Giornata del ricordo, la tragedia delle foibe

Giornata del ricordo,
la tragedia delle foibe

  Giornata del ricordo, la tragedia delle foibe

 Il 10 febbraio, si celebra il Giorno del ricordo, dedicato alle vittime delle tristemente famose foibe e di tutti gli esuli dalmati e istriani di origine italiana costretti dal governo e dalle truppe jugoslave di Tito ad abbandonare le proprie case alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Personalmente non approvo che debbano esistere per forza, giornate della memoria, nel ricordo di qualsiasi evento storico negativo, non per l’evento in sè stesso che viene ricordato, ma per i modi ed i tempi in cui viene preteso di essere ricordato, a me sembra una maniera ipocrita di scaricare questi eventi, con l’effetto di deresponsabilizzare perciò le persone all’educazione ed il rispetto degli stessi.

Alcuni di essi veramente tragici, come per esempio quello della memoria, istituito dal governo italiano il 27 Gennaio di ogni anno, per ricordare la tragedia dell’olocausto ebraico.

Così come per la Giornata della memoria, al di là di ogni polemica e scontro ideologico, il Giorno del ricordo serve per non lasciare che si perda nell’oblio una pagina nera della storia contemporanea, per far sì che le coscienze rimangano vigili e attente e che si evitino i terribili errori del passato.

Questo è un’altro giorno che si sussegue pochi giorni dopo quello dell’Olocausto, il 10 Febbraio di ogni anno, istituito dal governo italiano circa 17 anni fa, per ricordare appunto le vittime delle foibe di Istria.

Entrambe trattano argomenti epocali e alla base di tutto ciò che delimita la storia del dopoguerra e non possono essere sdoganate così facilmente, in un solo giorno e poi nulla, proprio per una forma di rispetto per tutte quelle vittime.

La commemorazione dedicata alla memoria dei martiri delle foibe, è nei confronti di quella dell’olocausto, una celebrazione “poco celebre”, dovrebbe ricordare ed onorare le vittime del periodo che va dall’ottobre 1943 al maggio 1945, più di 5mila italiani (stima presunta, ma si dice che il numero sia stato in realtà molto superiore) vennero uccisi dai partigiani di Tito che si fregiavano della stella rossa simbolo del comunismo.


Il ricordo però va alimentato: ecco allora due libri utili a scoprire come e perché migliaia di persone morirono o furono cacciate dalle loro terre, colpevoli di essere italiane.

Esuli. Dalle foibe ai campi profughi:

La tragedia degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia – Gianni Oliva

Lo storico e giornalista Gianni Oliva ha ricostruito in questo saggio tutta la vicenda degli italiani esuli, partendo dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino ai giorni nostri. Un buon punto di partenza per capire le ragioni storiche, politiche e ideologiche che hanno portato alla tragedia. Tutta l’opera è accompagnata da immagini inedite.

I testimoni muti. Le foibe, l’esodo, i pregiudizi – Diego Zanadel.  Si tratta di un romanzo in cui la voce narrante è quella di un bambino nato in uno dei campi profughi spuntati durante l’esodo giuliano-dalmata. Il suo incontro con un uomo, un testimone muto della catastrofe, sarà l’occasione per raggiungere una nuova consapevolezza della propria storia e delle proprie radici. Come il protagonista, anche l’autore è nato in un campo profughi, quello di Servigliano, da genitori fiumani.

Comunisti ai confini orientali. Guerra, resistenza, scontri politici e foibe in Venezia Giulia e Istria 1941-1947 – Leonardo Raito. Un altro saggio che aiuta a capire le dinamiche politiche e ideologiche dietro le vicende istriane e che tenta un’analisi del complesso ruolo giocato dai comunisti italiani in quella terra di confine. Nel secondo dopoguerra, mentre si andava delineando lo scenario della guerra fredda, le missioni dei delegati italiani e sloveni si scontravano sulle divergenze politiche e militari, sulle questioni resistenziali e sul massacro delle foibe.

I morti non serbano rancore. Foibe. L’avventurosa storia del capitano Goretti – Nando Vitali. Lorenzo Goretti vuole scoprire il passato di suo padre, il capitano Carlo Goretti, morto ormai da 15 anni e decorato con la Croce di guerra. Inizia così una difficile ricerca che lo porta al confine orientale, nelle terre dei combattimenti contro i partigiani di Tito e davanti alle bocche oscure delle foibe.

Foibe. L’ultimo testimone – Graziano Udovisi

Si tratta di una testimonianza diretta di chi ha vissuto in prima persona l’attimo del “salto” nella foiba. 14 maggio 1945 l’ufficiale istriano Graziano Udovisi deve scegliere in un secondo se rimanere fermo ed essere falciato dalla mitragliatrice, oppure buttarsi nel baratro e morire cadendo. La sua storia è quella di un miracolato, che salvò se stesso e un commilitone, riuscendo a risalire in superficie da trenta metri di profondità. Udovisi ricorda in questo libro gli orrori della guerra e del carcere, delle torture e dei tragici momenti sull’orlo della foiba.


Gli italiani venivano fatti prigionieri nei luoghi di lavoro e nelle loro case, alla stessa maniera dei nazisti o dei fascisti, poi venivano gettati ancora vivi nelle cavità carsiche da cui prende il nome il massacro: le foibe appunto.

Si trattava di gente comune, non fascisti o militari simpatizzanti del regime Mussoliniano, ma chiunque purché italiano:

marinai, maestri, impiegati, minatori, finanzieri, militari, donne e uomini uccisi per ragioni etniche e politiche, nella maggior parte dei casi dall’Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia.

Vennero trucidati anche, con altre motivazioni cittadini italiani di nazionalità slovena e croata, oltre che alcuni cittadini di nazionalità tedesca e ungherese residenti a Fiume.

Tra le vittime anche più di cento italiani di origine sarda: lavoravano come minatori del Sulcis trasferiti dall’Acai (Azienda Carboni italiana) di Carbonia ai pozzi della società Arsa in Istria.

Una tragedia poco famosa, perché fino agli ultimi anni, la storia e la storiografia italiana non hanno particolarmente dato rilievo alla stessa, e lo hanno fatto coscientemente, in nome dei buoni rapporti con l’ex Jugoslavia di Tito, la memoria si è smossa negli ultimi quindici anni, con la fine della Guerra Fredda e lo sfaldamento della nazione balcanica alla morte di Tito, emergendone l’enuclearsi del bisogno di omaggiare queste vittime tutte italiane.

A salvarsi furono in 350mila, abbandonarono tutto e scelsero l’esilio dall’Istria.

Con legge 30 marzo 2004, n.92 il Parlamento italiano ha istituito per il 10 febbraio di ogni anno, appunto il «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati.

Il perché proprio del 10 febbraio, sta che in quella precisa data nel 1947 venne ratificato il Trattato di pace di Parigi che sanciva il passaggio alla Jugoslavia delle ex province italiane dell’Adriatico.

  

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