o musicisti stranieri, ma devo capire il genere e le modalità del coinvolgimento. Per esempio un festival punk potrebbe riuscire bene perchè il movimento ha una forte umanità, e tra le persone si respira una partecipazione sincera ed intensa.

 

A chi vi rivolgete?

L’utenza è fatta di giovani, e questo non deriva da un’esigenza, ma è proprio la cosa che va così, naturalmente. Penso che il motivo sia perchè i giovani sono i più spontanei e per indole tendono ad apprezzare questo spirito onesto e libero nel fare le cose.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative passate.

La prima sera, la più significativa, è nata con la sfida di mischiare hip hop e punk, i due generi più street, in una sorta di contest: “HIP HOP vs PUNK ROCK”. Come avevo pensato, i due gruppi si sono amalgamati.

Tra i gruppi più “fedeli”, quelli che suonano più spesso dal vivo con Culture Stradali, ci sono i Cani Sciolti, che mi aiutano molto anche nell’organizzazione, poi ci sono i 5Mdr e Soft con gli Overkill Army: queste sono le persone che si sono più affezionate.

Ho un bel ricordo della serata al Raindogs, la “RUDE BOYS NIGHT”, in concomitanza con la finale di Champions League: si è unito il calcio al Punk e all’Oi, con il supporto di tutta la Working Class di Savona.

 

Che formato giuridico avete ?

Culture Stradali è un gruppo di fatto. Ho valutato la possibilità di scrivere uno statuto, ma voglio prima avere un riscontro, e vedere chi ha intenzione di collaborare seriamente. Al di là di quello che sarà il formato in futuro, rimarrà comunque una realtà basata sull’iniziativa volontaria.

 

Come promuovete le attività?

Utilizziamo Facebook e volantini.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

In prospettiva mi piacerebbe senz’altro poter organizzare concerti come lavoro, ma la cosa non è immaginabile ora, e non a Savona.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

Ho ottimi rapporti e numerose collaborazioni con il Raindogs.

 

Quali sono i vostri rapporti con le Amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Con le amministrazioni abbiamo zero rapporti. Per adesso non è nemmeno nella mia filosofia averci relazioni.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Quello degli spazi è proprio il maggior problema di Savona. Ed organizzare un concerto genera un grosso, unico problema: quello del dove. Il pubblico, le attrezzature, la musica ed i soldi in qualche modo li si trova.

Savona non offre spazi per la musica come anche per le mostre o varie altre attività culturali.

La pecca maggiore è la mancanza di collaborazione da parte di chi controlla locali e spazi pubblici. Penso inoltre che non sia corretto concedere spazio ad alcuni e non ad altri, facendo preferenze, ma servirebbe che un’opportunità fosse data a tutti.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Una cosa che non funziona è che a Savona non c’è la cultura o tradizione del festival.

Quello che invece noto con favore, anche se è un fenomeno che non riguarda solo Savona, è che, tramite i social network, i vari musicisti od artisti della città hanno capito di non essere così isolati, e si è capito che è possibile creare qualcosa di più grosso, nonostante tutto. Quando capisci cosa puoi fare con il computer, scopri anche che dall’altra parte c’è qualcun altro.

Questo è un momento focale per Savona, siamo di fronte all’occasione per la quale la città può diventare più cosmopolita, internazionale.

Di positivo poi va detto che negli anni ’90 eravamo a terra, ai concerti non c’era nessuno, mentre ora c’è più possibilità di aggregazione.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Continuare ad organizzare in maniera più ampia eventi nella mia Savona. 

 

POSITIVE VIBRATION

 

Intervista a MATTEO MORETTI e MARCO CARBONE

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione.

Nei Positive Vibration eravamo in quattro: io(Matteo Moretti), Marco Carbone, Francesco Carrieri, Luca Albertazzi. Abbiamo età comprese 25-28. Lavoratori.

 

Quando e perché sono nati i Positive Vibration?

Abbiamo iniziato nell’estate 2007, organizzando serate inizialmente molto informali, mettendo dischi di musica raggae al bar di un amico (il Sun Ki), per puro divertimento. E’ nato tutto dalla passione e così ha sempre continuato ad essere. Col tempo poi abbiamo iniziato a diventare più un gruppo stabile e si è presa la decisione di creare i Positive Vibration.

Ci siamo pian piano organizzati per l’impianto, ed abbiamo creato una rete di contatti per organizzare serate. La cosa è andata sempre più crescendo.

Non abbiamo tenuto contatti fissi con un solo locale: in genere ci proponevamo ai vari gestori tramite conoscenze, anche se a volte erano i locali a chiamare noi; in questi anni comunque non abbiamo mai vissuto nell’ossessione di dover a tutti i costi compiacere qualcuno per poter avere approdi sicuri dove suonare.

Non ci piaceva dover affrontare una serata seguendo una rigorosa scaletta: ci alternavamo alla consolle, quasi improvvisando.  

 

Qual’era la filosofia dei Positive Vibration?

Marco: La nostra idea di base era quella di mescolare generi molto diversi: da un lato la raggae e le sue sonorità più tradizionali, dall’altro i ritmi più elettronici della drum’n’bass, della jungle e del dubstep.

Nei Positive seguivamo alcuni principi come quello di rimanere indipendenti: eravamo volutamente slegati dal business e non abbiamo mai insistito nel promuoverci come un “prodotto”.

Abbiamo cercato di porci in un modo sostanzialmente alternativo rispetto ad alcuni altri dj set, che invece si sono sempre concentrati sul mantenimento di un buon rapporto con i gestori di locali, anche a costo di trascurare l’aspetto umano e dello scambio reciproco all’interno della scena musicale.

 

A chi vi rivolgevate?

Avevamo un pubblico vario, rivolgendoci a chiunque avesse voglia di ballare ascoltando raggae o drum’n’bass. Cercavamo di creare un’atmosfera calorosa ed accogliente, per chi voleva passare una serata in compagnia: l’aspetto umano è sempre stato fondamentale.

Generalmente il nostro era un pubblico giovane, ma capitava che ci fossero anche quarantenni e oltre, dal momento che la musica reggae affonda le sue radici nel rocksteady degli anni ’50.  

Il raggae si sta oggi imponendo come moda, anche se è brutto dirlo. E a Savona, come altrove, si tende a seguire le mode. Oggi chiamiamo “raggae” anche cose molto commerciali.

Il panorama musicale di Savona comunque non può dirsi che sia monopolizzato dal raggae: penso ad esempio a gruppi ormai affermati come i Conceive (hardcore) o i DSA Commando (rap), che hanno il loro seguito.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

Nell’inverno 2008-2009 al circolo Arci “punto G” di Genova abbiamo organizzato i giovedì sera. Una sera che ha funzionato bene è stata quella fatta durante l’occupazione alla Facoltà di Lettere e Filosofia.

Un’altra serata che ricordo con piacere è quella del 4 dicembre 2009: al Raindogs abbiamo suonato con Don Letts, in una serata proposta da Truelove in collaborazione con Nuovofilmstudio e Raindogs. E’ stata una bellissima esperienza sia dal punto di vista umano che musicale, ed il locale seppure piccolo era pieno di persone entusiaste.

Infine una serata riuscita è stata quella del 26 dicembre 2009, ai bagni Playa de Luna, dove abbiamo collaborato con gli Eazy Skankers.

 

Che formato giuridico avevate?

Eravamo un gruppo di fatto informale.

 

Come facevate la promozione?

Usavamo i volantini, da distribuire in giro quando organizzavamo le serate, e poi Facebook e MySpace. Per la promozione, internet è molto funzionale: crea un passaparola utile per fare conoscere le proprie iniziative. Le radio invece non promuovono molto gli eventi locali.

 

In che modo sostenevate il sound system?

Con i nostri sacrifici. Abbiamo sempre tirato la cinghia per portare avanti la nostra attività e migliorarci, pagando i viaggi, l’acquisto delle casse e delle altre attrezzature, le stampe dei volantini ecc.

 

Che rapporti avevate con altri gruppi, associazioni, circoli?

Quanto al rapporto con i gestori dei locali, dipendeva sempre dalle persone con cui ci trovavamo a che fare. C’era chi ti lasciava gestire liberamente la serata, ma abbiamo ricevuto anche molte promesse non mantenute.

Ovviamente ci sono norme e vincoli da rispettare, come quelli di orario per esempio, ma poi è il gestore che il più delle volte pensa alle proprie tasche e non è molto interessato ad azzardare proposte di generi differenti.

E’ anche per questo che come Positive Vibration abbiamo sempre preferito suonare in situazioni di maggiore libertà ed incentrate più sulla passione per la musica che su di un business.

Abbiamo avuto rapporti con circoli Arci come Raindogs (Savona) e Punto G (Genova) ed abbiamo collaborato con Balla Coi Cinghiali, Fuori Controllo, Duevventi, Truelove. Tra i dj con cui suoniamo più spesso ricordiamo Count Jo Jo e Snauzer Sound.

 

Quali sono stati i vostri rapporti con le amministrazioni locali?

Rapporti con l’amministrazione locale non ne abbiamo mai avuti.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Spazi? quali sono?! Ci sono!? Savona è un ospizio formato città, sembra proprio che non si voglia dare spazio ai giovani.

La sensazione generale è che l’amministrazione ci tarpi un po’ le ali a tutti: sembra preferire la calma piatta al fermento culturale, non ha interesse a migliorare le cose, concedere spazi, cercare il dialogo con chi è interessato a fare musica ed ascoltarla.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Una realtà positiva nell’attuale panorama musicale è sicuramente Spacepromo, che propone musica dal vivo e che rappresenta senz’altro una ventata di novità per Savona.

Le amministrazioni locali dovrebbero cercare di valorizzare la città (penso a zone come il Prolungamento al mare o ad edifici come il Priamar) individuandovi spazi da sfruttare per la musica e per i giovani e creando delle valide alternative all’intrattenimento da discoteca. Servono dei luoghi d’incontro, che a Savona scarseggiano: e non intendo dei “ghetti” per il divertimento.

 

Che strade avete preso dopo l’esperienza dei Positive Vibration?

Marco: io ho creato un nuovo sound system assieme a Count Jo Jo, mentre Lucone e Francesco, oltre ad avere i loro dj set individuali hanno creato un sound system assieme ai Junglist Pirates che si chiama Stoned Bass Conspiracy.

Matteo: io continuo a suonare, anche assieme agli amici di Raggaddicted.

 

JUNGLIST PIRATES & STONEDBASS CONSPIRACY

 MAIL junglistpirates@hotmail.it

 stonedbass@hotmail.it

MYSPACE www.myspace.com/junglistpirates

FACEBOOK junglist pirates

 stonedbass conspiracy

Intervista a NANEZ e DISORDER

 

Chi siete, quanti siete, età media, occupazione.

Siamo due dj: Nanez e Disorder, abbiamo rispettivamente 26 e 23 anni e lavoriamo come giardiniere e magazziniere.

 

Quando e perché avete creato JUNGLIST PIRATES? Di cosa vi occupate?

Siamo nati due anni fa perché volevamo fare musica e organizzare serate assieme e fin da subito ci siamo impegnati per migliorare ogni giorno la nostra tecnica e le serate che organizziamo.

Ci occupiamo principalmente di mettere dischi e far ballare la gente, e Disorder è anche produttore.

 

Qual è la vostra filosofia?

La nostra filosofia è la passione personale. Ci piace farlo per noi stessi e per il pubblico. Cerchiamo di tenere i prezzi bassi per dare a tutti la possibilità di partecipare.

 

A chi vi rivolgete?

A chi ama gli stessi generi musicali ed in genere a chi ha voglia di muoversi e ballare fino a notte fonda.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

Tutto è iniziato organizzando qualche festa sui prati e poi in qualche bar, assieme ai ragazzi de La Snauzer, spinti solo dalla voglia di divertirsi e passare la notte a ballare a ritmo di reggae e drum’n’bass. Una cosa per lo più tra amici, ma che ci ha dato la voglia e la spinta per provare a fare qualcosa di più. Dopo esserci “musicalmente” divisi dalla Snauzer, per dare la possibilità a ciascuno di trovare la propria via, per la prima volta come Junglist Pirates abbiamo fatto qualcosa su Genova, alle Due Porte, e ad Alessandria, a Forte Guercio.

A Marzo di quest’anno è stato poi il CSOA Zapata a darci la possibilità di organizzare qualcosa: la prima serata fu PANIC ROOM, con la collaborazione dei dj Luconbass e Sound Armato dei Positive Vibration.

E’ stata un po’ una scommessa per noi, ma ben ripagata dal risultato della serata e da tutti quelli che sono venuti a saltare con noi. Sono poi seguite PANIC ROOM 2 e 3, dove si sono esibiti Techfood, Scarecrow e Leleprox.

E’ proprio dopo questi eventi che abbiamo deciso di unirci con Luconbass e Sound Armato nella STONED BASS CONSPIRACY ,una crew atta principalmente a organizzare serate ed eventi e promuovere un certo stile di musica in Liguria.

Quest’estate sempre come StonedBass abbiamo partecipato e collaborato all’ organizzazione dell’area JF Club al Balla coi cinghiali e organizzato qualche serata in spiaggia a Crevari.

 

Che formato giuridico avete?

Non abbiamo nessuna forma giuridica, siamo semplicemente due dj che suonano insieme.

 

Come promuovete le vostre attività?

Utilizziamo i classici canali: Facebook, MySpace, volantini.

  

Come sopravvivono i Junglist Pirates? Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

Sopravviviamo lavorando e spendendo i nostri soldi nelle nostre passioni.

La nostra attività musicale non ha possibilità di diventare un “lavoro”. Suoniamo per divertirci e far divertire.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

Tra gli altri gruppi con cui abbiamo rapporti ci sono La Snauzer, con cui abbiamo iniziato a suonare, JFClub, associazione sportiva che promuove eventi skate e downhill, Luconbass e Sound Armato, ex Positive Vibrations.

Per il resto abbiamo avuto collaborazioni con vari centri sociali della zona, (ricordando la notte con APHRODITE al Csoa Zapata), con i quali speriamo di continuare ad organizzare altre serate per l’inverno che sta arrivando. Da ricordare anche i ragazzi del Forte Guercio Occupato di Alessandria, che ci hanno invitati a suonare ad un paio di serate, di cui una con l’artista di fama internazionale SERIAL KILLAZ.

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

In breve: non ci piace la politica, i partiti e le amministrazioni locali.

Ce ne teniamo bene alla larga, e in ogni caso sappiamo che se proponessimo qualcosa, con il nostro genere musicale, quasi sicuramente la risposta sarebbe negativa o molto limitata.

 

Savona, giovani, cultura, intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

A Savona ci vorrebbe un posto, uno spazio, un ritrovo.

La “serata tipo” finisce all’una con l’arrivo dei carabinieri che intimano di abbassare o spegnere la musica.

Siamo diffidenti verso il comune, perché nel palazzo non apprezzano granché l’underground e la scena alternativa (e la stima è reciproca).

Luoghi dove i giovani possono trovare “ospitalità alternativa”, a Savona sono Raindogs e Spacepromo, dove i ragazzi si sbattono molto ma lasciando da parte la scena elettronica. Speriamo che le cose possano cambiare in futuro.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

Prima tappa Ibiza, seconda Berlino! No vabbé, a parte gli scherzi, ci piacerebbe come StonedBass Conspiracy organizzare feste con nomi sempre più importanti e poter investire in feste sempre più riuscite.

Come prima cosa vogliamo invitare artisti italiani, ma piano piano arrivare a chiamare nomi importanti dall’estero.

Per quest’inverno abbiamo grandi progetti e magari ci scapperà una sorpresa direttamente dall’UK.

Se avessimo carta bianca non esiteremo a proporre gente come Spor, Noisia, DirtyPhonics, che sono solo alcuni dei migliori nomi della scena internazionale.

I dj più costosi prendono 2000-3000 euro più il rimborso (Aphrodite: 2000€), ma per fare questo bisogna avere una certa sicurezza del successo della serata, e per arrivare a questo serve tempo, esperienza e soprattutto spazi.

A Milano sarebbe più facile, perché le sale si riempiono: c’erano più di 1000 persone due anni fa al Leoncavallo per Aphrodite, che ha peraltro riempito anche lo Zapata quest’anno.

Comunque siamo molto fiduciosi anche per Genova, sembra che siamo sulla buona via e i progetti sono tanti e ambiziosi.

 

Parlaci di STONED BASS CONSPIRACY.

E’ una crew di recente formazione nata con l’intento di promuovere in Liguria drum’n’bass, dubstep and breakbeat, formata da quattro dj: LuconBass, Sound Armato ed i Junglist Pirates (Disorder e Nanez).

Stonedbass Conspiracy è l’arma che impugniamo per sconfiggere la chiusura mentale che sta attraversando tutto l’attuale panorama musicale italiano.

Troppo spesso la musica che si sente nei locali è monocorde ed uguale a se stessa, e troppo spesso il suono è sinonimo di business.

Questo significa dimenticarsi di tutte quelle persone che hanno gusti diversi ed apprezzano stili differenti, magari considerati ancora “di nicchia” nel nostro paese, ma già molto popolari nel resto d’Europa!

Il nostro obiettivo con Stonedbass Conspiracy è di rivendicare il diritto al divertimento, cercando di mescolare più generi, proponendo un sound dinamico, vivace ed eterogeneo.

Forti del successo dei primi Panic Room di Genova, che hanno visto la partecipazione di musicisti come Leleprox, vogliamo continuare a diffondere drum’n’bass e dubstep in tutta la Liguria, facendo conoscere i migliori rappresentanti internazionali di questi generi musicali e promuovendo tanti altri artisti meno noti ma altrettanto interessanti. 

  

ST. CATHERINE COLLECTIVE

  

CONTATTI:

MAIL: gianluca.perata@gmail.com

SITO: www.myspace.com/saintcatherinecollective

FACEBOOK: gianluca perata

intervista con GIANLUCA PERATA e STEFANO CALETTI

 

Chi siete (nome e cognome), quanti siete, età media, occupazione

Siamo in due: Gianluca Perata (37 anni) e Stefano Caletti (27 anni).

 

Quando e perché è nato Saint Catherine Collective?

Abbiamo dato vita a questo piccolo collettivo nel 2007 ed abbiamo scelto di chiamarci St. Catherine (da Santa Caterina, santa di Varazze), perché abbiamo un orgoglio varazzino di cui non ci vergogniamo.

 

Di cosa vi occupate?

Possiamo definirci come un dj set. Mixiamo dischi: li mettiamo come si faceva con i vinili, e non usiamo strumenti come Traktor, perché l’abilità sta proprio nel riuscire ad avere orecchio e ritmo.

Il suono che proponiamo trova come sua dimensione ideale quella del club. La nostra idea è di proporre al pubblico musica dance ma con un taglio fortemente rock.

Gianluca: “I miei riferimenti musicali sono la house francese, e quello che viene chiamato “french touch”.”

Stefano: “Anche io ho influenze di quel tipo, ma la radice per me rimane comunque il rock. Abbiamo una conoscenza di base musicale che ci accomuna e siamo spinti dall’esigenza di mettere una componente rock nell’elettronica e nella dancefloor.”

Se dovessimo semplificare in uno “schema”, potremo dire che musicalmente ci posizioniamo sull’asse Londra (indie/alternative) – Parigi (french touch: daft punk, ed banger, ecc) – Berlino (electro con approccio punk).

Amiamo molto anche certe sonorità USA, da quelle dell’etichetta di dj Diplo a Kongorock, dai Crookers all’elettrofunk.

Andiamo d’accordo perché entrambi facciamo molta ricerca musicale, e ci capiamo bene tra di noi.

Le tecnologie attuali offrono grandi possibilità e la sfida è resa più avvincente dal fatto che anche chi fruisce della musica ha lo stesso potenziale di ricerca, dato dal fatto che con internet è possibile arrivare musicalmente ovunque e conoscere tutti i suoni più nuovi in maniera facile.

Ultimamente abbiamo raggiunto un buon livello di qualità e ci capita di trovarci davanti anche 1500 persone: non abbiamo booking ma pensiamo di non sfigurare con dj professionisti.

La qualità comunque richiede tempo: abbiamo visto come la “sintonia” è un risultato difficile da conseguire. Il nostro limite, come q  uello di molti, è che lavoriamo entrambi e non possiamo permetterci di far diventare questo il nostro mestiere o di poter avere grandi disponibilità di tempo libero.

Come dj set cerchiamo però sempre di offrire agli spettatori un prodotto che sia “artistico”.

Oltre a mettere dischi organizziamo anche serate ed eventi, come Il Riviera Summer Festival di quest’anno.

 

Qual è la vostra filosofia?

Mai da quando abbiamo incominciato ci è capitato a inizio serata di guardarci in faccia e non pensare entrambi “pestiamo!”: è questo lo spirito con cui affrontiamo le nostre serate, da quelle in cui abbiamo davanti pochi intimi come

rifuggiamo la tendenza allo schieramento contrapposto tra persone con un gusto più alla moda e persone con un gusto “alternativo”, e vogliamo far capire che si può ballare senza il bisogno di passare una selezione in discoteca o dover indossare una camicia bianca.

 

A chi vi rivolgete?

A un pubblico che va dai 15 ai 40 anni.

 

Parlateci di alcune delle vostre iniziative.

Non possiamo non ricordare con affetto la nostra prima festa come dj, che era quella della Blu Distribution, a Verona.

Abbiamo suonato varie volte a Milano, ed una volta anche ai Magazzini Generali (marzo 2008). Lì l’ambiente è “alt-trendy” e si sente forte la competizione tra le persone che suonano… abbiamo un bel ricordo perché la serata andò molto bene e tornammo a casa più che a testa alta.

Al SUMMER ROCKET (Sestri Levante, 2008) abbiamo avuto l’onore di suonare con musicisti che stimiamo come Stefano Fontana o i famosissimi ShitDisco.

Da due anni suoniamo all’evento Vans “OFF THE WALL”, che è una manifestazione che unisce skateboard e musica. Entrambe le edizioni 2009 e 2010 sono riuscite molto bene; nell’ultima in particolare c’è stato un boom di presenze (1500 spettatori costanti).

L’iniziativa cui siamo più legati è il RIVIERA SUMMER FESTIVAL 2010: un evento “a tappe” distribuite su tutta l’estate che abbiamo ideato, ispirandoci all’esperienza passata di “Closer Night”.

Il concetto è quello di coniugare amici, spiaggia, musica e festa. La location a Varazze per una cosa simile non poteva che essere il Molo del Surf, e quindi abbiamo proposto l’idea a Vans, che ha risposto positivamente e quest’anno ha accettato di inserire l’aftershow di “Off the Wall” di Vans nel programma estivo del nostro festival.

Il comune di Varazze ha accolto e supportato l’idea, abbiamo ottenuto una sponsorizzazione da parte di RedBull e la collaborazione da parte del Kiosko del Surf: si sono così create le condizioni per dar vita a questo set di eventi.

Il nostro impegno ha riguardato tutta la parte relativa all’organizzazione ed all’accomodation degli artisti. La difficoltà principale è stata quella di dover gestire un budget ridotto riuscendo però a proporre un’offerta di qualità e che sapesse estendersi a tutta l’estate.

Per Riviera Summer Festival abbiamo cercato di non trascurare nessun aspetto: dalla qualità dell’impianto a quella dei dj e gruppi invitati, dalla promozione alla grafica delle locandine (curate da artisti e designer).

 

Che formato giuridico avete? Siete “non profit” o a scopo di lucro?

St. Catherine è un collettivo informale e non abbiamo scopo di lucro.

 

Come promuovete le vostre attività?

Utilizziamo internet, più Facebook che MySpace. Poi sfruttiamo anche SoundCloud, un portale linkato a Facebook dove è possibile uploadare qualsiasi contenuto ed ascoltare musica attraverso un player.

Usiamo anche flyer e locandine; secondo noi non sono sistemi passati: anzi, il cartaceo è una dimensione che tornerà in auge in futuro.

Canali che non abbiamo utilizzato finora sono giornali e radio.

 

Come sopravvive Saint Catherine Collective?

Cerchiamo sempre di arrivare al pareggio e non perderci, lo scopo primario rimane divertirci.

 

Ci sono possibilità effettive di fare della vostra attività una occupazione a tempo pieno?

No, allo stato lavorando entrambi non abbiamo il tempo per buttarci al 100% nella musica o nell’organizzazione di eventi.

 

Che rapporti avete con altri gruppi, associazioni, circoli?

A livello locale abbiamo collaborato varie volte con i ragazzi di Panico Eventi, con cui siamo in buoni rapporti e con cui abbiamo organizzato una serata al Calaloca di Cogoleto, che ricordiamo positivamente. Poi abbiamo contatti anche con Gianluca Sunny People: abbiamo parlato varie volte di collaborare anche se per ora non c’è ancora stata l’occasione giusta.

Cerchiamo di avere più collegamenti possibili con realtà locali, e la dimensione live ci interessa parecchio.

Andando verso Genova non possiamo che parlar bene di “Thiswastomorrow”.

 

Quali sono i vostri rapporti con le amministrazioni locali e che opinione avete della collaborazione con esse?

Abbiamo una buona opinione in generale sul fatto di collaborare con le amministrazioni, ed è un peccato che a volte ci siano persone che si sentono di emettere giudizi morali avversi a chi solo contempla l’evenienza di avere rapporti con enti pubblici.

Con il comune di Varazze la collaborazione è stata ed è ottima, non abbiamo nulla da eccepire, ed il grande sforzo messo in campo quest’anno è stato essenziale all’esistenza stessa del Riviera Summer Festival.

 

Diteci la vostra opinione su cosa offre la città in termini di spazi per i giovani sia dal punto di vista culturale che dell’intrattenimento.

Varazze, seppure offra molto quanto a potenzialità (per esempio è uno dei più interessanti spot d’Italia per chi ama il surf), ad essere sinceri ha iniziato ad offrire “spazio” ideale ai giovani ed ai loro interessi solamente negli ultimi anni ed in particolare proprio con gli eventi Vans ed il Riviera Summer Festival.

 

La città, i giovani, la cultura, l’intrattenimento. Cosa funziona e cosa bisognerebbe cambiare?

Una cosa che funziona è il Summer Festival!

Una che cambierei se avessi la bacchetta magica è l’età anagrafica della popolazione varazzina. A parte questo, io penso che un fattore che più di altri incide negativamente sulla vivibilità di una città sia l’immobilismo di molti amministratori, che con il loro atteggiamento contribuiscono alla “desertificazione” culturale e sociale delle nostre città.

 

Diteci i vostri progetti ed ambizioni per il futuro.

A noi interessa far crescere qualcosa qua a Varazze, ed ingrandirci. Per migliorare e fare di più, la strada è di sicuro quella di moltiplicare le conoscenze con altre realtà e instaurare rapporti basati anche sul riscontro della serietà e passione che mettiamo nelle nostre attività.

Dopo i risultati ottimi degli eventi con Vans legati a surf, skate, musica, è cresciuta la nostra credibilità ma anche l’appetibilità stessa della zona e di Varazze, dal punto di vista di un turismo che non sia più un turismo di soli anziani in villeggiatura. 

Marco Fanni

CONTINUA LA PROSSIMA SETTIMANA

 

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