Genio e follia nell’arte “degenerata” di Ernst Ludwig Kirchner

  GENIO E FOLLIA NELL’ARTE DEGENERATA” DI ERNST LUDWIG KIRCHNER

GENIO E FOLLIA NELL’ARTE “DEGENERATA”
DI ERNST LUDWIG KIRCHNER

 Si è chiusa il 12 luglio la bella mostra al Ducale di Genova intitolata “Da Kirchner a Nolde. Espressionismo tedesco !905 – 1913”. La personalità dominante del gruppo di artisti che fondarono, a Dresda,  “Die Brucke” (1905) fu indubbiamente quella di Ernst Ludwig Kirchner.  Nato il 6 maggio ad Aschaffenburg, in Baviera, e morto suicida a Davos, il 15 giugno del 1938, un anno dopo che molte sue opere vennero esposte  a Monaco, alla mostra  della così denominata dai nazisti “Entarstete Kunst” (Arte degenerata),  esposte, secondo l’intenzione dei curatori – Hitler e Goebbels – al pubblico ludibrio insieme a quelle di artisti della statura (e quotazione) di Ernst Barlach, Max Beckmann, Marc Chagall, Wassily Kandiskij,  Paul Klee, Max Ernst, Emil Nolde, George Grosz, Otto Dix, Vincent Van Gogh…Così, tanto per dire.


Kirchner frequentava, all’inizio del Novecento, la Facoltà di Architettura di Dresda, ma i suoi più autentici interessi erano volti alla pittura, al disegno e all’incisione.

Decisivo per il suo futuro di artista fu l’incontro con Fritz Bleyl e, in seguito con i “degenerati” Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff. Questi quattro artisti avevano in comune il gusto per la genuinità dell’arte primitiva, per lo stile dei pittori e incisori tedeschi del Cinquecento, per le stampe giapponesi e per la scultura oceanica.

“Sostenuti gli esami di architettura, nel 1905 Kirchner e Bleyl si dedicarono esclusivamente alla libera creazione insieme a Heckel e a Schmidt-Rotluff, che avevano abbandonato gli studi. Il loro desiderio di essere artisti era diventato realtà, e l’idea di Kirchner di costituire un gruppo fu accolta con entusiasmo dagli amici. Come Heckel raccontò successivamente, fu Schmidt-Rottluff a trovare il nome: ‘Schmidt-Rotluff disse che avremmo dovuto chiamare il gruppo Brucke (Ponte), era una parola dai tanti significati, non avrebbe rimandato ad alcun programma  preciso ma avrebbe per così dire condotto da una sponda all’altra” (il riferimento è allo Zarathustra di Nietzsche: “La grandezza dell’uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell’uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto…”).

E fu così che venne fondato, il 7 giugno 1905, la Kunstlergemeinschaft (comunità di artisti) “Die Brucke”, a Dresda. Prima manifestazione dell’Espressionismo tedesco. Nell’anno successivo  Kirchner realizzò una xilografia in cui era inciso il breve programma di quel sodalizio artistico: “Con la fede nell’evoluzione e in una nuova generazione di creatori e di fruitori, chiamiamo a raccolta l’intera gioventù e, in quanto giovani portatori di futuro, intendiamo conquistare la libertà d’azione e di vita contro i vecchi poteri costituiti. E’ dei nostri chiunque riproduca con immediatezza  e senza falsificazioni ciò che lo spinge a creare”. L’intento di questo manifesto è quello di agire per un rinnovamento spirituale dell’arte, in polemica, da un lato, con la maniera accademica e, dall’altro, con la maniera impressionista. In questo periodo (dal 1906 al 1910) lo stile di Kirchner è caratterizzato dai contorni marcati delle figure semplificate, dall’uso dei colori puri e “gridati”, in uno spazio deformato e soggettivo (Autoritratto con modella, 1907). Quando nel 1911 si trasferisce a Berlino e  poi a Monaco dove frequenta  gli artisti del Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), cioè Franz Marc, August Macke (entrambi caduti in guerra), Kandiskij, Klee…i contorni delle sue figure si irrigidiscono, si fanno più spigolosi e si acuiscono le deformazioni; i temi vertono sulla cronaca di costume: Strada a Berlino, Cinque cocottes, Ballerini, Donna che si pettina davanti allo specchio, Scena di strada, Autoritratto, 1914.


 

Nel 1913 Kirchner decreta la fine del sodalizio che diede vita a Die Brucke, ormai sfibrato dai troppi dissensi interni; nel 1914 parte volontario per il fronte (Autoritratto da soldato ) ma nel 1915 cade in una grave forma di esaurimento e di depressione e viene ricoverato in sanatorio prima in Germania e poi in Svizzera, a Davos. Qui lo stile acre e convulso degli anni berlinesi si stempera e si ammorbidisce di fronte al maestoso paesaggio alpestre, ma non per questo Kirchner riesce a guarire dal suo male oscuro. Con l’avvento dei nazisti al potere, le sue opere vennero tolte dai musei e, come sopra abbiamo ricordato, esposte alla (presunta) derisione del pubblico nella mostra sull’ “Arte degenerata”. Molte di queste vennero poi  bruciate, altre sequestrate (o meglio, rubate da solerti “guardiani” della purezza della razza). Queste vicende esterne aggiunte alla sua precaria  salute psicofisica gli provocarono un tale turbamento e una tale prostrazione da togliergli il desiderio di vivere. Proprio mentre “fuori” il valore delle sue opere, malgrado la propaganda nazista, era (ed è) in continua ascesa.

FULVIO SGUERSO

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